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La sposa turca (Gegen die Wand - Head on!)

Film un po’ sopravvalutato, chissà cosa a Berlino nel lontano 2004 fece decidere la giuria di dare ad esso l’Orso d’oro, forse una testimonianza di accoglimento della numerosa comunità turca ospitata in Germania per lavoro. Sibel e Cahit però, emigrati turchi ad Amburgo, al lavoro si vedono poco, solo all’inizio vediamo Cahit lavorare, riordina e pulisce nel locale pubblico (o bettola mal frequentata) gestito da un amico che all’occasione gli fa anche da fratello maggiore, severo ma protettivo e generoso. Uno così - un emarginato, rissoso, che non ha una meta e nemmeno il coraggio di andare avanti – è il casuale prescelto da Sibel per proporgli di sposarla. Il motivo dichiarato è che la ragazza vuole uscire dalle grinfie della famiglia e di suo fratello maggiore, per poi darsi ad ogni ragazzo che le piaccia, ma le facce scelte dal regista Fatih Akin sembrano fatte l’una per l’altro: lei è molto bella, giovane e scatenata, lui con diversi anni di più e diverse cicatrici, ma non poi tanto male, uno reso “duro” dalla vita.

E’ comprensibile che i due – che cominciano la loro attrazione dal punto dove le altre talvolta finiscono, cioè dal matrimonio – si innamoreranno, ma la cosa si fa attendere per buona parte del film, avverrà dopo tante peripezie, violenze, sniffate di cocaina (ma con che soldi se la procuravano?), bottiglie rotte e lattine di birra lanciate nel disordine di casa da parte di Cahit, spesso solo mentre la bella moglie “ufficiale” esplora letti estranei. La violenza disseminata, gli ambienti, fanno spesso pensare al film italiano recentissimo, Non essere cattivo di Claudio Calligari, del 2015. Sorprende che lui, così demotivato e abulico, trovi tanta energia per fornicare con un’amica più agée di Sibel, che risulta poi essere una collaboratrice nel suo negozio di parrucchiere, e sorprende pure che questa Sposa turca sia sempre fresca e pimpante nonostante le peripezie (il film è tedesco e il titolo originale è Gegen die Wand – Head on!, Contro il muro – Sù la testa, contro di esso i due sbattono in vari modi).

 

Può essere interessante il film per le regole, costruite alla mercé dei maschi, imposte alla donna nella società turca. Queste sono mostrate grottescamente anche in un film più recente, Mustang, ambientato in Turchia in un villaggio a 1000 km. da Istanbul. In esso vengono punite cinicamente, dalla zia e dal loro cugino, cinque giovani sorelle orfane, ree di aver giocato coi compagni di scuola al mare mettendosi a cavalcioni sulle spalle di ragazzi: due si libereranno sposandosi (appunto), una - che il pubblicamente “virtuoso” cugino violentava – suicidandosi e le due minori fuggendo. La più piccola e più ribelle brucia provocatoriamente le sedie davanti alla zia perché, dice, le sedie hanno toccato il nostro culo. Nel film di Akin invece uomini turchi sono a loro modo “moderni” ma per spassarsela cercano ragazze straniere e si offendono molto quando Cahit chiede loro Perché non scopate con le vostre mogli?, mogli che evidentemente non devono essere nominate invano. Non solo, i genitori di Sibel bruciano tutte le sue foto quando il genero Cahit compie un delitto. L’onore è salvo.

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