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La sinistra latinoamericana e il Papa

In un recente articolo "Desenlaces del ciclo progresista" (desenlaces sta per sviluppi) l’economista argentino Claudio Katz tratteggia la situazione del continente polemizzando tra l’altro con chi mette sullo stesso piano i successi delle destre in Argentina e in Venezuela, anche per la notevole diversità della situazione nei due paesi, in cui sono ben diverse le destre e sono stati diversissimi tra loro i governi “progressisti” sconfitti.

Ma su questo abbiamo pubblicato molti scritti, tra cui in dicembre un’intervista allo stesso Katz, Il Venezuela determina il futuro del ciclo progressista in America Latina, e pochi giorni fa l’ultimo aggiornamento sulla situazione del continente in una lunga intervista di Franck Gaudichod, peraltro con un titolo giusto ma un po’ astratto che non incoraggiava i visitatori del sito, già scoraggiati dalle vicende del Cyber Attack: “Non si può trasformare radicalmente la realtà partendo solo dalla logica istituzionale”, e che quindi ha avuto molte meno visite di quanto meriti. Per questo traduco solo l’ultima parte del lungo articolo di Katz (di cui dò peraltro i link per leggerlo integralmente in spagnolo), riassumendo solo brevemente alcune considerazioni sul dibattito più recente in Venezuela, in cui socialdemocratici e funzionari interessati allo status quo dilazionano il dibattito, chiedendo una fiducia cieca nel governo, ed evitando di fare i conti con chi propone il rilancio del chavismo radicale.

Naturalmente denunciano le responsabilità dell’imperialismo in tutte le aggressioni subite dal Venezuela, ma non fanno proposte per sconfiggere queste aggressioni. E mentre fanno appello a raddoppiare gli sforzi contro l’inefficienza o lo scarso controllo, evitano di nominare la nazionalizzazione delle banche, l’espropriazione dei responsabili della fuga di capitali, o l’audit del debito.

Claudio Katz si indigna per i tentativi di colpevolizzare il popolo per la sua presunta “dimenticanza” di tutti i benefici assicurati dal chavismo: una visione che sottintende che i miglioramenti “concessi” dall’amministrazione devono essere applauditi senza discutere. È una visione contrapposta al “potere comunale” e al protagonismo dei lavoratori, e che impedisce di cercare la strada per una controffensiva bolivariana.

Ma Katz sottolinea anche che qualsiasi rinnovamento o rilancio del ciclo progressista nella regione dipende dalla resistenza popolare, e dalla definizione di una identità socialista. E denuncia la pericolosa attribuzione di un ruolo di guida al papa da parte di settori di sinistra. Anche lì! (a.m.)

L’identità socialista (e il ruolo del papa) di Claudio Katz

[…] Per il momento la destra ha l’iniziativa, ma le caratteristiche del periodo si definiranno nelle battaglie sociali che gli stessi conservatori provocheranno. Il risultato di questi conflitti non dipende solo dalla volontà di lotta. L’influenza di correnti socialiste, antimperialiste e rivoluzionarie sarà un fattore chiave per l’esito. Le tradizioni di queste tendenze sono state attualizzate nell’ultimo decennio da movimenti sociali e processi politici radicali. Una nuova generazione di militanti ha raccolto soprattutto l’eredità della rivoluzione cubana e del marxismo latinoamericano. Chávez ha svolto un ruolo essenziale in questo recupero, e la sua morte ha colpito duramente la rinascita di un sistema ideologico socialista. Il colpo è stato così grande che ha spinto a cercare riferimenti sostitutivi. La centralità assegnata al papa Francesco è un esempio di questi surrogati, che confondono i ruoli di mediazione con quelli di leadership. È innegabile l’utilità di certe figure per negoziare con i nemici. Il primo latinoamericano che è stato nominato papa ha buone carte per un’intermediazione con l’imperialismo. La sua presenza può servire per rompere il blocco economico contro Cuba, opporsi al sabotaggio ai negoziati di pace in Colombia o per intercedere di fronte alle bande criminali che operano nella regione. Sarebbe insensato sprecare le occasioni che questo papa offre per ciascuna di queste trattative.

Ma questa funzione non implica un protagonismo del papa nelle battaglie contro il capitalismo neoliberista. Molti pensano che Francesco capeggi questo scontro attraverso i messaggi contro la disuguaglianza, la speculazione finanziaria o la devastazione ambientale. Non si rendono conto che questi proclami contraddicono la immutata fastosità del Vaticano e il suo finanziamento attraverso oscure operazioni bancarie. Il divorzio tra predicazione e realtà è stata una costante nella storia della Chiesa. Il papa riprende anche diversi precetti della dottrina sociale della chiesa, che auspicano modelli di capitalismo con maggiore ingerenza statale. Questi schemi cercano di regolare i mercati, stimolare la compassione dei potenti e garantire la sottomissione degli spossessati. Sviluppano un’ideologia forgiata nel corso del XX secolo in polemica con il marxismo e l’influenza delle sue idee di emancipazione. Le concezioni della Chiesa non sono cambiate. Francesco tenta di rilanciarle per recuperare la perdita di adesioni che il cattolicesimo soffre per la concorrenza di confessioni rivali. Queste religioni si sono modernizzate, sono più accessibili alle classi popolari e sono meno identificate con gli interessi delle classi dominanti.

La campagna del Vaticano conta con l’appoggio dei mezzi di comunicazione che innalzano la figura di Francesco, nascondendo il suo discusso passato sotto la dittatura argentina. Bergoglio mantiene la sua vecchia ostilità nei confronti della Teologia della Liberazione, rifiuta la diversità sessuale, nega i diritti delle donne ed evita la penalizzazione dei pedofili. Copre, infine, vescovi rifiutati dalle comunità (Cile), canonizza missionari che hanno schiavizzato gli indigeni (California) e facilita le aggressioni al laicismo. È un errore supporre che la sinistra latinoamericana si costruisca in un ambito comune con Francesco. Non solo persiste una grande contrapposizione di idee e obiettivi, ma mentre il Vaticano continua a reclutare fedeli per dissuaderli dalla lotta, la sinistra organizza i protagonisti della resistenza. È altrettanto importante rafforzare questo atteggiamento combattivo, quanto consolidare l’identità politica dei socialisti. La sinistra del XXI secolo si definisce per il suo profilo anticapitalista. Battersi per gli ideali comunisti di uguaglianza, democrazia e giustizia è il miglior modo per contribuire a uno sbocco positivo del ciclo progressista.

(c.k.25/01/2016)

http://katz.lahaine.org/?p=265

http://vientosur.info/spip.php?arti...

 

--- --- --- POSTILLA

L’articolo di Katz è del 25 gennaio, ma gli avvenimenti di questi giorni, con l’intervista sulla Cina e l’incontro con il patriarca moscovita, con la singolare scelta dell’Avana come luogo “neutro”, potrebbero fornire altri elementi per collocare il ruolo di Bergoglio ancor meglio nel solco della tradizione di protagonismo politico del Vaticano che aveva caratterizzato il papato di Giovanni Paolo II.

(Vedi La prima intervista di papa Francesco sulla Cina e la critica severa di Sandro Magister http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/02/02/losannante-buon-anno-del-papa-alla-cina-proprio-mentre-a-hong-kong%E2%80%A6/ ) (a.m.7/2/16)

 

Foto: Us Papa Visit/Flickr

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