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La regina di Katwe e il liberismo

Come sarebbe il mondo se ricchezze e opportunità non fossero accaparrate da una minoranza avida?

In questi giorni molti giornali dedicano ampio spazio alla storia di Phiona Mutesi detta la Regina di Katwe. Phiona Mutesi non è di sangue reale, Phiona Mutesi è una ragazza di circa venti anni nata e cresciuta a Kampala, in Uganda.

Di lei si dice che abbia venti anni, ma in realtà nessuno sa quanti ne abbia davvero perché la sua nascita non è stata registrata in alcun registro.

Phiona è nata povera da una famiglia povera ed è vissuta per quasi tutta la sua vita in una baracca alla periferia d Kampala e al centro di una baraccopoli.

La storia che di lei si narra dice che, rimasta orfana per via dell’aids, passasse la giornata cercando di rimediare quanto necessario alla sopravvivenza dei suoi fratelli cuocendo e vendendo pannocchie di granturco. Anche se lei stessa era ancora una bambina.

Questo sino a che una ONG degli USA non ha offerto il pranzo a chiunque avesse seguito un breve corso di scacchi. Ovviamente Phiona Mutesi si è subito resa disponibile: per il pranzo, non per desiderio di imparare quel gioco.

Comunque sia, da quanto ho letto, Phiona a quel corso ha imparato più o meno solo le mosse dei vari pezzi e le regole, ma niente della tecnica del gioco, delle varie strategie ecc, ma quel poco le è bastato per raggiungere in pochi anni la nazionale di scacchi dell’Uganda e da lì le olimpiadi degli scacchi in Russia.

Sempre secondo la storia raccontata di giornali, solo una volta arrivata alle olimpiadi scacchistiche a Phiona sarebbe stato dati il primo libro di tecnica scacchistica e sempre là avrebbe visto e preso, con molta paura, il primo ascensore della sua vita.



Uso sempre il condizionale sia per la abituale mia diffidenza su quello che raccontano i giornali e sia perché, pur non dubitando del genio scacchistico di Phiona, penso che una ragazzetta con alle spalle la vita descritta negli articoli difficilmente avrebbe saputo e quindi potuto leggere un testo di un qualunque genere. E ancor meno avrebbe potuto leggere un testo che sicuramente, accettando la versione giornalistica, non era o poteva essere scritto in ugandese.

Quanti come lei?

Ma non ha importanza il fatto che la storia della Cenerentola ugandese sia stata o meno romanzata e quanto. L’importante è che una povera ragazzetta ugandese, priva (stando alle norme sociali ed economiche vigenti), di ogni opportunità si è rivelata un genio degli scacchi. O, forse, un genio tout court.

Se non fosse stato per la volontà benefica di una ONG e per il caso o la Divina Provvidenza quel genio sarebbe andato perso per l’umanità. E non per sua colpa o per qualche sua carenza caratteriale o per colpe almeno della sua famiglia, sarebbe andato perso solo perché le ricchezze del mondo sono distribuite in modo assolutamente diseguale ed ingiusto e perché nell’ambito dei singoli stati la ricchezza è distribuita in modo ugualmente e ancor più diseguale e ingiusto. Non solo.

Dipende ancor più dalla scelta di non praticare politiche sociali, di non fa procedere agli Stati ad una redistribuzione della ricchezza prodotte nel mondo e all’interno di ogni Stato, alla scelta politica di appoggiare una struttura finanziaria dello Stato di attenuazione del prelievo della ricchezza sugli alti redditi e di aggravamento su quelli più bassi (in Italia l’aliquota massima è scesa dal 72/87% al 43 e quella minima è salita sino al 23%; nel resto del mondo è successa la stessa cosa, Usa in testa).

E dipende ancor più dal trionfo (spero momentaneo dato che comincia ad incrinarsi) della folle idea che lo Stato deve ritrarsi, che deve lasciare spazio alla libera iniziativa, ai privati. Al trionfo del privato e dell’accumulazione capitalistica tagliando ovunque e in qualsiasi modo le spese per il welfare, bella parola inglese che racchiude in sé le parole sanità, lotta all’aids, istruzione, previdenza, assistenza e molto altro. Tutto quello che l’accumulo diseguale della ricchezza lasciato ai privati ha tolto all’Uganda e, nel caso di cronaca a Phiona Mutesi.

Ma il problema non è Phiona, l'Uganda o l'Africa. Il problema è molto più vasto e importante.
Il problema è: quanti geni degli scacchi, della chimica della fisica, della letteratura della musica, della medicina, della politica vengono persi ogni anno grazie a questo folle sistema? Quanti milioni, decine di milioni di geni perdiamo ogni anno in tutto il mondo per questa assurda, gretta, meschina, egoistica scelta che nonostante i suoi piccoli fallimenti quotidiani e suoi quattro fallimenti mondiali dal 1850 ad oggi continua a imperversare? 
 
E il problema non è di oggi, né sollevato soltanto oggi, questa storia mi riporta alla mente lo scritto del 1909 di Mark Twain Viaggio in Paradiso del capitano Stormifield”: in questo viaggio immaginario il protagonista viene portato a conoscere il più grande condottiero della storia dell’umanità che, in tutta la sua vita, aveva fatto il ciabattino. Quante centinaia di milioni di grandi condottieri scienziati benefattori studiosi e filosofi mancati ci sono in Paradiso e dove sarebbe ora l’umanità se essi avessero potuto usare le loro doti? Se la follia di voler contenere l’uso sociale della ricchezza smettesse di essere praticato?

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