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La politica si reinventa: la vecchia DC diventa il Partito della Nazione

L’ennesimo dinosauro della politica italiana prova a ricostruirsi una verginità politica: dopo Fini, Berlusconi e Rutelli anche Casini si reinventa per attutire le inevitabili cadute nelle prossime tornate elettorali.

Ci prova, il brizzolato delfino di Forlani, squalo tra gli squali in quel branco predatore che fu la vecchia DC: cerca di contenere i danni della naturale impopolarità che la politica sta subendo a causa dei suoi protagonisti più in vista, dall’ex premier Berlusconi alle margheritine di Lusi, dalla Lega ormai pressoché annientata dal Trota alle ombre della sanità pugliese.

Casini, dal canto suo, prende la bacchetta magica e dà il primo colpo al new deal della politica italiana: trattenete le risa, il Partito della Nazione sta per fare la sua comparsa sui fac-simile e sulle schede elettorali.

Già nel nome della nuova formazione politica si intravede un chiaro segno di coesione: spera, Pierferdinando in Caltagirone, di poter fare leva sul patriottismo italiano fuori da Mondiali ed Europei di calcio. Parla di “nazione” quando gli osservatori e gli oppositori del regime Monti registrano una svendita della sovranità all’Europa delle banche. Cerca di giocare sugli intimi significati che legano gli uomini all’insieme di valori che quella parola richiama alla memoria.

Rinnega parzialmente le origini cristiane che furono alla base del movimento di Don Sturzo e allarga gli orizzonti del partito “in nuce”. Sarà, per bocca del segretario UDC, un partito moderato, laico, di ispirazione cattolica. 

Tutto e niente: una rinuncia all’identità che serve a catalizzare il consenso degli indecisi, di coloro che non sanno scegliere se cibarsi di carne o pesce e che magari preferirebbero restare digiuni.

E’ un partito elitario, leviatanico, che prende con l’asso, la donna e il re, tutti rigorosamente di denari. Potrebbero confluirvi dentro Montezemolo, Passera, la Marcegaglia: un immenso contenitore, ancor più eterogeneo del PDL, in cui si fonderebbe il gotha della classe dirigente italiana, la stessa che appoggia le scelte impopolari applicate dal governo Monti e votate da un parlamento di conigli. E’ la realizzazione di quel disegno volto a santificare la casta: saranno finalmente gli industriali ed i banchieri a dettare le regole, questa volta scendendo nell’agone politico e facendosi preferire, c’è da giurarci, al costo di clientele da governare come greggi.

Buttiglione, da buon filosofo, tiene a battesimo la creatura che dispone di un buon 50%, a suo dire, di elettorato da cui pescare. A parlare di programmi ci si potrebbe far male, meglio evitare di esporsi direttamente sui temi che contano e restare vaghi su presunte inclinazioni di principio.

Si assiste all’ennesimo rimescolamento delle carte di una politica ormai vetusta ed anacronistica e a propinarlo è un mazziere d’esperienza che vuole rimanere in sella come un cow-boy da rodeo, incurante della drammatica situazione in cui versa il Paese e preoccupato unicamente di limitare i danni nelle prossime tornate elettorali. Ma gli italiani potrebbero avere memoria lunga e cancellare il genero di Caltagirone dalla geografia politica della Nazione!

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