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La politica italiana ha un disperato bisogno di Scienza

I politici italiani continuano ad avere un rapporto confluttuale con i temi legati alla Scienza e alla tecnologia; pochissimi protagonisti della vita pubblica hanno formazione scientifica e anche nei ruoli chiave le competenze latitano. Eppure più Scienza in politica aiuterebbe tutti noi.

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Casa Bianca e pannelli solari

Scienza e politica, lo sappiamo, sono due mondi lontanissimi e inconciliabili. In uno, la Scienza, regnano sovrane le verità fattuali, ogni tesi deve essere supportata da una solidissima base di prove sperimentali incontrovertibili pena la perdita di qualunque credibilità e contano solo i numeri e i risultati sperimentali con la loro spietatezza. L’altro, la politica, è l’allegro regno delle opinioni, degli slogan, è la giungla dove si può dire tutto e il contrario di tutto, dove la realtà viene modificata e distorta a seconda degli interessi e delle convenienze e dove si può cambiare idea da un momento all’altro per adattarsi ai nuovi contesti. Nel mondo della scienza si usa il cervello, in quello della politica basta il ventre e molto spesso il basso ventre.

Eppure se si riuscisse a trovare il modo di conciliare questi due universi, almeno in parte, ne guadagneremmo tutti e in modo considerevole. Fuori dai confini italiani è già così: non lasciano indifferenti le parole di Vaughan Turekian, consigliere scientifico del Segretario di Stato statunitense, che in una recente intervista a Le Scienze dove gli si chiedeva di descrivere il suo ruolo ha detto che “il consigliere scientifico deve garantire che i vertici del Dipartimento di Stato (l’equivalente del nostro Ministero degli Esteri) abbiano accesso alle migliori informazioni possibili sui temi scientifici che possono riguardare la diplomazia. Deve capire quali questioni scientifiche possono o devono essere una priorità per la politica estera e quando è il momento di coinvolgere gli scienziati e chiamare gli esperti”. Ora è difficile immaginare un politico più “politico” del Segretario di Stato USA, il quale deve continuamente occuparsi di affari diplomatici delicatissimi, intrattenere relazioni e dirimere controversie da cui dipendono la vita o la morte di milioni di persone. La Scienza sembra entrarci poco eppure anche il Dipartimento di Stato ha il suo consigliere scientifico che viene tenuto in altissima considerazioni poiché, come asserisce sempre Turekian, “sempre più leader politici hanno capito che le questioni di politica estera sono collegate in tantissimi modi alla scienza e alla tecnologia”.

La situazione italiana è chiaramente desolante. Da anni ormai si denuncia l’assenza fra i principali leader politici e protagonisti della vita pubblica di persone con formazione scientifica o tecnica; siamo il Paese degli Azzeccagarbugli e dunque non stupisce che la maggior parte della nostra classe dirigente sia di formazione giuridico-letteraria. Il confronto con gli USA poi è impietoso: Ashton Carter, Segretario della Difesa, è uno stimato fisico; la Pinotti, Ministro della Difesa italiana, è un’ex professoressa di italiano del liceo mentre la Lorenzin, Ministro della Salute, come è noto non solo non è un medico ma non è neppure laureata. Eppure, nel marasma della politica italiana, di Scienza ci sarebbe proprio un gran bisogno. Viviamo purtroppo in tempi in cui le verità scientifiche sono continuamente attaccate, vilipese e inquinate da falsità, bufale, slogan fasulli veicolati a più non posso dai social e dal web che creano intorno alla scienza un clima di sospetto sfruttando l’insipienza culturale dell’internauta medio. In una situazione come questa ci si aspetterebbe che i protagonisti della vita pubblica, i decisori, i componenti della classe dirigente contribuissero a spegnere i fuochi che continuamente vengono appiccati intorno alla Scienza e ai suoi risultati mentre invece fanno tutto il contrario perché di Scienza ne sanno poco o nulla.

Se esistesse l’obbligo per tutti i partiti politici di assumere all’interno del proprio organigramma un consigliere tecnico-scientifico che analizzi attentamente le dichiarazioni dei vari esponenti riguardanti temi di Scienza prima che vengano rilasciate agli organi di stampa, magari ci saremmo risparmiati la sparata della Gelmini sul fantomatico tunnel dei neutrini dal Gran Sasso alla Svizzera o i deliri della senatrice del M5S sulla manipolazione della magnitudo del terremoto. Se ci fosse un’analoga figura di consigliere scientifico nelle istituzioni dello Stato, che valuti gli atti politici anche dal punto di vista scientifico magari si sarebbero potute evitare le interrogazioni parlamentari sulle scie chimiche del deputato Sandro Brandolini del PD o quelle sugli ufo di Scilipoti (Forza Italia), che invece resteranno a imperitura e vergognosa memoria del Parlamento italiano. Si dirà, ognuno è responsabile di quel che dice, mica si può mettere un fisico, un matematico o un ingegnere a fare da badante agli ignorantissimi politici nostrani, controllando tutto quello che dicono in tv o postano su Facebook quando si arrischiano a parlare di Scienza. Vero, ma almeno che queste persone vengano sanzionate. È giusto che un deputato che presenta un’interrogazione parlamentare sulle scie chimiche o una senatrice che accusa i geologi di manipolare intenzionalmente la magnitudo di un sisma mantengano la loro poltrona?

Ci si scandalizza, giustamente, quando un politico rilascia dichiarazioni razziste, che incitano alla discriminazione e all’odio razziale perché contribuiscono a creare un clima infame e perché ci si aspetta che chi è ai vertici della società dia esempi di comportamento positivi. Non ci si rende conto che i politici ignoranti di Scienza e tecnologia, che parlano di questi temi in modo impreciso e approssimativo o peggio che danno fiato alle trombe della disinformazione scientifica, delle bufale e delle pseudoscienze, contribuiscono a creare un clima altrettanto infame perché influenzano l’opinione pubblica, inducendola a dubitare della Scienza, degli scienziati e dei loro risultati, e perché mettono in discussione le certezze che la Scienza offre alla società per migliorarla, alimentando il sospetto che scienziati e ricercatori siano un gruppetto di folli sciamani che si divertono a pasticciare con ampolle e pozioni. Avere politici più preparati sui temi scientifici o almeno avere all’interno dei partiti e delle istituzioni dello Stato degli esperti che possano affiancare i politici stessi aiuterebbe ad aumentare la consapevolezza fra chi ci governa di quanto siano importanti Scienza, tecnologia e ricerca per il progresso ed il benessere del Paese e soprattutto consentirebbe di avere un’opinione pubblica condotta sui giusti binari dell’informazione scientifica verificata e consapevole, facendo dello scienziato un protagonista attivo della vita pubblica, un punto di riferimento di cui fidarsi e da cui attendersi strumenti per il miglioramento della società tutta. 

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