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La pigrizia digitale

Dove sono i tempi in cui si andava in biblioteca a ricercare un argomento di interesse? E i tempi in cui si andava al giornalaio a comprare un quotidiano o un mensile per accrescere la propria cultura e la propria brama di sapere? 
 
Ora seduti sulla propria sedia, con un bicchiere di Coca Cola da un lato e un iPhone squillante dall’altro, con pochi click , si accede, in tempo reale, ad un mondo di informazioni utili, veritiere e non.
 
Ormai è sempre minore la voglia di andare in libreria e comprarsi un bel libro da 300-500 pagine. Ci pensa la rete a soddisfare il nostro desiderio di sapere, di informarsi e di affacciarsi dalla "finestra digitale" che dà sul mondo racchiusa in quello schermo da quindici pollici che abbiamo di fronte a noi.
 
Si può quindi affermare che siamo in balìa dei cosiddetti "motori di ricerca", esseri giganteschi dotati di infiniti tentacoli che proiettano colui che viene catturato nell’universo digitale; senza volerlo ci affidiamo ad essi nelle nostre ricerche e spesso ci danno un quadro parziale o un sentiero apparentemente vero, ma che non arriva al succo di quello che vogliamo realmente.
 
Continuando a contare su questi esseri, ci trasformiamo in zombie e incominciamo a ripetere parole senza senso come "Googlare", "Googlato", a fare "Taglia-Copia-Incolla" e incominciamo a diventare metaforicamente parti di quei tentacoli da sempre percorsi.
 
Che altre evoluzioni ci riserverà la rete? Che altri stadi dovremmo raggiungere? Ci sarà una nuova prospettiva di vita con fili elettrici connessi direttamente ai nostri cervelli pronti a scansionare nuovamente l’universo digitale?
 

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