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L’era Prandelli

Riparte domani la nuova nazionale. La nazionale del nuovo ct, Cesare Prandelli; un allenatore giovane, innovativo con già diverse presenze nelle coppe europee. La federazione non poteva scegliere commissario migliore per ricominciare dopo la recente delusione sudafricana. Agli ultimi mondiali, il calcio italiano ha toccato il fondo, facendo registrare uno dei più pesanti passivi della storia della nostra nazionale. Una rosa priva di campioni quali Totti e Cassano; un undici privo di gioco, idee e voglia di onorare la coppa del mondo vinta nel 2006. Una squadra che abbondava della troppa testardaggine di Marcello Lippi, capace di convocare giocatori o infortunati, o sulla via del tramonto. 
 
Ma ora basta. Bisogna azzerare tutto. Bisogna cancellare la vergogna di qualche mese fa e cercare di riportare il calcio italiano ai livelli fiorenti di un tempo mettendo tutto nelle mani di mister Prandelli, dei "vecchi" De Rossi, Buffon, Pirlo, del ritrovato Cassano, dei nuovi volti Motta, Amauri, Sirigu, Bocchetti e dell’incognita Balotelli, il giovane fenomeno, ormai ex-Inter, dotato di tecnica e velocità sopraffina ma con quel gran difetto di immaturità che lo sta segnando in questa fase della sua vita.
 
Chiudo con un appello alla nostra federazione e alle società calcistiche: il crollo al mondiale si è verificato anche per il fatto che in Italia ormai troppi stranieri popolano le rose delle squadre italiane. Diverse domande circolano sulle bocche dei critici italiani. Dubbi sul dopo-Buffon o sul dopo-Pirlo. Il quesito è: invece di limitare il numero di extracomunitari, perché non creare una legge sull’obbligatorietà di un numero di giovani italiani sull’undici titolare? Perché, inoltre, non limitare il numero di stranieri in generale nelle rose delle squadre?
 
Un gran "in bocca al lupo" a Mister Prandelli.
 
 

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