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La pachidermica sinistra e il pungolo M5S

Due notizie dal fronte M5s: la prima dice che Casaleggio minaccia di andare via se il gruppo parlamentare dei grillini stabilirà una qualche alleanza con i partiti. La seconda dice che anche Grillo, in caso di voto di fiducia ad un governo targato PD o ‘tecnico’, “pacatamente” lascerà la politica.

Sono entrambe due buone notizie. Per una deduzione semplice semplice. Se arrivano a minacciare di andarsene lo fanno evidentemente perché non possono più minacciare di espellere qualcuno. Qualcuno che, essendo stato eletto dal popolo italiano, è ormai parlamentare e nessun leader di partito può più farlo dimettere. Quindi la verità che trapela dalla minacciata ‘sbattuta di porta’ è che Grillo e Casaleggio hanno visto chiaramente che i segnali che vengono dal gruppo parlamentare sono favorevoli ad una qualche forma di apertura al PD. Altrimenti non sarebbero arrivati al ricatto esplicito contenuto nelle loro parole.

Il ricatto violentemente espresso è lo stesso che la mamma fa al bambino disobbediente (se non fai come dico io, ti lascio solo e non ti voglio più bene) ed è altrettanto ridicolo. Dove mai potrebbe andare la mamma con un bambino piccolo? Dove mai potrebbero andarsene “pacatamente” Grillo e Casaleggio arrivati ad un passo dalla conquista del potere?

La risposta è ovvia: da nessuna parte. Casaleggio tornerebbe ai suoi deliranti proclami apocalittici sulla terza guerra mondiale da lui pronosticata, cui finalmente seguirebbe il nuovo ordine mondiale con un bel po’ di gente in meno e la natura - aiutata dalla ”rete” - pronta a darci un futuro roseo e pacificato. Mentre Grillo tornerebbe ai suoi proclami di piazza, probabilmente schiumando rabbia contro i maledetti traditori.

Il tutto mentre l’Italia (e non solo lei) trarrebbe un bel sospiro di sollievo grazie ai due nuovi elementi della politica interna: un governo stabile e di sinistra (cioè, si suppone, più attento agli strati “bassi” della popolazione, al contrario di quello che è avvenuto durante il ventennio berlusconiano quando i ricchi sono diventati più ricchi e i poveri più poveri); e, last but not least, il fatto che il pungolo M5s possa agire per smuovere quel barcollante e appesantito elefante piddì nella direzione auspicata da tutti: meno spese autoreferenziali, meno inciuci e intrallazzi, meno trame poco chiare, meno furbizia politica che alla prova dei fatti si è quasi sempre dimostrata invece una disarmante idiozia politica.

Tutte caratteristiche che hanno portato il PD a non fare quello che poteva fare, quando poteva farlo (e la lista sarebbe lunga: dal conflitto d’interessi al matrimonio gay, fino al finanziamento pubblico dei partiti, già oggetto di un referendum abrogativo e poi bypassato con nonchalance, fino ai costi della politica che hanno contribuito a far lievitare in modo scandaloso); oppure a fare quello che fin qui non ha potuto fare per mancanza di forza parlamentare come una riforma elettorale capace di mandare in soffitta la ‘porcata’.

È un elefante tendenzialmente immobile e dondolante, un po’ di qua e un po’ di là, come fanno quei bestioni quando hanno le zampe incatenate, proprio perché il suo DNA è quello di un corpaccione generato da una fusione verticistica e poco amata, con caratteristiche del più bigotto conservatorismo cattolico (ce n’è voluta perché la Binetti se ne andasse) e quelle di una socialdemocrazia di stampo centralista-leninista malamente e faticosamente rimodernata.

Insomma, un ibrido che non sa più (o, meglio, non ha mai saputo) se aveva un'identità comunaristico-cristiana o operaistico-socialdemocratica.

Il pungolo quindi potrebbe servire eccome e molti dei punti riassunti - in modo superficiale e spesso ingenuo - nel non-programma M5s potrebbero essere condivisi, approfonditi e applicati, nel bene della nazione e della sua parte più indebolita dalla crisi, rifiutando quelli che appaiono invece come espressioni del più becero populismo demenziale.

Si metta fra parentesi la TAV, causa di un conflitto allargatosi ben al di là dei confini geografici di pertinenza e di costi che oggi non sono sopportabili. Si abolisca l’acquisto costosissimo di quegli aerei che gli esperti definiscono incapaci di combattere e insicuri perfino durante un banale temporale. Si dia una limitata alle missioni ‘di pace’ all’estero altrettanto costose. Si dia una sforbiciata sostanziale alle spese della politica e si gettino le basi di quel salario di ‘cittadinanza’ o di disoccupazione (come si diceva una volta) che solo la più retriva resistenza sindacale ha impedito di esistere per la spiccata preferenza verso quella cassa integrazione che garantiva al sindacato un suo ruolo egemone e agli operai una garanzia negata invece a precari, autonomi e disoccupati (e a questo proposito ricordo una memorabile disputa radiofonica tra Bertinotti e Pannella nei rispettivi panni ovviamente del sindacalista-procassaintegrazione e del liberista pro-salariodidisoccupazione).

Insomma, di cose da fare ce ne sono tante e di soldi ce ne sono pochi. Si tratta di convogliare quei pochi nella direzione giusta e, se mai ci riuscisse, anche intelligente. Una collaborazione tra la novità pentastellata e il pachiderma della sinistra italiana (ormai virtualmente libero dalle fregole ideologiche dell’estremismo postsessantottino) potrebbe fare il miracolo italiano.

Ma bisogna liberarsi anche dalle mamme demenzialmente ricattatorie e dalle loro violentissime fantasticherie di catastrofi pseudosalvifiche. Da cui poi si riparte e si ricostruisce, è vero; ma dovendo prima contare e seppellire i morti.

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