• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > La necessità vitale dell’euro nazionale

La necessità vitale dell’euro nazionale

“Solo la creatività può salvare il mondo dall’idiozia della burocrazia”. Amian Azzott

L’antiquato sistema monetario, basato sul debito e sulle costante crescita economica, ha due difetti colossali: causa l’aumento esponenziale e matematico dei debiti privati e dei debiti pubblici e sottrae risorse vitali ai circuiti economici che producono beni e servizi. Infatti, nelle fasi di scarsa crescita o di regressione, questo sistema monetario si trasforma in una macchina mangiasoldi, simile ai casinò, che favorisce, per un periodo, qualche centinaia di azionisti delle banche private e apporta svantaggi per tutta la popolazione per sempre. Il concomitante aumento del prezzo dei prodotti energetici aggrava la situazione finanziaria e monetaria a livello globale come predetto da Marion King Hubbert. 

Anche la civiltà industriale è soggetta alla legge dei rendimenti decrescenti e “Per quanto ci piaccia pensare a noi come qualcosa di speciale nella storia del mondo, in realtà le società industriali sono soggette agli stessi principi che hanno portato al crollo delle società precedenti” e gli eccessi organizzativi, burocratici, militari, fiscali e finanziari predispongono tutte le popolazioni al collasso economico e sociale (Joseph Tainter, storico, “Il collasso delle società complesse”, 1988).

Molti Stati europei, tra cui la Grecia, la Spagna e l’Italia, stanno camminando da troppi mesi vicini al precipizio economico-finanziario e senza un potente gesto creativo si infiammeranno le anime dei cittadini più giovani. Infatti “Quando il mondo è in crisi ha bisogno di una rivoluzione, esattamente come il corpo umano che, se si ammala, reagisce infiammandosi” (Yu Hua, La Cina in dieci parole, Feltrinelli, 2012). Forse in Grecia il sangue inizierà a scorrere per le strade e i primi a pagarne le conseguenze saranno i vecchi politicanti e i dipendenti pubblici incapaci e corrotti.

Una soluzione per avviare una rivoluzione culturale e prevenire questi mali, altamente probabili, è quella di creare una nuova forma di moneta nazionale da affiancare all’euro. Questa moneta dovrebbe essere diversa per ogni Stato europeo e deve avere due caratteristiche principali: non deve maturare interessi e non deve essere convertibile in altre valute. Infatti una moneta che crea interessi col tempo, tende a trasferirsi dai mercati economici dei beni e dei servizi, ai mercati finanziari improduttivi; e una moneta convertibile in altre valute ridiventerebbe un sistema per creare interessi parassitari. Questa dovrebbe avere corso legale solo nel paese di emissione, in modo da scoraggiare l’esportazione dei capitali e l’impoverimento delle economie nazionali.

Non si tratterebbe di un salto nel buio, poiché esiste già un paese che utilizza una moneta simile che non crea debito: “l’isola di Guernsey, un protettorato britannico, possiede dal 1816 una cartamoneta svincolata dagli interessi, non ha debito pubblico, non conosce disoccupazione e vanta un alto tenore di vita” (in “La festa è finita” di Richard Heinberg, 2004, p. 225). Comunque potete approfondire la conoscenza di questo “esperimento economico” leggendo la parte finale di questo articolo di Ellen Brown.

L’euro nazionale italiano potrebbe essere rappresentato dal simbolo EURO-I e per non creare confusione, dovrebbe mantenere gli stessi colori del taglio europeo, cambiandone solo la grafica. Io consiglierei di togliere le rappresentazioni dei ponti e inserirei il ritratto degli studiosi e degli scienziati italiani (i veri autori del progresso nazionale e umano). La Banca d’Italia potrebbe emettere ogni mese 500 Euro-I, presso le banche nazionali, dove ogni cittadino maggiorenne dovrebbe farne richiesta. Ogni cittadino interessato, dovrebbe firmare un documento dove si impegna a utilizzare questo denaro solo in modo legale. Nel caso in cui venisse dimostrato il suo utilizzo illegale, verrebbe sospesa la fornitura mensile per un periodo di almeno un paio di anni.

Questa forma di denaro non andrebbe tassata, poiché non crea rendite di posizione, sfavorisce la tesaurizzazione usuraia e incentiva la circolazione della produzione materiale e immateriale. Si tratta quindi di applicare un reddito minimo di cittadinanza che potrebbe garantire la stabilità sociale e la pace in quasi tutte le nazioni. L’italiano Andrea Pauri è il presidente del comitato che promuove la candidatura del Reddito di Cittadinanza al Premio Nobel per la pace. Qui si può firmare il sostegno a questa candidatura

D’altra parte gli italiani dovrebbero smetterla di incolpare l’euro per i vari mali economici nazionali: a differenza di altri paesi i nostri burocrati non hanno controllato il rispetto dei cambi commerciali lira-euro e il raddoppio dei prezzi di molti beni e servizi è in parte da attribuire alla pigrizia dei cittadini che potevano rinunciare ai loro acquisti e sanzionare direttamente i commercianti e i professionisti più disonesti. In Germania questi salutari controlli ci sono stati.

Inoltre “L’euro aveva prodotto la riduzione del servizio del debito di più di 5 punti del pil (da 10-11 a 5-6), grazie alla diminuzione dei tassi d’interesse. Tale enorme risparmio potenziale, rappresentato dall’aumento dell’avanzo primario, è stato disperso a causa di populistici aumenti delle spese correnti” a vantaggio di pochi privilegiati (Carlo Jean, Geopolitica del mondo contemporaneo, Laterza, 2012). Quel denaro andava investito nella ricerca e nella formazione: oggi staremo già raccogliendo i primi succosi frutti degli alberi della conoscenza. Ma agli italiani manca una vera educazione: non hanno mai imparato “a cogliere da sé i frutti dell’albero della vita” (Adolphe Ferrière, psicologo e pedagogista svizzero).

Quasi tutti i cittadini italiani dovrebbero ammettere finalmente di essere dei mitomani per “l’incapacità di assumersi la responsabilità socio-psico-economico-culturale delle tragedie vissute collettivamente – quando esse si verificano – e di conseguenza la propria totale incapacità al limite della idiozia di poter elaborare il lutto” (Sergio Di Cori Modigliani). La squallida conferma di questo disturbo mentale c’è stata con l’umiliante sconfitta calcistica ai campionati europei con la Spagna e con gli assurdi festeggiamenti avviati da parte dei politici e dei giornalisti che contano (soprattutto i soldi in banca accumulati grazie alla mediocrità parassitaria).

Mentre tutti i politici europei dovrebbero rammentare come finì l’Impero Romano: nel “quinto secoli la gente era pronta ad abbandonare la civilizzazione [e si trasferiva presso le popolazioni barbariche], pur di scappare dal terribile carico di tasse che l’Impero imponeva” (Robert Adams, “Decadent Societies”). Così, se non si faranno innovazioni monetarie nei prossimi mesi, nei prossimi anni collasserà qualche nazione, qualche confederazione o più probabilmente “La civilizzazione si disgregherà nel suo complesso. I competitori che si evolvono allo stesso modo, collassano in modo simile” (Joseph Tainter).

Invece i lavoratori di tutti i paesi dovrebbero tenere presente che “Alla luce delle numerose festività celebrate nelle società medievali, il tipico servo della gleba di allora godeva in realtà di molto più tempo libero, su base annuale, del tipico lavoratore stipendiato di oggi”. E i giovani lavoratori devono capire “che nell’arco di vita della generazione dei baby boomer è stata consumata oltre la metà delle riserve totali di petrolio del pianeta” e la festa sta finendo (Richard Heinberg, “La festa è finita. La scomparsa del petrolio, le nuove guerre, il futuro dell’energia”).

Infine concludo con le parole di un vero imprenditore: “Non investiamo nemmeno un euro nella finanza, perché noi sappiamo come produrre, come inventare mercato, avendo come fine la ricchezza collettiva della comunità, altrimenti questo lavoro non avrebbe senso” (Leonardo Del Vecchio, un orfano che è diventato l’uomo senza padroni e senza padrini che ha creato Luxottica). 

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.92) 10 settembre 2012 10:37
    Damiano Mazzotti

    Ancora un link stravolto... Il link giusto all’articolo sulla valuta dell’Isola di Guernsey è questo: www.signoraggio.com/signoraggio_ilpontediguernsey.html

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.92) 10 settembre 2012 10:46
    Damiano Mazzotti

    I primi Stati a sperimentare l’Euro nazionale potrebbero essere i più piccoli, quelli con meno politici da far negoziare e con più politici che conoscono il loro paese: San Marino, Montecarlo, Andorra, Slovenia. E naturalmente la Grecia se non vuole ritrovarsi in mezzo a una sanguinosa guerra civile.
     
    E ricordo che in Italia esisteva un vecchio detto: "Chi arricchisce in un anno, è impiccato in un mese" (Leonardo Da Vinci).

  • Di (---.---.---.55) 10 settembre 2012 13:30

    Via subito dalla trappola dell’euro, prima che sia troppo tardi. Torniamo come stavamo prima. Potremo soffrire un po’ all’inizio, ma poi recupereremo. Così invece precipiteremo sempre più in un irreversibile vortice economico e soprattutto sociale!

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.92) 10 settembre 2012 13:39
    Damiano Mazzotti

    Allora non mi sono spiegato bene... Quando le cose andavano bene noi eravano la Cina dell’Europa: un paese che produceva a basso prezzo per esportare in tutto il mondo.

    Purtroppo il ruolo e il posto di lavoro ci è stato soffiato dalla Cina, in accordo con gli Stati Uniti, che hanno chiesto in cambio l’acquisto del loro debito pubblico, cioè di dollari che prima o poi si svaluteranno di brutto. Per questo il mondo anglosassone sta attaccando l’Euro e l’Europa.

    Però è vero che serve una moneta sovrana: non si possono pagare interessi su una moneta emessa da banche private in nome del popolo. Il popolo non farebbe pagare interessi a se stessi. I debiti servono alle caste finanziare e politiche per espropriare i cittadini e gli stati dei loro beni pubblici: coste, terreni, case, acqua, energia, ecc.

  • Di (---.---.---.65) 10 settembre 2012 15:53

    ...e perciò devi subito uscire dall’euro!

  • Di Francesco Finucci (---.---.---.196) 10 settembre 2012 15:57
    Francesco Finucci

    Mmm... l’idea è interessante. Quello che mi lascia perplesso è l’effetto che potrebbe avere dal punto di vista dei rapporti tra detentori dell’"euro-I" e il resto degli agenti economici. Il rischio è che l’Euro-I significhi il sostanziale abbandono della moneta unica che finirebbe disgregata in tanti "sottoeuro" che verrebbero sì allontanati dalla finanza ma finirebbero per entrare in competizione, come poi facevano prima, quando ognuno aveva la sua moneta. Credo che invece sia necessario e forse più efficace impostare una Debt reduction incrociata, visto che i debiti sono sostanzialmente detenuti proprio dai paesi europei (nonostante le pressioni della Cina). Questo ha il grosso vantaggio che non immette nuova moneta da spendere male e capace di aumentare l’inflazione, ma anzi la riduce, dando nel contempo la possibilità di vero respiro all’economia, contrastando il processo recessivo.

  • Di (---.---.---.37) 10 settembre 2012 16:37

    l’impossibilità di scambiare la moneta con degli euro normali non la puoi stabilire dall’alto. chi impedisce a un negoziante di vendere una merce facendosi pagare col nuovo conio e poi ricomprare pagando con il vecchio conio, facendo una plusvalenza dalla transazione? non serve neanche tirare in ballo il mercato nero per capire che una cosa del genere su piccola scala può funzionare limitatamente, ma su grossa scala creerebbe squiibri enormi

    e poi non si capisce nemmeno qual’è la prospettiva: o competere coi cinesi sul loro campo, riducendo le tasse sull’impresa e i salari, e contemporaneamente riducendo i servizi (e ciao reddito di cittadinanza) o fare come i paesi nordeuropei, con tassazione elevata, servizi sociali eccellenti, e intervento dello stato per sostenere l’economia. sono due cose diverse, in effetti, e l’europa potrebbe anche servire per andare in questa direzione.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.20) 10 settembre 2012 17:23
    Damiano Mazzotti

    La cosa fondamentale ora è riattivare i consumi e garantire la sopravvivenza dei più poveri e di quelli che non hanno santi in paradiso o in parlamento.

    Poi col tempo si possono fare i dovuti riarrangiamenti. E se l’Euro-I dovesse essere preferito all’Euro tradizionale, allora tanto meglio e tanto di guadagnato.

    La cosa importante è che esista una moneta dei cittadini per controbilanciare il potere finanziario della speculazione dei potenti: i vecchi finanzieri i vecchi banchieri e i loro amici industriali e politici da quattro soldi.

  • Di (---.---.---.165) 11 settembre 2012 10:24

    "Sopravvivenza dei più poveri!?". Ma cosa dice?! Qui la gente, con questi mascalzoni, è ogni giorno più povera! Chi dovrebbe far "sopravvivere" costoro: l’attuale consistente esercito di poveri e la calca degli altri che stanno per diventarlo? Non sarebbe meglio stabilire una diastasi fra la teoria e la pratica quotidiana? La trappola nella quale siamo caduti la stanno preparando da anni i corrotti della finanza. Ci vuole tanto a capirlo? E una volta assodato questo, chi, se non uno sciocco, rimarrebbe ancora imprigionato nella stessa? Ma ci vuole davvero tanto per capirlo?

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.9) 11 settembre 2012 12:23
    Damiano Mazzotti

    ...è così difficile leggere un articolo interamente: ci sarebbe due forme di Euro in circolazione, quella tradizionale e quello nazionale, stampato direttamente dalla Banca d’Italia e fornito mensilmente a tutti come reddito di cittadinanza. Anche ai poveri e ai pregiudicati per evitare che ritornino a commettere reati. Se però ritornano a commettere reati, fine della festa.

     Avremmo risolto anche il problema del Sud Italia con i giovani ricattatti dalle varie mafie, compreso quello istituzionali.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares