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 Home page > Attualità > Cronaca > La morte di Eluana e Umberto Eco

La morte di Eluana e Umberto Eco

Nei giorni tragici del trapasso di Eluana, ho pensato molto ad un romanzo di Umberto Eco: “La misteriosa fiamma della regina Loana”, che racconta la storia di un uomo, già colto da ictus, che trascorre la sua convalescenza nella vecchia casa di campagna e, per passare il tempo, riscopre la sua storia e la sua infanzia attraverso le letture giovanili. Poi viene colto di nuovo da un attacco e rimane incosciente in un letto. Ascolta, prova emozioni, chiuso rigidamente nella sua bara corporale, mentre i suoi congiunti lo osservano e lo reputano oramai spacciato. Alla fine, un pesante buio cala su di lui e sul romanzo intero.
 
Oggi lo stesso Eco ricorda su “Repubblica” quell’opera (nel profluvio di commenti in questi giorni, nessuno ha rievocato quella terribile esperienza letteraria), per asserire una verità semplice. Ma come, dice il semiologo-narratore, ci avete imbottito la testa dei gesti eroici di Salvo D’Acquisto e di altri martiri che hanno dato la vita per gli altri e poi ci volete vietare di darla per noi stessi e per i nostri congiunti che soffrono?
 
Vorrei raccontare a questo punto un’esperienza personale. Quando lessi “La misteriosa fiamma della regina Loana” ero in un ospedale romano per dei fastidiosi calcoli renali. Stavo bene, giravo per i padiglioni, andavo al bar per il caffè e, ogni tanto, mi facevano qualche analisi. Il secondo giorno arrivò nella mia stanza un malato terminale. Soffriva le pene dell’inferno. Io vedevo la giovane moglie con lo sguardo angosciato di giorno e, di notte, mi immergevo nella storia raccontata da Eco. Il mio vicino, appena mi svegliavo la mattina, mi chiedeva scusa per i suoi lamenti notturni. Io lo rincuoravo, mentendo che non avevo sentito nulla ma che mi dispiaceva che provasse dolore. E intanto proseguivo nel buio del protagonista del romanzo.
 
La storia di Eco e il mio vicino, a poco a poco, finirono per fondersi. Il personaggio del romanzo sprofondava nel buio e il mio vicino pure, insieme alla moglie dagli occhi verdi. Quando mi dimisero, chiesi a mia moglie, fervente cattolica, di dare a quell’altra moglie un’immagine sacra. Lei le diede quella speranza, che l’altra portò subito alle labbra e strinse sul petto.
 
Dopo qualche giorno seppi che il mio vicino era sprofondato definitivamente nel buio di Eluana. Avevo già terminato il romanzo e così, come il suo autore, pensai all’unica vera rivoluzione cui dovremmo aspirare. Quella annunciata da San Francesco: “Laudato s’mi Signore, per sora nostra Morte corporale/dalla quale nullu homo vivente po’ scappare”.

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