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La meritocrazia secondo Giorgia Meloni

Giorgia Meloni aveva promesso che il suo governo avrebbe premiato la meritocrazia, tanto da fondare perfino un Ministero per l’occorrenza. Ma questa meritocrazia è l’ennesima promessa che la premier italiana si è rimangiata, circondandosi di dilettanti allo sbaraglio scelti tra chi politicamente è più scarso.

Gli esempi, in tal caso, non mancano. Il ministro Francesco Lollobrigida che si autoaccusa di essere un ignorante dopo aver parlato di una fantomatica sostituzione etnica, un orribile complotto ideato da personaggi come George Soros che vorrebbe far fuori tutti gli italiani per sostituirli con gli stranieri. Prove? Nessuna. Indizi? Nemmeno. Testimonianze almeno di seconda, terza o quarta mano? Manco. Allora fa bene a definirsi un ignorante.

Poi c’è quel gran genio del ministro Matteo Piantedosi che parla di migranti come di “carico residuale”, come se i profughi fossero spazzatura e non esseri umani. Ma lui, il questurino, non è mai stato un politico, eppure Giorgia Meloni lo ha piazzato in un dicastero chiave come quello degli Interni. E che dire del ministro Giuseppe Valditara che propone l’umiliazione per educare i giovani, salvo poi fare retromarcia parlando di umiltà, senza nemmeno sapere che tra i termini di “umiliazione” e “umiltà” ci passa una differenza grande quanto una montagna.

In questo governo di semianalfabeti che l’illustre Vittorio Sgarbi definirebbe “capre”, non poteva mancare il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, il quale ha affermato, convinto, che Dante Alighieri, Leonardo, Michelangelo, Petrarca, Boccaccio, Leopardi, Manzoni e Verdi erano tutti di destra. Dove abbia maturato questa convinzione, non si sa. Si sa solo che Giorgia Meloni lo ha voluto come capo dei Beni Culturali perché, evidentemente, in giro per l’Italia non c’era niente di meglio da scegliere, quindi meglio scegliere il meno peggio. Come la ministra del turismo Daniela Santanchè che, tra un guaio giudiziario e l’altro, ha speso milioni di euro pubblici per promuovere un turismo che quest’anno ha fatto registrare un autentico flop. 

Ma forse Giorgia Meloni, quando parlava di merito, non si riferiva alle capacità e alle competenze, ma al merito di lisciare il pelo alla premier. Tanto è vero che la leader di Fratelli d’Italia, per dimostrare cosa intenda lei per merito, ha rimosso tutti i dirigenti di un certo valore dalle società pubbliche per ficcarci dentro i suoi fedelissimi. Una politica “meritocratica” che non ha risparmiato nemmeno il prefetto Gabrielli, costretto a dimettersi per aver criticato il Viminale sulla gestione dei migranti. Ecco la meritocrazia che intendeva Giorgia Meloni.

Foto Governo.it

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