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La legge contro il cyberbullismo potrebbe mettere a rischio la libertà sul web

Il Diavolo è nei dettagli. Ad esempio, lo troviamo nei meandri della proposta di legge C 3139, recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, recentemente rimaneggiata al punto da perdere molti dei riferimenti a tutela dei minori per configurare, almeno in astratto, una norma di censura ai danni di tutti gli utenti internet italiani.

La necessità di configurare il cyberbullismo come reato autonomo ha prodotto negli ultimi tempi una serie proposte - peraltro molto simili tra loro - che però sono quasi tutte rimaste incagliate lungo l’iter burocratico. Ad andare avanti più avanti delle altre è stata n. 3139 (prima firmataria la senatrice Dem Elena Ferrara), presentata il 27 gennaio 2014 e inizialmente suddivisa in 6 articoli, a cui è stato affidato il compito ridurre ad unità la serie di iniziative che si sono susseguite nel tempo.

Tuttavia il nuovo disposto, licenziato dalla XII Commissione Affari Sociali della Camera lo scorso 27 luglio, ha stravolto l’impostazione originale, confinando il cyberbullismo in una posizione del tutto subordinata rispetto al principio ispiratore della norma. Con l’approvazione degli ultimi emendamenti è stato aggiunto un comma 2-bis, dove troviamo questo controverso passaggio:

Per cyber bullismo si intendono, inoltre, la realizzazione, la pubblicazione e la diffusione on line attraverso la rete internet, chat-room, blog o forum, di immagini, registrazioni audio o video o altri contenuti multimediali effettuate allo scopo di offendere l'onore, il decoro e la reputazione di una o più vittime, nonché il furto di identità e la sostituzione di persona operate mediante mezzi informatici e rete telematica al fine di acquisire e manipolare dati personali, nonché pubblicare informazioni lesive dell'onore, del decoro e della reputazione della vittima.

Rispetto alla vecchia formulazione, la nuova sembra spingersi parecchio oltre. L’eliminazione degli originari riferimenti alla tutela dei minori, che ne delimitavano l’ambito di applicazione, ha infatti ampliato la portata della futura legge a ogni maggiorenne che si affaccia alla rete internet, arrivando a inglobare tutto: dalla violazione della privacy alla satira politica. In concreto, se interpretata in senso estensivo potrebbe diventare a tutti gli effetti una norma potenzialmente repressiva sul web.

Lo scopo è quello di accelerare il processo di rimozione di eventuali contenuti e messaggi lesivi di una persona (appunto, il cyberbullismo), ma il risultato è la creazione di un appiglio giuridico utilizzabile da chiunque per mettere in discussione la legittimità della presenza di un contenuto - di qualunque natura: articolo, immagine, link - presente sul web, anche rivolgendosi al Garante per la privacy.

Sia chiaro: non si tratta di una legge che opera forme di censure e repressione diretta, bensì di uno strumento passivo che può essere sfruttato all’occorrenza per imbavagliare la presenza online di contenuti sgraditi.

In pratica la norma potrebbe essere impiegata anche contro Renzo Mattei, Cippo Pivati, Gianni Kuperlo e Romano Prody (ossia i profili fasulli di Renzi, Cuperlo, Civati e Prodi) e per tutti quelli che fanno le parodie dei politici su Youtube E sarebbe pure il male minore, visto che il meccanismo sanzionatorio dell’art. 6-bis prevede fino a sei anni di reclusione per chiunque pubblichi anche una sola informazione in grado di violare i dati personali o di ledere l’onore e la reputazione di qualsiasi soggetto, oltre alla confisca di tutto quanto sarebbe servito per commettere il reato (computer. smartphone e qualunque altro genere di dispositivo telematico).

La proposta di legge uscita dal Senato non prevedeva l’introduzione di norme penali nel presupposto che bullismo e cyberbullismo sono fenomeni che riguardano esclusivamente il modo dei minorenni. Pertanto si riteneva che, in luogo di un sistema di sanzioni penali, per contrastare il fenomeno si dovesse far ricorso a strumenti sanzionatori di altra natura, incentrati su un approccio formativo e rieducativo più che repressivo. La successiva estensione della norma ai maggiorenni ha stravolto questa impostazione, con l’entrata in scena delle pene suevidenziate.

Per presentare nuovi emendamenti c’è tempo fino all’8 settembre. A partire dal lunedì successivo (12 settembre) la Camera potrebbe varare definitivamente il testo. Vale a dire a poche settimane da quel referendum costituzionale in cui il governo Renzi si gioca (forse) la sua sopravvivenza politica.

Non va trascurata l'influenza che la comunicazione sul web può esercitare in occasione di una consultazione elettorale. Basta analizzare i flussi sulla Rete nel 2011 per capire come blog, forum e social network abbiano svolto un ruolo decisivo per il raggiungimento del quorum nei quesiti referendari su Nucleare, Acqua pubblica e Legittimo impedimento.

 

(Foto: PIxabay)

 

 

 

 

 

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