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La guerra perenne

Circa 60 Stati in tutto il pianeta al giorno d'oggi sono coinvolti in guerre costose e inutili e chi ne fa le spese sono le popolazioni inermi.

"Solo i morti hanno visto la fine della guerra", Platone. La società moderna sembra tuttavia non curarsi delle parole del filosofo greco. Attualmente sono circa 60 gli Stati del pianeta coinvolti in almeno un conflitto. L'uomo è un essere belligerante: ce ne rendiamo conto quando l'esercito di un grande paese è in grado di destituire il Presidente eletto, porlo agli arresti e nominarne un altro, pattugliando costantemente le strade e sorvolando a bassa quota con elicotteri militari edifici storici, ponti e piazze. Anche questo è l'Egitto.

Non va meglio la situazione in Italia; certo non abbiamo militari in ogni quartiere e lo spazio aereo è aperto al traffico, ma il Parlamento, il cuore pulsante della democrazia, sembra non trovare soluzioni all'oneroso problema dei Caccia F-35; acquistarli o non acquistarli? Come giustificare questa spesa da 17 miliardi di euro, per un prodotto che avremo solo a partire dal 2020 quando, nella migliore delle ipotesi, sarà già tecnologia superata? In un momento difficile come quello che si sta attraversando, più che una scelta ponderata sarebbe una scelta scontata, destinare queste ingenti somme di denaro pubblico su altri settori. Ma viviamo nel paese delle contraddizioni, così, il Consiglio Superiore di Difesa strappa letteralmente dalle mani del Parlamento la prerogativa su tale acquisto, dichiarando il ruolo delle Forze Armate "insostituibile".

Siamo un paese che con armi, divise mimetiche, stellette e medaglie ci convive praticamente dalla nascita. Di fronte ai problemi di "sicurezza internazionale" diventa secondaria anche la salute dei cittadini che quel paese lo abitano: basta dare una rapida occhiata alle zone di Niscemi (CL) dove i comitati NOMUOS si battono quotidianamente contro l'istallazione del nocivo sistema di comunicazioni satellitari da parte del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, tra l'impotenza di un governo regionale (che ha revocato ogni autorizzazione concessa in passato) e la sordità di un governo nazionale, ostinato a compiacere ad ogni costo la superpotenza atlantica, ignorando il diritto alla salute (sancito dalla Costituzione) gridato a gran voce dalla popolazione locale, e richiedendo, senza vergogna alcuna, alla stessa regione un risarcimento d'anni per le revoche delle autorizzazioni alla costruzione.

È così lontano la Costa Rica? Sono 64 anni che la nazione del centroamerica ha abolito ogni forza militare (ad eccezione di una forza di polizia che garantisce l'ordine pubblico) ed ha così destinato ogni dollaro alla cultura, ai trasporti e alla sanità: il 96% della popolazione risulta alfabetizzata contro il 68-70% di media degli altri paesi limitrofi, così come la speranza di vita, 77 anni contro una media di 55. Ben tre generazioni sono già cresciute nella "cultura della pace" educate alla conoscenza ed al rispetto del diverso, in un paese dove le disuguaglianze tra ceti sociali sono ancora molte. Questo vuol dire guardare al futuro, questo vuol dire amare la pace e non "armare la pace".

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