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La giustizia 2.0: Facebook apre i propri archivi per la lotta alla pedofilia

I termini e le condizioni del noto social network sono chiari: attenti a ciò che caricate e postate, perché l'utente concede a Facebook una licenza non esclusiva, trasferibile per l'utilizzo di qualsiasi contenuto IP pubbicato sulla vostra pagina. E meno male, verrebbe da dire, perché dai giganteschi archivi aperti a Palo Alto, ne vengono fuori di tutti i colori, non solo l'album delle foto al mare o della cena tra amici, ma anche pedopornografia.

Esatto, a volte le prove che si hanno a disposizione su un presunto pedofilo non sono sufficienti, e allora che si fa? Si chiede al colosso di collaborare per una giusta causa.

La magistratura milanese ha colpito fino in California, e per la prima volta, l'Italia è riuscita a far aprire i server d'oltreoceano per recuperare i profili e le pagine create da Gianluca Mascherpa, 50 anni, allenatore di pallavolo femminile, condannato per pornografia minorile e violenza sessuale con rito abbreviato a 11 anni e 4 mesi di carcere. Oltre 400 i contatti trovati, che potrebbero rappresentare altrettante ragazzine; le addescava con un falso "nick name" per condurre relazioni sentimentali anche con minori di 14 anni.



I nuovi dati raccolti, insieme alle conversazioni trovate anche su Netlog, altro social utilizzato dall'uomo sarebbero ora oggetto di indagini.

E pensare che c'è chi è impaurito dall'enormità di dati che quotidianamente si raccolgono sui social, perché non trova un modo di utilizzo. Fornire i dati alla giustizia quando possibile, come in questo caso, non sarebbe una cattiva idea.
 

Commenti all'articolo

  • Di Sandro kensan (---.---.---.125) 25 aprile 2013 23:29
    Sandro kensan

    Non mi pare una idea condivisibile. È un po’ come dare in mano la nostra vista alla STASI della Germania comunista per difendersi dai pedofili: una pessima idea come sanno i cittadini tedeschi.

    Per fare un po’ di storia recentissima i siti sono stati bloccati dalla polizia postale prima di tutto perché contenevano materiale pedopornografico (è stata coniata una parola nuova). Poi i siti sono stati bloccati perché contenevano materiale che violava il copyright, poi perché facilitava la violazione del diritto d’autore, poi perché vendeva sigarette, poi perché permetteva il gioco d’azzardo, poi perché incitava all’odio razzista.

    Adesso pare che alcuni Stati censurino i siti perché contengono materiale pornografico oppure contrario al senso del pudore oppure vietato ai minori.

    Di questo passo tutti i siti saranno censurati eccetto quelli simili alla televisione.

    Vogliamo percorrere la stessa strada per quanto riguarda i nostri dati personali che la STASI moderna ovvero Facebook e Google possono dare in mano al governo e alla polizia?

    Prima ci arrestano se pubblichiamo materiale pedopornografico per finire con l’arresto se offendiamo il comune senso del pudore? Con Facebook cha fa da STASI moderna?

  • Di (---.---.---.82) 1 maggio 2013 17:49

    Ma quale STASI. Non diciamo buffonate.

    E non si faccia stupida ironia su un problema serio come la pedopornografia ("parola nuova" o vecchia che sia) che fa tante vittime innocenti.
    I crimini vanno perseguiti e ancor più quelli che colpiscono i minori. Basta con le scappatoie!

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