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La fine dei Pink Floyd

Endless River segna la fine di una delle band più importanti della storia del rock. A 20 anni di distanza dal precedente The Division Bell, i suoni sono gli stessi, cambiano atteggiamento e un mondo che, dopo decenni, si è trasferito nel cielo.

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David Gilmour e Nick Mason
Pink Floyd

David Gilmour ha la barba incolta. Nick Mason guarda distrattamente l'occhio della camera. Entrambi sono quello che rimane dei Pink Floyd. Anno dopo anno si è consumata l'era della band che ha saputo, in ogni modo possibile, innovare la musica della propria generazione e non solo. Dal blandire una chitarra ed agitarla fino a creare la confusione più assoluta, sino al comporre barocche sinfonie che sembrano non avere fine.

La barca di cui prima il timoniere è stato Barrett, seguito da Waters e poi Gilmour, adesso vaga in un fiume quieto, sopra i nembi, sopra ogni altra.

Endless River è un disco che si fa ammirare, nella sua composizione, leggera, distesa su ogni traccia, in cui echeggiano da lontano le impressioni di Wright, le sue dita sui tasti, e la sua voglia, forse, di non licenziare mai un album simile.

Perché no? Si sarà chiesto Gilmour. Il materiale, già presente dai tempi di The Division Bell, riporta proprio a quell'epoca - soprattutto ascoltando tracce come Keep Talking e Marooned -, non teme di essere ripreso con una vena più musicale che lirica (pochi brani cantati e la presenza di Stephen Hawking), e soprattutto non ha paura di far volare, in alcuni pezzi, la chitarra di David ripartendo da dove l'aveva lasciata, alla fine dei '70, più o meno.

Certo, sapere che non ci sarà un tour, non ci sarà più nulla a seguire (dopo 20 anni di silenzio forse è già un regalo abbastanza ricco), il canto del cigno di una band, questo canto nello specifico, non può che far rimanere seduti ad ascoltare, mentre il giovane sulla copertina rema senza fatica verso un mondo circolare in cui tutto riprende. E se fosse Syd, nessuno potrebbe saperlo, così come se fosse un nuovo timoniere che in un'altro mondo si avvia verso la faccia oscura di un qualcosa che ancora non abbiamo conosciuto e soprattutto mai ascoltato.

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