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La contestualizzazione della scomunica e della ‘ndrangheta

“Ri­vo­lu­zio­ne!” Or­mai qua­lun­que atto di papa Fran­ce­sco, an­che il più ba­na­le, vie­ne sa­lu­ta­to in que­sto modo. Fi­gu­ria­mo­ci se la “sco­mu­ni­ca” ai ma­fio­si po­te­va es­se­re esen­ta­ta da que­sto trat­ta­men­to. A ben guar­da­re, però, di ri­vo­lu­zio­na­rio c’è sol­tan­to, an­co­ra una vol­ta, l’en­fa­tiz­za­zio­ne me­dia­ti­ca di pa­ro­le non nuo­ve. O ad­di­rit­tu­ra an­ti­chis­si­me, come “sco­mu­ni­ca”.

La Madonna si inchina al boss

I fat­ti di Op­pi­do Ma­mer­ti­na sono or­mai noti a tut­ti. La pro­ces­sio­ne in ono­re del­la Ma­don­na del­le Gra­zie ha fat­to so­sta da­van­ti alla casa del boss Giu­sep­pe Maz­za­gat­ti, dove alla sta­tua è sta­to fat­to fare un in­chi­no. Non han­no avu­to nul­la da ri­di­re né il sin­da­co né il par­ro­co né gli al­tri fe­de­li par­te­ci­pan­ti al rito: solo i ca­ra­bi­nie­ri si sono al­lon­ta­na­ti per pro­te­sta.

Don Be­ne­det­to Ru­sti­co si è “ram­ma­ri­ca­to” del­l’in­ter­pre­ta­zio­ne data dal ma­re­scial­lo e “del­l’e­co spro­por­zio­na­ta che la stam­pa ha dato pur sa­pen­do che que­sto non è un even­to così ca­ta­stro­fi­co”. Per­ché, se non c’e­ra­no i ca­ra­bi­nie­ri a re­gi­stra­re il fat­to e se non c’e­ra la stam­pa a dar­ne no­ti­zia, tut­to sa­reb­be rien­tra­to nel­la tra­di­zio­ne e nes­su­no avreb­be sa­pu­to nul­la di un fat­to ac­ca­du­to solo die­ci gior­ni dopo la “sco­mu­ni­ca” lan­cia­ta dal papa. Don Ru­sti­co ha so­ste­nu­to che “la pro­ces­sio­ne ha la con­sue­tu­di­ne di un per­cor­so già de­fi­ni­to”, e non ha tut­ti i tor­ti: è tra­di­zio­ne che la pro­ces­sio­ne pas­si e si fer­mi sot­to la casa di “don” Maz­za­gat­ti.

Un uomo che fi­nan­zia co­pio­sa­men­te la Chie­sa lo­ca­le e che co­pre d’o­ro la sta­tua del­la Ma­don­na che gli ren­de omag­gio: chi ha pro­va­to a ru­bar­lo è fi­ni­to am­maz­za­to. Don Ru­sti­co non ci dice per­ché la par­roc­chia ab­bia ac­cet­ta­to quei doni, e per­ché i por­ta­to­ri del­la sta­tua sia­no le­ga­ti alla ‘ndran­ghe­ta. Non ci dice nem­me­no per­ché ab­bia in­vi­ta­to a pren­de­re a schiaf­fi il gior­na­li­sta del Fat­to Quo­ti­dia­no. Non ci dice — ma è in­tui­bi­le — cosa la Chie­sa, che si at­teg­gia a mae­stra di mo­ra­li­tà, pos­sa aver in­se­gna­to in que­sti anni ai suoi fe­de­li di Op­pi­do Ma­mer­ti­na. Non ci dice nem­me­no che lui, don Ru­sti­co, è im­pa­ren­ta­to con don Maz­za­gat­ti.

Scap­pa­ti i buoi, il pre­si­den­te dei ve­sco­vi ca­la­bre­si, mons. Sal­va­to­re Nun­na­ri, ha so­ste­nu­to che era­no i pre­ti che do­ve­va­no “scap­pa­re dal­la pro­ces­sio­ne”. Come al so­li­to (vedi scan­da­li pe­do­fi­lia) si cer­ca di de­ru­bri­ca­re il caso a mo­sca bian­ca, a ec­ce­zio­ne alla re­go­la. Ma nes­su­no (ve­sco­vi, car­di­na­li, papi) pren­de prov­ve­di­men­ti nei con­fron­ti del par­ro­co, che pure sono pub­bli­ca­men­te ri­chie­sti da tan­ti cit­ta­di­ni. Nem­me­no il sin­da­co Do­me­ni­co Gian­net­ta tro­va il co­rag­gio di pren­de­re le di­stan­ze. Ci fa la fi­gu­ra di quel­lo che con­ta meno del boss e del par­ro­co, for­se an­che del di­ret­to­re del­l’a­gen­zia po­sta­le. Sol­le­ci­ta­to dal­la dif­fu­sio­ne del­l’ha­sh­tag #io­non­miin­chi­no da par­te di Fio­rel­lo, lo in­vi­ta alla pros­si­ma fe­sta in ono­re del­la Ma­don­na. Af­fin­ché tut­to cam­bi per non cam­bia­re nul­la.

La scomunica non è più una scomunica

Qua­si in con­tem­po­ra­nea, gli ‘ndran­ghe­ti­sti rin­chiu­si nel car­ce­re di La­ri­no han­no mi­nac­cia­to, e pra­ti­ca­to, lo scio­pe­ro del­la mes­sa: “che ci ve­nia­mo a fare, se sia­mo sco­mu­ni­ca­ti?” Dopo qual­che gior­no lo scio­pe­ro è rien­tra­to: è in­ter­ve­nu­to il ve­sco­vo di Ter­mo­li-La­ri­ni Gian­fran­co De Luca, ha in­con­tra­to i de­te­nu­ti e ha ce­le­bra­to mes­sa per loro. Il cap­pel­la­no del car­ce­re, don Mar­co Co­lon­na (pa­ga­to dai con­tri­buen­ti ita­lia­ni, ri­cor­dia­mo­lo), ha spie­ga­to loro che “il papa non vuo­le cac­cia­re nes­su­no: ha chie­sto la re­den­zio­ne, non l’e­spul­sio­ne”. Per cui con­ti­nue­rà a dar loro la co­mu­nio­ne. Il ve­sco­vo di Cam­po­bas­so, mons. Bre­gan­ti­ni, ha ne­ga­to ogni ri­vol­ta: i de­te­nu­ti, so­stie­ne, han­no solo vo­lu­to por­re una “que­stio­ne”. E in­vi­ta a “chiu­der­si a ri­flet­te­re su come con­ci­lia­re la for­za del­la mi­se­ri­cor­dia con il dram­ma del­la sco­mu­ni­ca”. Per­ché “i de­te­nu­ti sono per­so­ne se­rie”. Nul­la è cam­bia­to.

La cri­mi­na­li­tà or­ga­niz­za­ta è sem­pre sta­ta re­li­gio­sis­si­ma. Oggi si met­te per­si­no a far teo­lo­gia, e non a caso: i de­te­nu­ti di La­ri­no han­no ra­gio­ne, che ci van­no a fare a mes­sa se, ai sen­si del di­rit­to ca­no­ni­co, non pos­so­no ri­ce­ve­re la co­mu­nio­ne? Sem­bra qua­si che, di di­rit­to ca­no­ni­co, ne ca­pi­sca­no più loro che le ge­rar­chie ec­cle­sia­sti­che. Che si stan­no in­ven­tan­do la sco­mu­ni­ca-che-non-sco­mu­ni­ca. Enzo Bian­chi, prio­re del­la co­mu­ni­tà di Bose, che tan­ti pro­gres­si­sti ap­prez­za­no, su Re­pub­bli­ca ha con­te­stua­liz­za­to alla Fi­si­chel­la: il papa “non ha fir­ma­to uno spe­ci­fi­co de­cre­to di sco­mu­ni­ca per i ma­fio­si”, ma ha sol­tan­to “mi­nac­cia­to con lin­guag­gio pro­fe­ti­co quan­ti ap­par­ten­go­no alla ma­fia”. E ha de­plo­ra­to il fat­to che il papa deb­ba “as­sa­po­ra­re an­co­ra una vol­ta il frain­ten­di­men­to del­le sue pa­ro­le e del­le sue in­ten­zio­ni”. Per­ché man­ca­va il pez­zo di car­ta for­ma­le. Del re­sto, il papa non ave­va in­con­tra­to i de­te­nu­ti a Ca­stro­vil­la­ri? La Chie­sa non sco­mu­ni­ca-sco­mu­ni­ca più nes­su­no, solo gli sbat­tez­za­ti, don­ne che abor­ti­sco­no (con tan­to di en­dor­se­ment ai mo­vi­men­ti in­te­gra­li­sti “pro life” da par­te di Ber­go­glio) e cat­to­li­ci ri­for­mi­sti.

Nel frat­tem­po, tut­ti stril­la­no che la ma­fia non ha nul­la a che fare col cri­stia­ne­si­mo, la ma­fia è sen­za Dio, anzi, la ma­fia è “un’or­ga­niz­za­zio­ne che è in sé an­ti­e­van­ge­li­ca e atea”, come ebbe a dire mons. Vin­cen­zo Ber­to­lo­ne, ar­ci­ve­sco­vo di Ca­tan­za­ro-Squil­la­ce. È vero, la ma­fia non ha nul­la a che fare con il van­ge­lo, esat­ta­men­te come le rea­zio­ni dei fe­de­li di Op­pi­do, le pro­ces­sio­ni (tut­te) o il dog­ma tri­ni­ta­rio. Han­no a che fare con la tra­di­zio­ne, e la tra­di­zio­ne è le­ga­ta al ter­ri­to­rio. Quel­lo pre­si­dia­to da don Ru­sti­co, da don Co­lon­na e da mons. Bre­gan­ti­ni col so­ste­gno teo­lo­gi­co del prio­re Bian­chi. Quel­la tra­di­zio­ne che per­met­te an­co­ra oggi alla Chie­sa cat­to­li­ca di so­prav­vi­ve­re.

A no­stro av­vi­so pec­ca­no di trop­po en­tu­sia­smo Ro­ber­to Sa­via­no e il pro­cu­ra­to­re Ni­co­la Grat­te­ri nel­l’at­tri­bui­re al papa il ten­ta­ti­vo di ri­vo­lu­zio­na­re il pro­fon­do sud ita­lia­no. il papa è lon­ta­no, vie­ne per un gior­no e poi scom­pa­re. E come l’in­vi­to ad apri­re i con­ven­ti ai ri­fu­gia­ti, o l’a­ne­li­to di una chie­sa po­ve­ra, le pa­ro­le di Ber­go­glio sor­ti­sco­no un gran­de ef­fet­to sul­l’im­ma­gi­na­rio col­let­ti­vo, ma tut­ti i suoi su­bal­ter­ni (sen­za che il papa li smen­ti­sca) le col­lo­ca­no in­va­ria­bil­men­te nel­la giu­sta pro­spet­ti­va, che è quel­la del­la tran­quil­la con­ti­nua­zio­ne del­la so­li­ta po­li­ti­ca ec­cle­sia­sti­ca. 

Di cam­bia­men­ti con­cre­ti non se ne ve­do­no, né si vede al­cu­na con­ver­sio­ne nel cuo­re del cle­ro. Per il mo­men­to, que­sto è l’u­ni­co dato di fat­to.

 

Foto: Gabriel Andrés Trujillo Escobedo/Flickr

 

 

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