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 Home page > Tempo Libero > Recensioni > La causa occidentale della Guerra in Ucraina

La causa occidentale della Guerra in Ucraina

L'americano Benjamin Abelow ha scritto un coraggioso e breve saggio sull'origine dell'attuale guerra in Ucraina: "Come l'occidente ha provocato la guerra in Ucraina" (Fazi Editore, 2023, 71 pagine, euro 10).

Fin dal 1823 gli Stati Uniti basano la loro politica estera sulla "dottrina Monroe", e "qualsiasi potenza straniera che posizioni delle forze militari nei pressi del territorio statunitense è ben consapevole di varcare una linea rossa" (possiamo pensare ai famosi missili di Cuba e alla reazione di Kennedy). "Eppure, rispetto alla Russia, gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO ignorano da decenni questo principio" fondamentale. "Al contrario, hanno progressivamente fatto avanzare le loro forze militari verso la Russia, fino ai suoi confini" (p. 3). Eppure nei vari media occidentali si professa una strana linea comunicativa che non tiene conto del ruolo di questo tipo di aggressione.

Ora sembra che "Quella che era stata presentata come una limitata iniziativa umanitaria per aiutare l'Ucraina a difendersi è stata modificata per includere un obiettivo ulteriore: indebolire la capacità della Russia di combattere un'altra guerra in futuro. In realtà, è possibile che questo obiettivo strategico fosse sul tavolo sin dall'inizio" (p. 5). A quanto pare "i due obiettivi bellici dell'America non sono compatibili tra loro" (Chas Freeman, ex vicesegretario alla Difesa). La volontà ucraina di non arrendersi sembra pilotata dall'alto da qualcuno operativo negli Stati Uniti.

L'attuale evoluzione bellica in Ucraina sembra procedere in un direzione peggiorativa. "Il risultato è che oggi entrambi i paesi sono più prossimi a uno stato di allerta immediata, il che aumenta la possibilità che un incidente, un errore di calcolo o uno sbaglio del computer portino a uno scontro nucleare" (p. 7). Un analista politico indipendente come Gilbert Doctorow è molto chiaro: "Penso sia estremamente imprudente per un paese come gli Stati Uniti invocare un cambio di regime in un paese come la Russia. E' quasi suicida" (p. 8; https://gilbertdoctorow.com).

Forse è il caso di aggiungere "che per la Russia l'Ucraina" è sempre stata "la più rossa tra le linee rosse" (p. 70).

Infine riporto il giudizio positivo di alcuni lettori di rilievo: Luciano Canfora (introduzione), Chas Freeman (ex vicesegretario alla Difesa per gli affari di sicurezza internazionale degli Stati Uniti; https://chasfreeman.net); Jack F. Matlock Junior (ex ambasciatore degli Stati Uniti in Unione Sovietica); Douglas MacGregor (colonnello in pensione dell'Esercito degli Stati Uniti); Richard Sakwa (professore emerito di Politica russa ed europea all'Università del Kent).

 

Benjamin Abelow ha lavorato a Washington D.C. facendo pressioni sul Congresso relativamente alla politica riguardante le armi nucleari. Ha ottenuto una laurea in Storia dell'Europa moderna all'Università della Pennsylvania e ha conseguito un dottorato di ricerca presso la Yale School of Medicine.

 

Nota - Joshua R. Shifrinson ha testimoniato sulla scorrettezza di un vecchio negoziato risalente all'epoca dell'Unione Sovietica: "Ho potuto visionare contemporaneamente ciò che veniva detto ai sovietici e ciò che le autorità statunitensi si dicevano in privato nelle segrete stanze" (p. 16, rivista International Security e intervista al Belfer Center della Harvard University; http://ssp.mit.edu/people/Joshua-Sh...).

Nota cubana - All'epoca dei missili di Cuba, "gli Stati Uniti rimossero senza troppo clamore i missili piazzati in Turchia, mesi dopo che i sovietici avevano eliminato i loro da Cuba" (p. 33). In realtà "i sovietici posizionarono i missili a Cuba poco dopo che gli Stati Uniti avevano dislocato alcuni missili Jupiter con testate all'idrogeno in Turchia". A chi volesse approfondire alcune questioni militari segnalo https://warontherocks.com.

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