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La bellezza delle nostre città, la qualità delle nostre vite, le responsabilità dei dirigenti pubblici

Sarà forse una visione ingiustificatamente negativa delle cose, la mia, giudicherete voi stessi dopo aver letto questo articolo, ma la mia idea – che appare peraltro confortata dai fatti e dalle circostanze concrete – è che le nostre città vadano di giorno in giorno e sempre di più peggiorando quanto a vitalità, vivacità culturale e servizi offerti. Mi limito qui a citare, tra le città sarde, le ‘mie’ città, Cagliari e Nuoro, centri urbani agli antipodi l’uno rispetto all’altro, uno geograficamente aperto, per la presenza del porto, a quanto proviene dall’esterno, l’altro testardamente chiuso ‘a riccio’ in se stesso, per tradizione qualcuno dirà ma anche per la sua non proprio felice collocazione fisica. Entrambe le città sono, e non da oggi, penalizzate dall’insularità. Entrambe lo sono, drammaticamente, sotto un profilo strettamente economico e sociale; l’una e l’altra risultano essere tragicamente accomunate da una crisi che lascia senza fiato ed energie l’intera Sardegna.

Occorre premettere, a beneficio di coloro che non le conoscono o le conoscono solo in parte, che Cagliari e Nuoro sono città attraenti, incantevoli per più di un aspetto, a misura d’uomo (non solo per la dimensione limitata che caratterizza i due centri ma anche per la presenza, all’interno dei rispettivi territori comunali, di compendi ambientali e culturali tout court di grande rilievo). Entrambe, oggi, resistono con molta fatica sul piano della vivacità culturale che da tempo immemore le contraddistingue: negli ultimi anni sembrano essere sprofondate sotto il peso di una crisi economica, sociale e morale rispetto alla quale, al momento, non si conoscono ne sono visibili vie d’uscita. 

Nuoro città dei musei: sono ben cinque, uno, il MAN, fin dalla sua costituzione, nel 1999, inserito anche nei circuiti dell’arte contemporanea internazionale, gli altri che costituiscono tangibile testimonianza delle radicate, autoctone specificità culturali, antropologiche e storico archeologico naturalistiche del centro barbaricino. Nuoro assediata dalle emergenze archeologiche, urbanistiche ed economiche (la geografia commerciale, qui - basta osservarle attentamente le strade, ogni volta che si capita a Nuoro, è fortemente instabile). Nuoro, centro di riferimento di tutta la barbagia, fa registrare, oggi, una deludente qualità ‘relativa’ del vivere quotidiano. Ciò anche a causa delle non risolte situazioni di degrado esistenti in varie zone dell’abitato, del traffico incontenibile, della perenne mancanza di parcheggi, delle facilmente riscontrabili carenze nella manutenzione e nella valorizzazione del verde urbano (il riferimento è, soprattutto, ai giardini di Piazza Vittorio Emanuele, al parco del colle di Sant’Onofrio e alla pineta di Ugolio). La città soffre per l’assenza di strategie mirate alla sacrosanta e tanto attesa concreta valorizzazione dell’importante compendio naturalistico – turistico del Monte Ortobene.

Cagliari, dal canto suo, fin dalle prime ore del mattino annaspa e stenta e il risveglio e l’inizio di giornata di ciascuno dei suoi cittadini non è mai tranquillo. Il traffico dei veicoli e dei mezzi pesanti che entrano in città ogni giorno si somma a quello, già di per se assai intenso, creato dai mezzi utilizzati per il trasporto pubblico urbano ed extraurbano e dai mezzi con i quali, in orari del tutto inopportuni, viene effettuata la raccolta dei rifiuti. Al problema della regolarizzazione paesaggistica e urbanistico edilizia posto dalla presenza delle numerose piccole strutture ricettive che insistono ai margini del lido cittadino, si aggiungono gli altri problemi del Poetto, spiaggia sempre poco pulita anche d’estate dal cui arenile la sabbia fuoriesce sospinta dai venti di scirocco e di libeccio depositandosi sulla carreggiata. La pulizia e il possibile auspicabile recupero strategico delle aree umide, di quelle che insistono su Calamosca e sul promontorio di Sant’Elia pregiatissime naturalisticamente e sotto il profilo della possibilità che offrono di conoscenza della storia e dell’archeologia della città, e di altre frazioni di territorio che fanno parte del patrimonio pubblico cagliaritano, appaiono quantomeno trascurati.

Di recente è stato rilevato anche su organi di stampa che la passeggiata coperta sotto il bastione di San Remy, a Castello, sta venendo giù; era stata riaperta nel 2008, ma avendo sempre avuto problemi di infiltrazioni d'acqua è stata nuovamente chiusa circa tre anni fa. È stato fatto inoltre notare che la situazione dei cartelli informativi che forniscono informazioni sui monumenti della città nel corso degli anni è peggiorata e tale circostanza si verifica proprio nel momento in cui si parla del capoluogo dei sardi quale possibile capitale della cultura nel 2019. Come giustamente viene rilevato dalla UE "La nomination porta importanti benefici a livello culturale, economico e sociale".

Ci si potrebbe chiedere – fingendo di essere ingenui, se, dal momento che inefficienze, ‘scaricabarile’ istituzionali, incurie e mancati interventi forniscono servizi e risultanze negative che si traducono in un pessimo biglietto da visita per i turisti che vengono (e verranno in futuro, si spera, e anche molto numerosi nel 2019) a visitare la nostra città e ad ammirare e fruire del patrimonio di cui essa dispone, nei casi di incapacità direzionale e di cattiva gestione della cosa pubblica come quelli che si verificano quotidianamente non vadano estese le responsabilità ai dirigenti dei vari settori dell’amministrazione pubblica cittadina. È risaputo che dal settore della burocrazia provengono molte delle pastoie che inibiscono l’azione delle amministrazioni pubbliche.

Le constatazioni e gli auspici di un consigliere comunale cagliaritano riferite recentemente dalla stampa sembrano costituire il sintomo malcelato di un disagio in precedenza raramente esternato da ‘semplici’ componenti del consiglio comunale. Significativamente, tali puntualizzazioni («Non si può andare avanti in questo modo, ognuno si deve prendere le sue responsabilità, compresi i dirigenti», sul quotidiano di Cagliari, l’11 Aprile 2014) sembrano provenire da chi forse non ha troppa dimestichezza nei rapporti con la componente burocratica della PA. Chi ricopre incarichi di governo della cosa pubblica, invece, di solito sa, per averlo sperimentato personalmente o quantomeno per averne spesso letto sui giornali, che di fatto l’attività di controllo sull’operato dei dirigenti talvolta deve essere ‘attenuata’ (si fa per dire, naturalmente...) e filtrata attraverso compromessi che raramente portano benefici alla cosa pubblica.

Non serve abusare degli strumenti che il diritto di critica fornisce al cittadino: sappiamo bene che l’istituzione pubblica comunale, come tutti gli enti locali, deve scontare la continua diminuzione di risorse finanziarie provenienti dai livelli di governo sovraordinati (dallo Stato, in primis) e che la penuria dei mezzi finanziari di norma impedisce la risoluzione dei problemi. Tuttavia, in un periodo in cui, a seguito della presa di coscienza della inadeguatezza di certa classe dirigente che percepisce stipendi elevati e gode di privilegi a cui la maggior parte delle persone non potrà mai accedere, siamo tra coloro che pensano che occorre irrinunciabilmente mettere in evidenza che le nostre città scontano oltre misura inefficienze e cattive gestioni che penalizzano economia e qualità della vita dei cittadini senza che i relativi responsabili siano chiamati a rispondere del proprio operato.

Si rifletta sul solo fatto che numerose amministrazioni (chissà se il Comune di Cagliari è tra queste) non conoscono (incredibile quanto si vuole ma vero!) la reale entità del proprio patrimonio immobiliare. Si tratta di una circostanza che impedisce la messa a disposizione della comunità di beni pubblici di rilevante importanza rendendo impossibile il loro utilizzo in chiave strategica (turistica, sociale, culturale, e via dicendo) da parte delle amministrazioni proprietarie. L’approntamento e l’aggiornamento dell’elenco dei beni di proprietà delle amministrazioni pubbliche è atto di gestione di competenza della struttura burocratica che appartiene a ciascuna di esse. Sappiamo che secondo la legge i funzionari che non adempiono ai propri doveri d'ufficio possono incorrere in responsabilità di tipo diverso: a seconda dei casi è previsto il risarcimento del danno causato e persino il licenziamento del dirigente. Allora, politici? 

 

 

Foto: Jorge/Flickr

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