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La Legge (NON) è uguale per tutti. Normative sul lavoro e doppi incarichi...

La normativa vigente in tema di Lavoro in Italia è la 165/200. All’articolo 53 di tale normativa, si esprime la non possibilità dell’impiegato pubblico a svolgere contemporaneamente due incarichi lavorativi. In pratica, se si lavora nel settore pubblico, bisogna accontentarsi di un solo stipendio. Le cifre le conosciamo e sappiamo anche che sono mediamente da fame in considerazione dell’attuale costo della vita, della crisi economica incombente e di tutta una serie di parametri che messi insieme fanno si che, all’atto pratico, esista una seria discordanza fra, stipendi dei “comuni” cittadini e stipendi e possibilità di cittadini che sembrano – a buona ragione – essere cittadini di un pianeta diverso. Con visione delle cose, capacità economica, serenità personale incommensurabilmente impari rispetto alla massa.
 
Ora, la domanda che nasce spontanea è: se solo pochi eletti possono garantirsi tutte le possibili variabili in ordine di guadagno e la maggior parte di una Comunità invece va alla deriva ed è persino costretta da normative strozzanti, come si può prevedere un rilancio dell’economia globale?
 
Nessuno pone questa semplice domanda. Di conseguenza, nessuna risposta.
 
Prendiamo un caso fra i tanti: Lucio Stanca, che da un lato è Deputato e dall’altro è Amministratore Delegato della Expo s.p.a. Prende circa 700.000 euro annui per l’incarico in expo. Ed una bella somma anche per quanto riguarda il suo incarico di Deputato.
 
Verosimilmente, avrebbe dovuto dimettersi dall’incarico di Deputato non appena presa la decisione di divenire Amministratore Delegato dell’Expò 2015.
 
Realisticamente, non ha fatto nulla del genere. Prende un lauto doppio stipendio ed attende serenamente che la giunta per le elezioni di Montecitorio si esprima per accertare che i due incarichi siano incompatibili. Serenamente, sì. Perché intanto non passerà meno di un anno. Dodici mesi in cui il tesoro mensile verrà comunque diligentemente versato sul suo conto corrente. E c’è da dubitare che la cosa vada avanti, in considerazione del folto numero di personaggi dell’élite italiana con la stessa identica tipologia di “problematica lavorativa”.
 
Doppi, tripli, quadrupli incarichi. E poi ancora, familiari “posizionati” in posti ambiti da chiunque. Senza selezione, colloquio ed eventuale “le faremo sapere”. Nel mondo dei Diritti di chi comanda, tutto questo fa parte di storie di qualcun altro.
 
Pensate invece al caso di un qualsiasi cittadino medio. Moglie, un paio di figli a carico. Un solo stipendio che copre appena le spese di gestione della casa. Le spalle totalmente scoperte. Nessun’altra possibilità se non far coesistere magari un doppio lavoro. Magari pure in orario notturno.
 
Nossignore, non si può. In special modo se si ha la “fortuna” di lavorare nel Pubblico Impiego. Una sorta di giuramento alla causa, che non permette distrazioni. Se non per occupazioni inique e sicuramente non così diffuse, come la “collaborazione con testate giornalistiche” così come si legge al comma 6/a dell’articolo 53 della legge in questione.
 
Eh sì, compensi derivanti “dalla collaborazione a giornali, riviste, enciclopedie e simili”. Pare di vederli, impiegati pubblici impegnati a fornire la loro prestazione d’opera a giornali e riviste, novelli giornalisti e comunicatori. Persino pagati! In un settore dove persino un vero giornalista deve penare e sudare sette camicie per vedersi ricompensare del proprio lavoro.
 
C’è qualcosa che non va. Ed è palese. Il detto “piove sempre sul bagnato” non asciuga le lacrime ed il sudore che decine di milioni di italiani sono costretti a versare per pagare stipendi da nababbo arabo a pochi eletti. E senza troppe storie. E nell’assoluto, fortunato caso in cui, uno scampolo di lavoro ci sia. Che già questo è divenuto un miraggio.
 
Così, nel perdurare di una situazione che nelle vette più alte nasconde una ambiguità totale mascherata da “Casta” nessuno che si ribelli a tutto ciò che viene permesso solo da chi ricopre incarichi destinati – a quanto pare – a chi ha dedicato tempo ed energie, a stringere le mani “giuste” al momento giusto.
 
Tutto il resto, rimane incagliato nella perversione di un Sistema nefasto. Che schiaccia chi è già schiacciato. Spreme chi è già spremuto. Uccide chi è moribondo.
 
Molecole di un mondo estremo, ove qualsiasi atto è contrario a qualsiasi logica. Ed è perverso nell’esatto istante in cui, viene omologato. Di conseguenza, accettato.
 
Da chi? Incredibilmente, dalla Massa. Quella che muore di incertezze e paga l’obolo – tremendo – a chi ha compreso da subito, da che parte stare.
 

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