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La Croazia in Europa senza entusiasmo

Dal primo luglio la Croazia è il ventottesimo membro dell'Unione Europea. Dopo la Slovenia, è il secondo Paese dell’ex-Jugoslavia a entrare a farne parte, ma i festeggiamenti sono smorzati dalla grave situazione economica in cui Zagabria versa.

Questo, unito alla lunghezza eccessiva (2005-2011) dei negoziati, frutto del peso della guerra degli anni Novanta, della difficile riconciliazione con le ex repubbliche jugoslave e del non facile processo di democratizzazione delle istituzioni, ha molto raffreddato gli entusiasmi dei croati alla viglia dell'adesione. L'astensione del 79% alle sue prime elezioni europee e del 57% al referendum interno sull'adesione sono i segni più evidenti della crescente disillusione croata nei confronti dell'Europa.

Per celebrare l'ingresso di Zagabria come 28esimo Stato membro, dal 24 giugno al primo luglio Presseurop ha pubblicato ogni giorno un articolo del quotidiano Novi List sulla Croazia alla vigilia dell'adesione.

In sintesi, i croati sono divisi nelle loro aspettative: alcuni temono l'arrivo dell'austerity, altri sperano nelle opportunità offerte dall'apertura dei confini. Germania, Austria e Italia temono un’invasione di lavoratori croati dopo l’adesione di Zagabria e si preparano a limitare i flussi di manodopera. Serpeggiano disillusione e scetticismo delle fasce più deboli della popolazione, soprattutto degli operai e dei piccoli artigiani, timorosi che Bruxelles trasformi Zagabria in una "piccola Cina europea".

L’ingresso nel mercato comune europeo esporrà le aziende croate a una maggiore concorrenza, che penalizzerà soprattutto le imprese più piccole e meno all’avanguardia. Nei dieci anni intercorsi tra la domanda di adesione e l'ingresso nella UE, il percorso di riforme necessario per adeguare le istituzioni croate agli standard europei hanno profondamente cambiato il volto del Paese.

Infine, Novi List ricorda che per un Paese con un passato di guerre e di regimi autoritari, aderire all'Ue significa prima di tutto entrare in una comunità di valori positivi

Questo per quanto riguarda Zagabria. E per Bruxelles, invece, cosa cambia? Secondo la stampa europea l’allargamento non risolverà alcun problema e pone interrogativi sulla forma futura dell’UE.

Secondo Limes, invece:

L'ingresso della Croazia nell'Unione Europea, evento dagli effetti pratici immediati piuttosto modesti a Bruxelles, è un fatto politico fondamentale in vista del definitivo aggancio dei paesi dei Balcani occidentali - quelli che un tempo componevano la Jugoslavia - all'orbita europea.

Per quanto secondo una crescente parte dell'opinione pubblica continentale l'Unione non abbia nulla da guadagnare da un allargamento a questi paesi, il processo di stabilizzazione dell'area e la sua integrazione nel sistema economico-politico europeo compiono grazie all'adesione croata un significativo passo in avanti.

L'integrazione della Croazia all'Ue, effettiva da oggi lunedì primo luglio - ricuce appunto simbolicamente una serie di profonde fratture legate alle vicissitudini storiche di tutto il continente.

Insomma l'adesione sarà un'opportunità per ambo le parti, in teoria. In concreto Zagabria, appena entrata a Bruxelles, è già a rischio sanzioni per i suoi pessimi indicatori macroeconomici. Non proprio il modo migliore di dare il benvenuto.

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