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La donna oggetto

Bellezza e giovinezza, bastano per essere felici?

Sta tornando di moda la famosa “donna oggetto” degli anni ’60. Un tipo di donna resuscitata, nella quasi indifferenza generale, dopo essere stata affossata molti anni or sono dal femminismo militante sessantottino e da una certa etica cattolica, etica usata talvolta anche con un fine condivisibile.

 

Dico talvolta perché l’ultima uscita del Papa contro l’uso del preservativo va esattamente nel senso opposto. Crea cioè un clima di ostilità religiosa verso un oggetto che, se correttamente usato, non risolve certo il problema ma può comunque rappresentare una certa barriera alla diffusione della malattia, endemica in quelle regioni.

 

Alcune voci in Europa si sono levate per questa infelice battuta (solo l’ultima di una serie, un po’ come il nostro Cavaliere nazionale) ma come al solito in Italia abbiamo cose ben più importanti da fare. Chissà in cosa saranno indaffarati i nostri “pianisti” dopo averci fatto spendere 500 milioni di euro per impedire loro di intascare i 250 legati alla loro presenza in aula. E’ una vergogna nazionale di cui non riesco a capacitarmi e che mi spinge talvolta verso un certo qualunquismo che mi fa leggere con interesse, e talvolta partecipazione, le lettere di Beppe Grillo. Un’antipolitica, come viene definita, sicuramente da respingere in un sistema democratico ma che contiene, purtroppo per noi, molte verità inconfutabili riguardo alla nostra classe politica.

 

Ma parlavo della donna oggetto.

 

In molte trasmissioni televisive di intrattenimento in prima serata, e non parlo di quelle tipicamente e volutamente da guardoni come il Grande Fratello e simili, ma intendo quelle da famiglia, da guardarsi insieme prima e dopo la cena. In queste trasmissioni si fa a gara, indipendentemente dagli argomenti di cui si discute, per far apparire in scena donne giovani e carine, molto spesso in abbigliamento francamente discinto.

 

Come uomo sarei molto più stimolato da belle donne vestite con eleganza e ritengo che il vero fascino femminile non si esprima col nudo ma con quella parzialità intrigante, ad esempio della minigonna, che più che far vedere lascia immaginare.

 

Forse è la mia età matura e può darsi che i giovani non abbiano questa sensibilità e siano più attratti da un corpo nudo o quasi, ma questa è solo una mia idea e non posso certo considerarla universale.

 

Solo che alla vista di queste signorine, insieme ad una certa innegabile e ormonale curiosità, associo subito un altro sentimento inatteso, quello delle pena.

 

A me fanno un po’ pena o al limite una certa tenerezza. Sono sempre sorridenti, molto spesso le scopriamo a guardare l’obbiettivo della telecamera con sorrisini ammiccanti, risatine ammalianti, espressioni impostate. Vorrebbero in tutti i modi, in quei setto o otto secondi di inquadratura, di farsi vedere, di stimolare magari l’interesse di un signore non più giovanissimo ma benestante, di un calciatore famoso o anche di un noto attore che le voglia conoscere, con cui sognare di avere una relazione, per essere poi lanciate nel “grande mondo dello spettacolo” e comparire fotografate su qualche giornale di gossip. E’ come una giocata al lotto, un biglietto fortunato, una schedina vincente. La fortuna, e non altro, in quei dieci secondi in cui la telecamera non può fare a meno di inquadrarle.

 

Sempre sorridenti sembrano persone estremamente felici, che godono non solo della loro bellezza e giovinezza ma anche della loro posizione privilegiata di apparire, di essere in televisione.

 

Non so se sia veramente così e se non invece nella maggior parte dei casi per essere arrivate dove sono magari senza merito, senza preparazione professionale, senza cultura, senza niente se non la loro giovane età non siano invece state sfruttare, strumentalizzate, abusate. Che soprusi ed umiliazioni mi immagino debbano aver subito per essere dove sono perché non credo sia facile, se non sai far niente, se non hai preparazione, cultura, se non hai messo impegno, se non hai sgobbato, sudato, sopportato, se non hai niente da mettere sul piatto se non la tua bellezza e giovinezza le strade sono molto strette. Di ragazze giovani e belle ce ne sono tante e se su quello si deve basare la selezione le possibilità di emergere sulle altre non sono molte. E chi arriva ha sicuramente pagato un prezzo che può essere anche molto pesante.

 

Mostri il sedere, fai due mossettine intriganti, continui a guardare sorridendo la telecamera perché speri che ti si veda bene, conti fino a dieci e poi esci di scena.

 

Puoi anche telefonare a casa per dire agli amici che sarai in televisione, i tuoi genitori saranno davanti all’apparecchio e diranno “eccola! eccola” con la tua nonna che farà la lacrimuccia ma il tuo futuro rimarrà incerto.

 

Io auguro a tutte queste donne oggetto che non ce la faranno a diventare delle star che almeno questa parentesi televisiva rimanga per loro un bel ricordo, che serva a maturarle, a migliorarle,  perché bellezza e giovinezza sono quelle cose effimere che tutti noi abbiamo avuto e che hanno certamente un loro valore ma limitato ad un periodo troppo breve, su cui non si può impostare una vita intera.

 

Perché la vita è impegno e sacrificio e se anche i nostri media deviati mostrano una via assai più facile, essi rappresentano una realtà finta, mettono in mostra personaggi finti, ambienti finti, dove esiste una finta allegria, una finta felicità, una vita da schermo televisivo, molto lontana da quella reale dove queste “ragazze oggetto” devono riuscire a trovare la loro strada, quella vera della loro vera vita.

 

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