• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > L’ipocrisia del proibizionismo

L’ipocrisia del proibizionismo

Si spendono fiumi di parole sull’argomento, si accendono dibattiti violenti che vedono coinvolte le Istituzioni ai livelli più alti, la Magistratura e soprattutto la Chiesa. Si restringe o dilata la dose minima consentita a seconda che il Governo sia di destra o di sinistra ma guai a parlare di legalizzazione: in quel caso levate di scudi bipartisan ed accuse di indegnità morale e collusioni con la delinquenza. I pochi che hanno cercato di proporre una visione alternativa sono stati costretti a gesti clamorosi, come quando Marco Pannella si fece arrestare per aver fumato marijuana in pubblico o, in tempi più recenti Caruso confessò di aver piantato semi di "erba" all’interno della Camera. Ma qualcuno si è mai accorto che il proibizionismo non riguarda il problema della tossicodipendenza e del disagio di tanti giovani ed anzi nemmeno lo sfiora da vicino?

Nei tanti anni di lavoro volontario presso centri di recupero per tossicodipendenti ho sentito storie di ogni genere e conosciuto persone di tutti i tipi e di diverse estrazioni sociali; ho gioito per recuperi che sembravano impossibili e pianto persone che non ce l’hanno fatta; ho partecipato al dibattito sul metadone ed assisitito al boom della cocaina prima ed a quello delle nuove droghe sintetiche poi. Una sola cosa non ho mai visto e di certo non vedrò mai: qualcuno che abbia smesso perchè la droga è proibita. Ma cosa volete che importi a che decide di trasgredire o a chi è così disperato da rischiare la vita infilandosi un ago nelle vene della minaccia di una sanzione amministrativa, del ritiro della patente o magari anche dell’arresto? E poi siamo davvero sicuri che la droga sia proibita?

Certo ufficialmente lo è ma sappiamo tutti che poi di fatto, di fatto circola liberamente quasi dovunque: nei parchi, nei centri storici delle metropoli, nei privè delle discoteche e perché no anche nelle scuole. Non c’è bisogno di andare ad Amsterdam e nemmeno nelle zone franche o nelle periferie degradate delle nostre città, quelle sottratte al controllo della legge; la droga fa parte di noi, del nostro quotidiano perchè tutto nella società in cui viviamo è funzionale ad essa: i ritmi, i messaggi che ci provengono dall’alto, la mancanza di valori, la ricerca esasperata del successo ad ogni costo e delle strade più facili per raggiungerlo. Ma ammettiamo pure per assurdo che si riesca, con uno sforzo sovrumano delle forze dell’ordine o magari per un intervento di chissà quale divinità a far si che tutte le sostenze stupefacenti spariscano come per incanto dalle nostre strade: credete che il problema sarebbe risolto? Io dico di no, la tossicodipendenza è un punto d’arrivo e riguarda la persona, il suo malessere ed i suoi vuoti ed in tutto ciò la sostanza è un dettaglio. O meglio dettaglio fino ad un certo punto, visto che muove capitali e giri d’affari da capogiro, sovvenziona guerre e gruppi di terroristi, fa cadere governi ed arricchisce i clan, ma questo è un altro discorso ed ancora una volta c’entra poco o nulla con chi la usa. Certo, si potrà obiettare che sarebbe un messaggio del tutto negativo per le nuove generazioni ammettere che drogarsi è lecito, un duro colpo all’etica ed alla morale pubblica ma proviamo ad analizzare. E’ forse meno pericoloso o dannoso per la salute e l’ordine pubblico l’abuso di alcool che pure è in aumento soprattutto tra i giovanissimi? E’ forse tanto diversa dalla droga la dipendenza dal gioco che pure viene incoraggiata in ogni modo con messaggi che lasciano intravedere una ricchezza facile, mentre invece a guadagnarci saranno i soliti ed a rovinarsi in molti? Chiuso il discorso sull’etica e la morale pubblica.



Ed i vantaggi della legalizzazione quali sarebbero invece? Innanzitutto il controllo dei traffici passerebbe dalle mani della malavita a quelle dello Stato e forse, uscendo dall’illegalità e dall’emarginazione, eserciti di disperati riuscirebbero a ritrovare un minimo di dignità e di decoro. Poi sicuramente diminuirebbero i problemi legati all’ordine pubblico, i decessi e le malattie correlate all’uso di droghe, sarebbe più facile conoscere il problema e quindi affrontarlo. Insomma mica poco rispetto ad un finto moralismo peraltro contraddetto in modo evidente da comportamenti opposti in circostanze analoghe. Ed allora perché non si fa? Perché ci vuole coraggio, perch* bisognerebbe dare una svolta anche a costo di perdere inizialmente il consenso di quella parte della popolazione meno lungimirante che rappresenta, ahimè, la maggioranza, anche dei voti. Purtroppo un simile modo di ragionare e di valutare i problemi non appartiene alla cultura ed alla forma mentis di chi ci governa e nemmeno di chi ci ha governato in passato ed allora meglio tirare a campare... Anzi a morire.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares