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L’intelligenza dei droni

Il dibattito sulle circostanze della morte di Giovanni Lo Porto si è concentrato – come spesso accade in Italia – su aspetti secondari o comunque scontati, come sapere se Obama aveva mentito al momento dell’incontro con Renzi o se aveva mentito quest’ultimo. Che importa avere l’ennesima conferma che tutti i governanti mentono sistematicamente?

Quello che doveva essere invece sottolineato ed è stato in genere taciuto, almeno nei primi commenti e negli editoriali, è che per l’ennesima volta è emerso che i droni non sono un’arma risolutiva. Il loro pregio è solo quello di garantire l’impunità a chi li guida da enorme distanza, accentuando il carattere asimmetrico dei conflitti. I droni dovrebbero permettere più efficacemente gli assassinii a distanza. Ma sbagliano con una altissima frequenza il bersaglio, esattamente come avveniva con i bombardamenti tradizionali. Anche se è lontano, c’è sempre un uomo dietro la guida o la programmazione di queste armi micidiali.

Se i cosiddetti “danni collaterali” aumentano, d’altra parte, non se ne parla se non quando non si può proprio evitare di farlo, dato che a essere colpito è un europeo o un americano. Come non se ne parlava quando erano anche i “nostri bravi ragazzi” a sparare all’impazzata per rappresaglia a Mogadiscio, o per panico in Afghanistan o in Iraq. Ogni tanto è trapelata qualche notizia e qualche video di un’ambulanza colpita o di una festa di nozze scambiata per raduno di combattenti, ma poi la vicenda è stata cancellata e archiviata, dato che non c’era nessuno a prendersi cura di difendere almeno la memoria delle vittime incolpevoli. Quando c’è stato chi lo ha fatto, per la dignità di un grande paese come l’India, in Italia una campagna sciovinistica e xenofoba forsennata lo ha presentato come un paese barbaro, e ha trasformato in eroi i due sparatori perlomeno maldestri (se non hanno sparato intenzionalmente per razzismo e disprezzo della gente di colore…), e ha fatto dimenticare che la loro presenza armata e ben retribuita su navi private non era mai stata approvata o almeno discussa in parlamento. Per la maggioranza degli italiani, disinformati da una vergognosa campagna bipartisan, le vittime sono loro e non i pescatori assassinati.

Gli Stati Uniti, che non sono certo un esempio di etica applicata ai conflitti, i droni finora ce li hanno venduti ma senza i missili; li hanno rifiutati anche a Renzi nell’ultima visita, probabilmente per il timore che fossero usati incautamente, provocando reazioni maggiori. È vero che c’è l’abitudine di vendere a paesi di second’ordine come l’Italia o la Grecia aerei senza motori o senza parti essenziali, per costringerli a spese successive diluite nel tempo, ma probabilmente in questo caso ha pesato di più il timore dei danni irreparabili che la fregola interventista del governo Renzi-Pinotti & C. poteva provocare con una nuova impresa da apprendisti stregoni in Libia. Probabilmente Obama pensava anche che non era possibile tenere ancora a lungo nascosta la notizia della morte dei due volontari sequestrati, tenuta in frigo da gennaio ma già trapelata negli USA, e temeva reazioni ben più gravi di quelle che ci sono state. Per questo è possibile che abbiano concordato (facilmente, dato che Renzi l’inglese lo parlicchia ma non lo capisce bene) di aspettare qualche giorno per dare la notizia. A Renzi conveniva, dal momento che la notizia della morte di Lo Porto avrebbe incrinato l’effetto propagandistico della sua gita a Washington.

Ma non è questo l’essenziale. Il fatto da discutere è che non sono servite a molto le imprese di guerra con “gli stivali a terra” (in Afghanistan, o in Iraq), ma gli assassini mirati servono a meno ancora e fanno danni ulteriori (come la “semina” di nuovi terroristi…).

Emanuele Giordana sul Manifesto ha fornito alcuni dati ricavati dal rapporto You never die twice dell’associazione Reprieve, che si occupa di “violazioni estreme dei diritti umani”. Li riporto:

“Abbiamo identificato 41 uomini che hanno vissuto solo una volta, ma che sono morti molte volte. Ognuno di loro è stato un obiettivo dato per morto almeno tre volte prima che lo fosse veramente. In alcuni casi, c'è chi è stato preso di mira sette volte… I raid uccidono in media 28 altre persone prima di colpire il proprio obiettivo. In totale, fino a 1.147 persone potrebbero essere state uccise durante i tentativi di ucciderne 41… e nonostante più tentativi, almeno sette di questi 41 ricercati sono probabilmente ancora in vita.”

Reprieve questala chiama: “legge del drone”…

Mi pare evidente che una sinistra degna di questo nome, quali che siano le sue dimensioni e la sua rappresentanza nelle istituzioni, dovrebbe ogni giorno martellare per le strade e nei posti di lavoro chiedendo non la riduzione ma l’eliminazione delle assurde spese militari, che non ci difendono da nessun pericolo, ma ne creano di nuovi. Ogni parente o amico delle tante vittime collaterali (che si contano non a unità, ma a centinaia di migliaia) potrebbe essere tentato di rispondere con l’arma classica di chi è più debole: il terrorismo individuale. Un’arma terribile, non sradicabile a colpi di cannone o con i bombardamenti aerei, e che richiederebbe casomai un’intelligence degna di questo nome, che a quel che si è visto non c’è (in Italia ma anche in altri paesi, Stati Uniti compresi), o meglio è solo una struttura parassitaria che mangia altri miliardi pubblici senza saper svolgere il suo compito di protezione dei cittadini.

Rifiutare in blocco queste spese inutili e dannose (oltre che incontrollabili perché protette dal segreto militare), non sarebbe “estremismo” ma la conseguenza logica di un esame spassionato dei risultati ottenuti in questi decenni di “imprese umanitarie”: lo sfacelo totale di molti paesi dell’Africa e del Medio Oriente, ma anche la distruzione progressiva del welfare che sembrava conquistato per sempre da tutti i paesi capitalistici avanzati. Mentre nessuno dei governi impegnati in queste imprese si preoccupa delle catastrofi ambientali ormai incombenti. Bisogna fermarli!

Foto: Flickr (Autore codepinkphoenix)

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.200) 29 aprile 2015 11:30

    In questa faccenda di ammazzare la gente mediante dei droni ci sono molti aspetti: gli inevitabili errori, il fatto che l’assassino stia lontanissimo e protetto da anonimato, la totale slealtà del combattimento, in cui l’assassino non rischia niente e dispone di altissima tecnologia mentre gli assassinati no...

     

    Ma prima di questi aspetti ce n’è uno pregiudiziale a tutti gli altri: da diversi secoli noi viviamo in stati nazionali retti da un patto sociale per cui i singoli rinunciano a farsi giustizia da soli e delegano la giustizia allo stato. Questo la esercita in forma pubblica e -normalmente- attraverso un processo che deve seguire le leggi di quello stato e che prevede i diritti di difesa dell’imputato. Non è ammesso che lo stato non faccia alcun processo e incarichi un sicario di ammazzare quello che lui ritiene colpevole. Perfino Stalin si sentiva in dovere di processare formalmente e condannare (sappiamo come) chi lui mandava in Siberia. Ci sono stati crimini contro l’umanità commessi dagli squadroni della morte in Brasile, in Argentina, in Nicaragua, in cui uno stato fascista inviava -non ufficialmente- i suoi sicari e faceva sparire gli oppositori; questi crimini sono stati condannati da tutto il mondo e quei governi (normalmente governi fantoccio di Kissinger e degli USA) delegittimati di fronte al diritto e di fronte alla storia.

     

    Con i droni USA sta accadendo proprio questo, ma con una variante: il governo di un paese (gli USA) uccide chi gli pare, senza alcun processo, non tanto nel suo paese, ma in altre parti del mondo.

     

    Sappiamo che dietro ci sta la teoria di W. Bush, per cui gli USA sarebbero sotto attacco e si stanno difendendo in qualsiasi parte del mondo, ma i cittadini USA hanno eletto Obama proprio per cambiare registro, e invece da questo punto di vista le cose sono anche peggiorate.

     

    Comunque, indipendentemente da chi votano i cittadini nordamericani, mi sembra incredibile che i cittadini di tutto il mondo e i loro governanti accettino questa enorme violazione di ogni diritto di legge, di diritto internazionale e di civiltà.

     

    Il fatto poi che i droni sbaglino bersaglio oppure che lo centrino (come è successo in quel caso) ma che non si sappia chi c’era dentro il bersaglio è tutt’altra faccenda, direi secondaria.

     

    Aggiungerei un sospetto: il fatto che non ci siano proteste ufficiali da parte di altri governi potrebbe dipendere dal fatto che "quel precedente" non dispiaccia poi tanto. E’ legittimo sospettare che ciascun governo mediti: perchè no? potrebbe convenirmi! Invece che chiedere l’estradizione risolvo subito io.

    E’ ciò che fece il governo fascista con i fratelli Rosselli, in tempi in cui i droni non c’erano. Il rischio che in futuro l’omicidio mediante un sicario-drone diventi una prassi è reale.

     

    GeriSteve

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