• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > L’incapacità dell’uomo di vivere in armonia con la natura

L’incapacità dell’uomo di vivere in armonia con la natura

Albert Einstein diceva: “L’uomo ha scoperto la bomba atomica, però nessun topo al mondo costruirebbe una trappola per topi”. Un topo, certamente no; ma poniamo per assurdo il caso che i topi avessero la fortuna (o la sfortuna) di evolversi come l’ebbero i primi ominidi alcuni milioni di anni fa. Da circa 35 mila anni il risultato della lunga evoluzione di quest’ultimi è l’Homo Sapiens Sapiens, cioè, noi. Se i topi in qualche milione di anni trovassero le condizioni idonee per sviluppare il loro primitivo cervello e assumere la stazione eretta (utile per liberare gli arti superiori che trasformandosi in mani sviluppano l’abilità nel costruire utensili e manufatti), probabilmente diventerebbero intelligenti e coscienti come noi. Svilupperebbero il pensiero, la creatività, l’introspezione e, cosa molto importante, un linguaggio articolato che gli consentirebbe di comunicare all’interno di una struttura sociale viepiù complessa. Con tali elevate facoltà, in qualche migliaio di anni creerebbero una loro cultura, varie religioni e probabilmente una scienza e una tecnologia avanzate.

A questo punto pensate ancora che un topo non costruirebbe una trappola per topi? L’uomo per sopravvivere non fa come il leone che uccide una gazzella solo per sfamarsi; anche se in realtà lo fa la leonessa per lui e i loro cuccioli: il solo istinto non le permette rivendicazioni femministe. Sembra proprio che all’uomo non basta sopravvivere, egli vuole ipersopravvivere. Egli è capace di uccidere mille o diecimila gazzelle, lasciandole poi anche imputridire, per un deviato istinto di iperconservazione familiare o al massimo di casta, e lasciare affamati mille o diecimila suoi simili. Il suo naturale istinto di sopravvivenza si è trasformato in un’assurda ed esagerata volontà di potenza e di dominio, in una folle e sfrenata corsa alla territorialità più sproporzionata. Tutto ciò lo perpetra a discapito dei suoi simili, e pure del resto del regno animale e vegetale; e in definitiva anche ai danni di se stesso.

Se il topo o il leone non si comportano in una maniera tanto distruttiva, significa che il motivo deve risiedere nelle facoltà elevate che tanto li differenziano dall’uomo. E la distruttività dell’uomo è direttamente proporzionale al suo livello tecnologico e inversamente proporzionale al suo grado di spiritualità. Sopravvivere è dura per tutto il regno animale, anche per l’uomo, specie in passato quando la sua economia era rudimentale e pressoché inesistente la nozione della giustizia sociale e della distribuzione della ricchezza. L’uomo però ne ha la triste consapevolezza ed erroneamente e stoltamente pensa che la soluzione sia iperaccumulare cibo (più esattamente, ricchezze e potere) per ovviare a possibili carestie nel futuro.

Purtroppo l’intelligenza e la cultura di una certa parte dell’umanità, specie e guarda caso di quella che va a governare (leggasi dominare), si sono fermate al solo stadio scientifico-tecnologico che inevitabilmente li induce a mercificare tutto. Costoro, mutilati del lato spirituale, non arrivano a comprendere che una sola gazzella gli basta e avanza; che vivere in armonia coi propri simili e il resto del pianeta è più gratificante e più vantaggioso ai fini della sopravvivenza di qualsiasi potere e ricchezza spropositati. Non comprendono che collaborare è molto più utile che guerreggiare. Cosicché, nell’attuale complessa struttura sociale e grazie all’enorme potere derivante da simile “mutilo” progresso scientifico-tecnologico, la tendenza dei pochissimi detentori e manipolatori di esso è uccidere mille o diecimila gazzelle lasciando affamati coloro che non lo detengono realmente. Questi sono la maggior parte e devono accontentarsi degli avanzi. Credo che le masse non attratte dalle sirene del potere abbiano maturato un grado di spiritualità di gran lunga superiore, ma restano intrappolate all’interno delle invisibili ma efficaci gabbie della finta democrazia abilmente congegnata dai pochi. In mezzo ci sta una discreta quantità pur’essa attratta dalla mercificazione capitalistica-finanziaria, ma non avendo l’abilità o i mezzi idonei per conquistare il potere, ne diventano il braccio armato che serve a perfezionarlo e a perpetuarlo.

Rispondendo alla domanda del titolo di questo scritto, dico che se i topi si evolvessero come l’uomo, non costruirebbero trappole per topi soltanto se al progresso scientifico-tecnologico riuscissero ad affiancare sempre quello interiore-spirituale.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares