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L’impressionante velocità del web: il “caso” Vianello

L'impressionante velocità del web: il “caso” Vianello

Ieri mattina è (purtroppo) scomparso uno dei pilastri del mondo dello spettacolo italiano: Raimondo Vianello.

Ci mancherà. E putroppo non si vedono all’orizzonte maestri della risata come lui.

Ma non è di questo che voglio parlare.

Il triste evento ha dato ancora una volta prova dell’impressionante velocità che ha raggiunto il web nel diffondere le notizie anche e soprattutto al di fuori dei circuiti istituzionali (testate giornalistiche online, agenzie di stampa online, etc.).

11:02 = la notizia viene pubblicata su Corriere.it

10:48 = la notizia viene pubblicata su Repubblica.it

10:27 = lancio d’agenzia ANSA (in realtà la prima battuta ANSA sembra risalire alle 10:19)

10:14 = lancio d’agenzia ITALPRESS

10:10 = sembra essere questo l’orario del primo twit su Twitter

10:08 = update della pagina ufficiale del Corriere.it su Facebook

La spiegazione potrebbe essere questa: la redazione del Corriere.it ha appreso la notizia per prima, aveva fonti abbastanza certe ma non poteva rischiare di non verificarle al 100% prima di lanciare la news in prima pagina sul portale.

Ha così deciso di utilizzare la propria pagina ufficiale su Facebook per iniziare a diffondere la news e contemporaneamente verificarla.

Qualche fan ha ripreso la news e l’ha twittata. Poi le agenzie l’hanno “ufficializzata” e la news è arrivata anche al mainstream attraverso i due portali di informazione principali (Corriere e Repubblica).

Tra la comparsa della notizia e il primo twit che ha dato vita al tam tam sono trascorsi 2 minuti.

Perchè la notizia venisse ufficializzata sono serviti circa 15 minuti.

La news è giunta al mainstream dopo circa 40 minuti.

Sia chiaro, tutto questo non cambia il mondo e non cambia la vita, ma mi ha fatto riflettere il fatto che questa cosa in Italia fino a pochi mesi fa non sarebbe accaduta.

Sarebbero mancati i primi due tre passaggi e si sarebbe partiti direttamente dal lancio delle agenzie.

Segno che anche l’Italia è ormai molto attiva sui social network (ormai non solo su Facebook ma anche su Twitter).

Segno che anche noi facciamo progressi.

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