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L’ignoranza e la stupidità minacciano la cultura del saper fare

Nozionismi, sproloqui, eccessi informativi offuscano l’arte della riflessione, l’autocritica e l’onestà intellettuale.

Informazioni, eccessi, sproloqui letterali, cumulo di nozioni danno filo da torcere all’arte della riflessione, all’autentica cultura, all’autocritica genuina e all’onestà intellettuale. Dita distanti, veloci, su tastiere bollenti sparano frasi e parole gettate d’impulso per far sapere qualcosa, anche se non pertinente o importante, affollano gli spazi virtuali e il tempo della gente. Sono questi, oggi, i modi di parlare e parlarci, trarre indicazioni e pensieri, fugare dubbi e decidere nell’immediatezza, mentre siamo attorniati da confusione e coacervo d’emozioni, spesso indecifrabili.

Paura riflessa sui volti della gente, nei cuori che non pensano al futuro e vivono traviati il presente, con un passato smemorato nonostante la potenza degli archivi digitali e delle memorie artificiali. Noi umani, tendiamo a renderci più artificiali leggendo dell’ignoranza e credendoci convintamente internauti fluttuanti tra stupidità e smemoratezza senza riuscire a pervenire a niente di sostanzioso e utile.

Noi umani con internet, Google, Wikipedia, Facebook e cinguettii vari, cantiamo la nostra perenne connessione con il mondo ma ci disconnettiamo con noi stessi, con la coscienza consapevole, con l’unità della storia personale e con il prossimo che resta sconosciuto.

Abbiamo strumenti veloci d’informazione, notizie fulminee colpiscono il nostro occhio distratto, il lavoro è rivoluzionato ma siamo rimasti indietro con la ricerca intelligente del nostro Sé offuscato da attività esteriori caotiche e chiassose, iperattive e sovente inconcludenti.

Ci siamo a tutte le ore sui social media, ma non ci siamo con i risultati collettivi, con la cultura del lavoro produttivo e proficuo, capace di creare ricchezza emotiva, psichica oltre che materiale. Non ci siamo con il fatto che stiamo regredendo a livello funzionale scrivendo male, comunicando poco, leggendo del nulla che si gonfia sui giornali; i libri anche digitali sono poco letti e tante chiacchiere rimangono senza spirito d’intervento per migliorarsi.

Assistiamo alla fiera dell’ignoranza che non guarda in faccia a nessuno, sale al potere, disbriga pratiche distrattamente, proclama vittorie inesistenti e cambiamenti improbabili, discute del nulla e si ammanta di splendore opaco e consumato. Siamo davanti alla TV seduti sui nostri problemi, afflitti dalle notizie che tra loro si rincorrono, quasi a nutrirsi mangiandosi a vicenda in continua rincorsa come cavallette impazzite. Assistiamo a tutto e al contrario di tutto, si parla in modo da fare continue promesse e ogni volta è un farne delle altre senza fine e senza pudore.

Puntiamo la nostra attenzione alla cultura statica e nozionistica, come se sapere la definizione di qualcosa fosse la definizione di un problema e la sua risoluzione. Puntiamo sulla teoria che riempie d’orgoglio, dotti e acculturati in genere, ma poi dimentichiamo che l’agire ha necessità di competenze pratiche e la cultura è anche uno stile di comportamenti appresi.

Bisogna motivare la propria formazione specifica, intelligente e abile, risolvere casi concreti e saper fare sistema collegando il nostro personale sapere con quello degli altri. Pensiamo di saper tutto e proprio per questo sappiamo sempre meno, poiché la saccenteria procura la cultura dell’ignoranza.

Foto: Wikimedia.

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