• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Recensioni > L’etica in un mondo di consumatori

L’etica in un mondo di consumatori

Nel compiere i nostri gesti comuni nella storia di ogni giorno è un fatto che i limiti spazio-temporali siano stati abbattuti e con il mercato globale si è innestata una fitta rete d'interdipendenza a livello planetario.

Zygmunt Bauman è un noto pensatore che ha definito il concetto della "modernità liquida", professore di sociologia alle Università di Varsavia e di Leeds, scrive un libro interessante che mette in relazione il profilo dell'attuale consumatore-sociale globalizzato e la necessità dell'etica nell'interdipendenza globale, dove le decisioni di ognuno influenzano quelle di altri.

L'etica in un mondo di consumatori, Zygmunt Bauman, Laterza, 2011, 241 pagine

Nel compimento delle scelte di consumatori non è conveniente sottrarsi nel considerare l'etica e la moralità durante il percorso che conduce all'acquisto.

Per l'autore, il mercato globale ha portato anche degli squilibri nella società dell'uomo e innestato in molti il concetto che si è liberi da vincoli e si può vivere in libertà senza responsabilità. Si sgretola così il significato dell'etica comportamentale e di una coscienza individuale e collettiva ben strutturata a vantaggio di un "pensiero liquido" che tutto ammette e giustifica.

Siamo in perenne movimento sempre più in velocità, in balia del "momento tiranno" che forza in noi la paranoia sul presente, a tutti i costi da controllare e riempire affannosamente con acquisti convulsi che definiscono una malinconica tendenza del consumatore. L'"uomo-sociale" si ritrova a ingozzarsi di tutto e del futile, rimbalzando, ostaggio dei suoi capricci, in gabbia di una libertà permissiva che non gli consente di governare il suo egoismo.

Il consumatore consuma per il "gustodi consumare, è senza punti di riferimento, con orientamenti inattendibili. E' affetto da buchi di memoria in collettiva compresenza al consumo con altri e cede a offerte che seducono con suggestioni ingannevoli la sua libertà di auto crearsi nel gesto di scegliere e decidere d'acquistare. Senza mappe affidabili e con il mercato globale che ha inglobato tutti nella sua rete, secondo l'autore si assiste alla fusione del "principio di piacere" con il "principio di realtà", un tempo in conflitto tra loro, e adesso con l'inevitabile necessità di ristrutturare le "classi della conoscenza" e le vecchie sofferenze con il senso della responsabilità diffusa.

Per Zygmunt Bauman, parità non equivale a eguaglianza, si tratta di una somiglianza "equitativa" del "diritto di essere" e il diritto di essere "lasciati in pace" (auto-governo). "Le totalità sociali rimangono in uno stato di flusso costante, sono in divenire più che in essere e non sono fatte per durare".

I contenuti del mercato consumistico sono i prodotti fatti per essere usati una volta sola, rimpiazzati con altre mode in un turbinio vertiginoso di cambiamento. Tutto ciò è attento a che il "vuoto" necessario al consumatore non sia intasato quando gli oggetti ammirati e usati non lo saranno più. In modo tale che ci sia sempre voglia di non farsi sfuggire l'ultima offerta perfetta del momento, l'occasione da cogliere al volo per averla a tutti i costi, la "promozione" invitante che non certo promuove l'uomo a uno scatto reale nella classe sociale e non lo aiuta a vivere meglio in equilibrio con se stesso.

L'autore si mostra acuto osservatore della società globalizzata quando parla dell'attuale "realtà in cui si corre più che si può per restare nello stesso posto e se si vuole andare altrove, si deve correre almeno il doppio". Accanto a tale affermazione, il noto studioso dei fenomeni sociali affianca anche il pensiero secondo il quale oramai la "bellezza attuale non è nell’occhio di chi guarda, ma risiede nella moda del momento" che presto passerà, che abbrutirà ciò che prima era bello, secondo un percorso infinito di "banalizzazione della bellezza".

Oggi il consumatore che si affida alle conoscenze già acquisite, è in trappola perché "come si faceva" ieri, si può trasformare facilmente nel "come non fare" di domani. Il consumer non può contare sulla sua capacità di apprendere e memorizzare, tutto si muove troppo in fretta, cambia e si trasforma senza orientamento certo, le "istruzioni per ben consumare" sono sommerse tra le tante "rassicurazioni del mercato" e corridori come siamo diventati tempo per leggere con attenzione per informarsi con giudizio critico non se ne ha e da qui il pericolo di essere facilmente irretiti e trattati solo come "cavie da consumo".

In conclusione, l'autore mette in guardia dal perdere di vista il fatto che come uomini noi siamo ospiti di questo splendido pianeta, i nostri errori producono, come umanità, catastrofi ambientali e c'è la necessità di coesistere in modo più pacifico ridando senso e spessore all'etica che regoli la condotta dell'uomo. E' da riabbracciare la coscienza dell'"ospitalità planetaria".

"Nella fitta rete mondiale d'interdipendenza globale, non possiamo essere certi della nostra innocenza morale" poiché, nell'era della globalizzazione, siamo interconnessi e influenzati reciprocamente ed è "impossibile vivere liberamente e democraticamente in isolamento".

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares