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L’elenco dei "criminali di guerra italiani" e l’indicazione di alcuni friulani

Oggi fa discutere la presa di posizione, giusta, della Germania nei confronti della Turchia, sul massacro degli Armeni. Il tutto ad un secolo di distanza. Ma altri massacri sono avvenuti nel primo conflitto mondiale. Penso a quello compiuto in Serbia La Serbia doveva pagare la penitenza, a colpi di cannone, per l'attentato all'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo e sua moglie. Morte colta con molta indifferenza a Vienna ed estrema freddezza dall'Imperatore. Paese ribelle, destinato alla punizione, solo per la ragione di esistere in quanto tale. La spedizione punitiva di agosto sarà di una violenza inaudita contro la popolazione civile.
 
I conti, alla fine della prima guerra mondiale, i numeri, saranno impressionati. Quasi 750 mila serbi, ovvero un serbo su sei: quasi il 22% della popolazione verrà spazzato via, la percentuale più alta tra tutti i Paesi coinvolti dalla prima guerra mondiale. Così come altri massacri sono avvenuti nel corso della seconda guerra mondiale, crimini di guerra, contro l'umanità, mai puniti. Il più eclatante è certamente quello avvenuto in Giappone con quelle due maledette bombe atomiche. Ma se l'America, la famosa America portatrice di democrazia e libertà ancora oggi non chiede scusa, come si può pretendere di avere giustizia per i crimini compiuti da quelli che poi diventeranno dopo il fatidico 8 settembre del '43 satelliti di questo Paese? Ed infatti così è stato per l'Italia.
 
Nel noto "armadio della vergogna" reso fruibile intorno al febbraio del 2016, vi sono i nominativi di quelli che nei documenti lì riportati, del mese di aprile del 1946, circa tre elenchi, verranno definiti come "criminali di guerra". 3.693 erano i criminali di guerra italiani identificati dalle autorità jugoslave appena finita la seconda guerra mondiale, di cui di ben 750 circa se ne cercò, invano, l'estradizione. E vi erano nominativi di una certa rilevanza. Si tratta di elenchi acquisiti in via confidenziale dagli atti degli organi alleati e sono riportati nominativi di medici, capitani, ufficiali, generali, tenenti, sergenti, maggiori, carabinieri, commissari, membri della milizia fascista, colonnelli, responsabili di campi di concentramento, colonnelli e/o consoli procuratori addetti ad alcune corti,anche alcuni civili. 
 
La provenienza non è indicata nei confronti di tutti, molti sono del centro Italia, alcuni anche del Friuli, e si dovrebbe indagare per capire se trattasi di persone originarie del Friuli o perché qui operavano. Il Comando Alleato decide, sempre nel 1946, di abrogare alcuni elenchi e di unificare il tutto con un solo elenco, corposo, con centinaia e centinaia di nominativi. L'elenco complessivo, ad aprile del 1946, risultava essere di un totale di 1070 nominativi anche se quello a disposizione dell'ONU è di circa 1200 nominativi. In diversi articoli di stampa dell'epoca, prevalentemente stampa estera, si ricordava che "molti italiani si sorprendono ora nell'apprendere che in Grecia ed in Jugoslavia, in Albania, in Libia, ed in Etiopia l'esercito italiano prima e durante la seconda guerra mondiale ha commesso molti crimini di guerra orrendi quanto quelli nazisti.
 
Come risulta dagli archivi dell'ONU in un piccolo villaggio jugoslavo sono state trucidate 878 persone, mentre, in un solo giorno, sono state arrestate 2858 persone. In Jugoslavia, Grecia, Albania, gli italiani hanno istituito circa 200 campi di concentramento e si sono serviti degli ostaggi per formate i plotoni di esecuzione. Nei territori balcanici occupati dall'Italia su una popolazione di 360 mila abitanti ne sono stati uccisi 67.230.
"Oggi la sorpresa dovrebbe essere altrettanto forte, perché su tutto ciò è calato un silenzio pietoso, non per compassione, ma per far dimenticare le responsabilità che questo Paese ha avuto, e che mai si è assunto, mai ha chiesto scusa. D'altronde la stessa Commissione istituita per verificare chi poteva o non poteva essere giudicato o consegnato alla Jugoslavia, venne "creata al solo fine di evitare la consegna alla Jugoslavia col pretesto che gli italiani li avremmo giudicati noi(...)”.
 
Estratto da un carteggio tra il Segretario Generale Ministero degli Affari Esteri ed un Colonnello componente della Commissione di inchiesta. Per un nuovo mondo si deve ripartire da qui, dal chiedere, almeno, scusa.
Marco Barone 

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