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L’arte di mixare. Nei cocktail e non solo

Il termine di tendenza “mixare”, cioè unire e miscelare più elementi tra di loro, al fine di ottenere qualcosa di diverso, originale ed innovativo, quasi unico, sembra essere la tendenza predominante del nostro millennio

Nella musica attualmente i maggiori artisti che godono di grande successo, sono quelli che creano, per esempio dei nuovi suoni, fanno parte di questa categoria anche i Dj, per citarne alcuni da Bob Sinclair a David Guetta. Mentre nel campo della cucina, grandi star risultano essere gli chef che si dedicano con passione all’arte della fusione di ingredienti, dal famoso Gordon Ramsey a Bruno detto “Masterchef” Barbiery, il cui locale appena aperto a Londra, il “Cotidie”, non accetta prenotazioni sino a luglio 2012.

Ma esiste anche la cultura del “bere bene” ed ecco i grandi della “mixoloy”, l’arte dei cocktail, a far da padrone sono i bartender, i cui migliori sono italiani. La nostra cultura nell’arte del bere ci porta insieme alla storia, a considerare principalmente la degustazione del vino, questo avviene soprattutto in Italia, ma all’estero, nei paesi di origine anglosassone, troviamo appassionati principalmente di “mixology” e cocktail. In luoghi e città dove convivono e si ritrovano insieme un misto di nazionalità e di lingue, l’unione di diverse culture, e viaggiatori che portano in più parti le loro esperienze, i sogni ed il loro sapere, la passione per il mix che deriva dai cocktail, avviene quasi in modo spontaneo e naturale. Ad affermarlo, Ago Perrone, il miglior bartender del mondo, con il suo locale londinese Connaught Bar, ed infatti Londra da sempre è considerata una città portuale con interscambio di persone, ingredienti e tradizioni.

A frequentare il conosciutissimo locale, Beckham, ma anche Madonna che ama farsi preparare e degustare il Dirty Martini. Ma anche in Italia c’è un locale di “tendenza” a Milano, il Nottingham Forest, in cui Dario Comini risulta essere uno scienziato vero e proprio dei cocktail e della miscelazione. Difatti i suoi cocktail molecolari sono famosi, come ad esempio il Mondrian Martini e il Negroni Destrutturato, sue invenzioni. Oggi infatti riunirsi per bere un cocktail, significa non solo vivere un’esperienza unica per il gusto, ma anche di intrattenimento. E’ fondamentale quindi anche il locale e l’atmosfera che si respira all’interno. Così nel suo “regno” troviamo bicchieri magici e fumanti, e clienti impegnati a seguire un vero e proprio percorso di degustazione che alcune sue ricette comportano. Si tente quindi a far conoscere la cultura del mixology anche a chi non è un appassionato. A testimoniare quanto l’Italia abbia un ruolo predominante in quest’arte di tendenza, la Disaronno, il liquore italiano più bevuto al mondo, che consente a tutti di essere inserito nella miscelazione dei pricipali cocktail in cui il vero protagonista, rimane sempre ed in assoluto il bartender con la sua arte di mixare e creare gioielli di “gusto” unici nel suo genere.

E per rimanere in tema la ricetta del Mondial Martini un cocktail molecolare che potete preparare se ricevete in casa alcuni amici per un piacevole aperitivo prima della cena.

Mondial Martini

Base di un classico Martini

5/6 di Gin

1/6 di Vermouth Dry

Attraverso la sferificazione

(compresso processo chimico)

con palline di Assenzio,Campari liquerizia e

Pimm’s il tutto servito in un bicchiere classico da

Martini.

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