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L’anno che verrà...

Bilancio di un amaro 2012 e prospettive per il 2013, con ironia e un pizzico di speranza

In molti, già all’inizio del 2012, pronosticavano un “autunno caldo”, un momento in cui le molteplici contraddizioni del Belpaese sarebbero esplose in un forte conflitto sociale. L’autunno in realtà si è rivelato più che altro tiepido, forse proprio in virtù di una serie di “eventi cuscinetto” che hanno smorzato il crescente clima di tensione.

Sul versante della politica l’insediamento del governo tecnico sembrava poter segnare quanto meno un cambio di passo nel paese dalla doppia morale, passando dal premier del bunga bunga all’illustre professore bocconiano. Le aggregazioni politiche che dal 1994 al 2012 a.M. (ante Monti), mutatis mutandis, erano stati – almeno retoricamente – acerrime nemiche confessavano di aver perso durante la Seconda repubblica la bussola dell’agire e all’urlo del “volemose bene” professavano il ritorno alla buona Politica. Primo e principale compito da assolvere? La legge elettorale. Nell’anno dei Maya la maggior parte dei cittadini si aspettava il passaggio dalla legge elettorale del porcellum alla lex maiala. Peccato dover deludere i più; la maialata consisteva proprio nel preservare il porcellum. E così oggi, tra le primarie solo annunciate e quelle realizzate, tra le parlamentarie virtuali e quelle astrali, gli italiani si stanno convincendo che sono ancora in grado di decidere qualcosa. L’associazione dei condomini italiani sta, infatti, organizzando le “condominiali d’Italia” per garantire reale potere decisionale ai cittadini.

Che dire poi della ridiscesa in campo del Cavaliere? Nulla, perché durante le festività natalizie siamo tutti più buoni. Compreso il Super Mario nazionale che, al fine di lanciare un importante messaggio di fede alla nazione, è passato di Natale in Pasqua, è salito al cielo, meglio dire in politica, per sedere alla destra del “Santo Patre”. Intanto il signor spread, senza affidarsi né alla bontà del “Patre tetesco” né tanto meno al teatrino dello stivale, quanto piuttosto alle attenzioni della Bce e alle misure del Super Mario d’Europa, decideva di sottoporsi a un’importante cura di dimagrimento. La Fiat ha presentato a Melfi le linee delle nuove vetture, e Vendola, per non intralciare l’operato di Marchionne, ha pensato bene di candidare uno dei tre operai Fiom capolista in Basilicata al Senato, con annessa raccomandazione di portare con sé gli altri due. Appresa la notizia, Crozza è insorto dicendo: «Come ho rotto io le scatole a Sergio non l’ha fatto nessun altro. Questa non è meritocrazia!». In realtà a novembre di meritocrazia hanno discusso gli Stati generali della cultura, che, presentandosi quali unico motore in grado di farci risalire dal baratro in cui siamo precipitati, hanno acclarato definitivamente la necessità di investire nel settore.

Eppure queste festività sono più povere delle precedenti, con un sempre più crescente numero di famiglie che per tirare a campare, sotto la guida di abili massaie, stanno provvedendo a inventarsi di tutto; d’altronde l’arte di arrangiarsi degli italiani è nota al mondo. Chi sa che proprio questa non possa essere la vera marcia in più dello stivale per uscire dalla crisi? È indispensabile porre in essere azioni volte a riaggregare il tessuto sociale, a creare un ritrovato senso civico che sappia coniugarsi in un’importante ridefinizione del concetto di municipalità. Immaginare nuovi fondamentali per l’economia italiana è d’obbligo: indispensabile, nel 2013, dovrà essere la capacità di operare insieme, operare in rete, cooperare, investendo in ricerca e innovazione, puntando su artigianato, turismo, cultura e “made in Italy”.

L’auspicio per l’anno che verrà si sostanzia in uno squillo di sveglia, affinché i cambiamenti che indiscutibilmente ogni Paese del globo sta affrontando possano essere anche per l’Italia espressione di una ritrovata umanità corale, di un intero Paese che crede in primo luogo in se stesso, nelle sue peculiarità e nelle sue risorse principali, a partire dai propri figli. Questo è l’augurio che affidiamo alle festività natalizie e al nuovo anno, rivolgendolo in particolar modo a coloro i quali vivono in pieno la crisi. Non spegniamoci, aguzziamo l’ingegno e cerchiamo insieme di reagire. Questa potrebbe essere l’unica soluzione possibile, tanto più se le elezioni che decideranno le sorti dell’Italia, anticipate a febbraio, dovessero amaramente rivelarsi, vista anche la data, una “carnevalata”.

Giuseppe Potenza

(LucidaMente, anno VIII, n. 85, gennaio 2013)

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