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L’Università di Messina nega gli spazi per conferenza

Cosa succede quando qualcuno pesta i piedi al sultano? Beh in antichità forse gli autori dell’increscioso atto sarebbero stati direttamente inviati alla forca per essere giustiziati. Fortunatamente le evoluzioni del genere umano, almeno da questo punto di vista, sono state sicuramente grandiose. Chissà cosa sarebbe successo agli studenti che si sono permessi di mettere in discussione l’ordine regio che regola la vita dell’Ateneo messinese, se l’esperienza che mi propongo di raccontare fosse davvero avvenuta secoli e secoli fa.

Partiamo dalla fine.

Lunedì 4 aprile era in programma un seminario organizzato dal collettivo Unime in Protesta sul tema “Non si scherza con la sicurezza del territorio” tenuto dal ing. Capo del Genio Civile Gaetano Sciacca con la partecipazione del Museo del Fango. Il luogo designato era l’aula ex chimica presso la sede centrale dell’Ateneo messinese. L’aula era da quattro mesi autogestita dagli studenti del collettivo conformemente al dettato dell’art. 4 comma 2 dello statuto dell’Università di Messina che recita testualmente “L’Università promuove attività culturali favorendo anche l’organizzazione di strutture e di servizi autogestiti”. Autogestita si ma mai chiusa agli “estranei”: gli studenti hanno sempre dichiarato che l’aula ex Chimica era uno spazio “liberato”, aperto agli studenti, alle associazioni e alla cittadinanza. Il collettivo è riuscito a riempire uno spazio morto e sottoutilizzato di una pluralità di incontri, seminari, dibattiti con l’intervento di numerosi studiosi, giornalisti, scrittori e rappresentanti di associazioni (come CESV; UNIONE PER LA CULTURA; MUSEO DEL FANGO; ARCI), istituzioni (GENIO CIVILE), sindacati (CGIL, ORSA), movimenti (RETE NO PONTE). In questi quattro mesi gli studenti del collettivo hanno proposto un percorso formativo alternativo a quello ufficiale, al di fuori del sistema dei crediti e solo per la voglia di imparare, crescere e aumentare il proprio bagaglio culturale, anche con iniziative di indubbia rilevanza: giovedì 31 marzo ad esempio si ètenuto un seminario di studi con Antia Mato Bouzas una ricercatrice del Zentrum Moderner Orient di Berlino (e collaboratrice del Real Instituto Elcano de Estudios Estrategicos) che si occupa della politica dell'Asia Meridionale e in particolare delle relazioni tra India e Pakistan (paesi dove la ricercatrice ha vissuto per lunghi periodi), e ancora più nello specifico del conflitto del Kashmir.

E il seminario organizzato con il Genio Civile era una ulteriore prova dell’impegno profuso dal collettivo.

La mattina del 4 aprile, però, l’Università decide di chiudere le porte agli studenti e a Sciacca: i vertici universitari hanno ordinato a qualche povero impiegato di segare e sostituire il lucchetto che teneva chiusa la porta di ex Chimica sbarrando di fatto le porte all’ing. Sciacca. Le parole della prorettrice Rita De Pasquale (il Rettore si era rifiutato da tempo di interloquire con gli studenti “io con voi non ci parlo più”, aveva detto) danno la misura dell’atteggiamento dell’Ateneo: “per me il seminario potete farlo per strada”, ha detto rispondendo alla domanda di Gabriella Raffa del Museo del Fango, se almeno per l’occasione fosse stata concessa l’aula agli studenti e a Sciacca al fine di tenere il seminario.

Un modo veramente triste di concludere una querelle nata il 15 di febbraio: se è vero che gli studenti autogestivano l’aula sin da dicembre (quando fu concessa dallo stesso Rettore in sostituzione dell’aula Cannizzaro per “permettere” la contestazione alla legge Gelmini e non occupata dagli studenti come egli dichiara nell’unico comunicato ufficiale che parla della questione) è ancora più vero che il Rettore si ricordò della loro presenza solo due mesi dopo. Perché? Beh, quel giorno gli studenti si presentarono alla seduta del Senato Accademico per chiedere risposta di una lettera inviata allo stesso Rettore in cui chiedevano che la componente studentesca della commissione statuto fosse selezionata democraticamente attraverso delle regolari elezioni da associare a quelle per la rappresentanza studentesca dell’1,2 e 3 marzo 2011.

La vicenda specifica si concluse con una iniziale approvazione della richiesta da parte del Senato Accademico (e quindi su una temporanea vittoria del collettivo), che ne annunciò anche la data (28 Febbraio) tramite un comunicato del dirigente Cardile. Il giorno dopo il Rettore smentisce: avevano iniziato a protestare anche i docenti e si rischiava un effetto domino che avrebbe travolto le sue strategie evidentemente già pronte da tempo. Quindi alla commissione statuto vengono eletti (forse meglio dire coptati) due fedelissimi: Ivan Cutè e Francesco Campisi. Quest'ultimo, nello specifico, è il "Grifo" della Sacer Ordo Zammarae Messanae, la Goliardia Messinese, di cui Tomasello è Senatore (detto "Franciscus di Gente Tomaselliana"), nominato tale proprio da Campisi.

La sera del 15 febbraio giunse dalle guardie giurate dell’università la prima richiesta di sgombero dell’aula ex Chimica: gli studenti però non si piegarono. Dopo quasi due mesi di tira e molla, di trattative semi-privatistiche (alle continue richieste di confronto pubblico da parte degli studenti l’università non ha mai risposto) si era giunti, con molte difficoltà, ad un punto di mediazione: gli studenti, in un incontro con la De Pasquale, fecero una proposta ragionevole per far si che la vicenda si risolvesse in modo pacifico.

L’esigenza manifestata dall’Unime, oggi ufficialmente “pretestuosa”, fu la seguente: sin dalla prima richiesta di sgombero, il famoso 15 febbraio, il Rettore giustifico la decisione con la necessità di utilizzare l’aula per la didattica. Gli studenti, convinti della strumentalità delle parole del Rettore, fecero una provocatoria proposta: la co-gestione. Si sarebbero valutate le rispettive programmazioni per permettere alle diverse esperienze, quella istituzionale e quella autogestita, di convivere pacificamente.

Il 29 marzo dopo l’incontro con la prorettrice tutto questo sembrava essere realtà, vista la cordialità dell’incontro e l’atteggiamento dialogante della docente incaricata da Tomasello di dirimere la questione.

Lunedì 4 la doccia fredda: aula chiusa da un nuovo lucchetto, perquisizioni della Digos della polizia investigativa in cerca del “corpo del reato”, ovviamente non trovato. Se non qualche cicca di sigaretta “artigianale” spacciata dalla prorettrice come sostanza stupefacente.

Gli studenti, però, non si sono per nulla arresi e hanno tenuto comunque il seminario con il Genio Civile sulle scale del cortile del Rettorato per manifestare la loro contrarietà e la loro voglia di andare comunque avanti. Applausi ironici al passaggio della prof. De Pasquale e grida di contestazione contro il Rettore (“Vergogna, Vergogna”) hanno fatto da cornice all’appuntamento. Il giorno dopo l’Arci, il Cesv, il Museo del Fango, la Rete No Ponte e altre associazioni hanno indetto una conferenza stampa a supporto del collettivo per manifestare la loro contrarietà alla chiusura di ex chimica. Accoglienza negata: le guardie giurate chiudono le porte dell’Università al fine di impedire la conferenza che si tiene all’esterno.

Nel pomeriggio, come da programma, gli studenti si sono ritrovati nel cortile del Rettorato per continuare la propria attività culturale programmata all’interno di ex Chimica: circa settanta persone hanno seguito il seminario del ricercatore Pierandrea Amato, “Filosofia e Rivolta”, tenutosi dentro l’androne del Rettorato scatenando il panico tra le guardie giurate che avevano ricevuto “ordine informale” di non fare entrare i ragazzi del collettivo ed ostacolare qualsiasi loro iniziativa. Comunicati di solidarietà agli studenti sono giunti anche dall’Andu (ass. nazionale docenti universitari) dalla Rete 29 Aprile e dal collettivo studentesco dell’Unirc.

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