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L’Unione Europea e i robot

Ovvero, come l'UE sta studiando nuove norme e procedure per far fronte all'avanzata delle macchine nella società contemporanea. Iniziando dal riconoscere il loro stato di persona artificiale.

di Gianpiero Negri

La robotica, ormai tutti possono constatarlo, sta attraversando un periodo di fortissimo impulso all’innovazione, ed è destinata a divenire sempre più pervasiva in tutti i settori dell’industria e della società contemporanea.

La popolarità che le applicazioni robotiche stanno sperimentando negli ultimi anni è senza precedenti, dall’automazione di fabbrica, al settore biomedicale, ai veicoli a guida autonoma e molto altro ancora. L’elevato tasso di crescita in questo ambito rende molto complesse le valutazioni e le previsioni circa le nuove tecnologie, generando una serie di questioni e quesiti che le istituzioni, sino ai loro livelli più elevati, si trovano e si troveranno a fronteggiare già nei prossimi anni.

E se gli Stati Uniti si stanno muovendo in anticipo, ad esempio nell’ambito delle regolamentazioni dei veicoli autonomi, come già discusso in questo articolo, l’Unione Europea non sottovaluta l’impatto epocale della robotica sulla società del prossimo futuro.

Recentemente, infatti, il parlamento europeo ha discusso una proposta per riconoscere uno stato legale ai robot, categorizzandoli come persone elettroniche, sottolineando con vigore la necessità di introdurre una nuova legislazione focalizzata su come le macchine possano essere considerate legalmente responsabili per le loro azioni ed omissioni.

Più in dettaglio, già nel corso del 2016 Mady Delvaux, membro della Commissione affari legali EU, ha presentato un dettagliato rapporto, che, sebbene ancora in fase di bozza, contiene diverse raccomandazioni per la Commissione sui diritti civili in materie di robotica, che peraltro è stato approvato con 17 voti favorevoli, 2 soli contrari e 2 astensioni.

Nel testo suddetto si evidenzia quanto la vita di tutti i giorni dei cittadini (non solo) europei sia sempre maggiormente esposta all’interazione con sistemi robotici: ergo, è necessario creare un robusto framework normativo sulle questioni cruciali della responsabilità, sicurezza e impatto sul mercato del lavoro.

Sempre secondo il rapporto, la questione di regole ampiamente condivise ha ormai acquisito il carattere dell’urgenza, e, pur non mancando l’opportunità di sfruttare l’enorme potenziale della robotica e dell’intelligenza artificiale, l’UE non può ignorare il bisogno di guidare il processo di definizione di standard e regolamentazioni ad hoc, che possano essere estese a tutti i paesi membri e presentate all’intera comunità internazionale.

Con questa finalità, nel report si indica come mandatoria la creazione di una nuova Agenzia Europea per la robotica e le definizione di un Codice Etico di condotta nella progettazione delle macchine.

Per fare un esempio pratico, il codice dovrebbe contenere indicazioni sull’inclusione di “kill switches”, ossia interruttori di emergenza per lo spegnimento, da adoperare nello sviluppo di applicazioni robotiche, al fine di garantire la possibilità che, in caso di comportamento fuori controllo, un sistema automatico possa essere sempre disattivato, per evitare che produca danni a persone o oggetti.

Un’attenzione particolare è, come ci si poteva aspettare, dedicata alla questione dei veicoli a guida autonoma: viene infatti sottolineata la necessità di una speciale assicurazione obbligatoria e di un fondo dedicato alle vittime di incidenti provocati dalle auto senza pilota; questa necessità sarebbe coerente con il suddetto riconoscimento dello stato di persona per le macchine.

Una possibile chiave di lettura per questa attribuzione assai estrema potrebbe consistere nella possibilità di forzare le aziende che realizzano e vendono macchine o robot ad assicurarsi che i loro prodotti siano sicuri per l’uomo, attuando speciali procedure aggiuntive rispetto alle normative già esistenti in termini di responsabilità legale: in altri termini, più che dare dignità ai robot, l’UE mirerebbe a identificare delle procedure e delle norme speciali per attribuire la responsabilità di comportamenti dannosi o pericolosi delle macchine ai loro costruttori.

Sul versante degli impatti sul mercato del lavoro, il rapporto sottolinea la necessità impellente di definire nuovi modelli di impiego e di tassazione che consentano di evitare una drastica diminuzione dei posti di lavoro umani a vantaggio di operatori robotici: esigenza, questa, tutt’altro che remota, vista la crescente abilità delle macchine di svolgere compiti sempre più complessi.

Qualche curiosità sul rapporto di Mady Delvaux: nella premessa, vengono riportate le condizioni affinchè una macchina o un robot possano considerarsi intelligenti, ossia:

  • essere capace di acquisire autonomia attraverso sensori e/o scambiando dati con l’ambiente in cui opera e di analizzare e conservare tali dati
  • essere in grado di apprendere in modo autonomo (criterio indicato come opzionale)
  • essere dotato di un supporto fisico

Inoltre, sempre nella parte introduttiva, vengono indicati alcuni esempi letterari di automi o creature artificiali famose, dal Frankenstein di Mary Shelley ai robot di Karel Čapek, passando per il Golem e il mito di Pigmalione: insomma, un campione di casi in cui la letteratura e la fantascienza hanno precorso i tempi, talora di centinaia o addirittura migliaia di anni.

Quali sono i prossimi passi? Intanto, in Febbraio si voterà (con requisito di maggioranza assoluta) al Parlamento Europeo per stabilire se il draft debba trasformarsi in legge: i costruttori di macchine e i creatori degli automi del futuro si possono considerare avvisati.

Leggi anche: Robot4Children

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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