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L’Italia vista da un angolo di Sardegna

Nella seconda giornata del festival “Sulla terra leggeri”, Giovanni Floris, il conduttore di Ballarò, interviene su politica, economia e non solo

E’ un Giovanni Floris parzialmente inedito quello intervenuto venerdì sera alla seconda serata del festival letterario che si tiene da quattro anni a ridosso dell’immaginifico paesaggio dell’Argentiera, in Sardegna. Miniere dismesse, alte rocce argentee che sovrastano il mare rendono questo luogo un ideale set cinematografico, come infatti occasionalmente è stato.

In questa cornice il pubblico ha potuto incontrare il conduttore di “Ballarò” in una veste più diretta e meno istituzionale di quella della prima serata di Rai Tre, che si districa coi suoi temi di sempre, ma dedica anche una riflessione ad un altro aspetto caratteristico della regione cui lo legano le sue origini.

Lo scossone provocato in Gran Bretagna dallo scandalo dei tabloid che ha coinvolto il magnate australiano Rupert Murdoch è evocato come puro pretesto per esaminare ancora una volta lo stato dell’editoria italiana dove “il problema non è il carattere dei vari editori, ma quello dell’unico editore”. Quell’unico editore che più o meno direttamente ha contribuito a forgiare la scure che si è abbattuta sullo share del primo tg del servizio pubblico. “Per il TG1 è un momento ingrato. Perdere tutti quei punti è, per chi lavora in Rai, un vero dramma”. Un dramma che si palesa nell’immagine di uno dei più importanti giornalisti Rai che confessa, non senza sensi d’imbarazzo, di cercare le notizie della sera tra i titoli del tg di Enrico Mentana, diretto concorrente dell’azienda per cui lavora.

Una gravità che tocca il mondo della scuola, della cultura in generale, aggiunge il giornalista conduttore ricordando il tema di uno dei suoi ultimi libri “La fabbrica degli ignoranti”.

La colpa è certamente di quella classe dirigente che va cambiata, ma non solo: “Ho sempre pensato che ogni popolo ha la classe dirigente che merita; però, arrivati a oggi, mi chiedo se ce la meritiamo ancora”. Tuttavia, il mantra secondo cui la colpa dell’exploit di certi parlamentari improvvisamente diventati decisivi per la sorte del governo, sia tutta della legge elettorale, non vale sempre. Le liste sono bloccate, ma quegli individui non sono arrivati lì dal nulla. “Non ce l’ho solo con chi ci governa, ma anche con noi stessi che non riusciamo a sostituirli, che restiamo a guardare mentre distruggono la scuola”.

Floris si dichiara a favore dell’ingresso dei privati nelle università, una cosa che accade altrove e che potrebbe supplire alla perenne mancanza di fondi. Ma, specifica, chiarendo così uno degli aspetti poco sottolineati della riforma, è che – paradosso tutto italiano - la riforma fa sì che si spalanchino le porte ai privati senza che questi sborsino un euro per i finanziamenti.

Il tema della crisi del nostro sistema d’istruzione apre a quello parallelo della disoccupazione in Italia, ma anche nell’isola, prima regione per quel che riguarda la mancanza di lavoro tra i giovani con una percentuale oramai vicina al 47%. Uno dei pochi lati positivi dell’analisi arrivano da un argomento inedito per Floris: il piccolo miracolo della narrativa sarda, di cui l’ultimo esempio in ordine di tempo quello di Michele Murgia. “E’ forse da certe mancanze endemiche che ha potuto trovare forza questo fenomeno che sembra al momento non avere esiti analoghi nel resto d’Italia” .

E’ del resto grazie al giovane scrittore sardo Flavio Soriga che il festival dell’Argentiera ha visto la luce nel 2008 e che contribuisce insieme ad altre manifestazioni - ricordiamo il festival di Gavoi arrivato quest’anno alla decima edizione - a risvegliare la voglia di cultura e sapere in un’isola che deve sempre fronteggiare la lontananza, non solo geografica, che la separa dal resto d’Italia.

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