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L’Italia, il Belpaese secondo Fabio Granada

Il Belpaese secondo il Vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia.

Fabio Granata è deputato da Luglio 2010 nel gruppo “Futuro e Libertà” alla Camera dei Deputati, fa parte della commissione Cultura in Parlamento ed è Vicepresidente della Commissione d'inchiesta sulla Criminalità organizzata e Mafiosa.

Quest'ultimo è un compito molto delicato: quali sono le ultime attività in Parlamento sul fenomeno della Mafia?

"Con la commissione parlamentare antimafia abbiamo portato avanti una serie di iniziative tra le quali la più importante è stata rappresentata dall'approvazione del Codice Etico sulle candidature, una sorta di strumento di prevenzione dell'infiltrazione delle mafie dentro i partiti e nelle istituzioni, registrando purtroppo una grave disattenzione di quasi tutti gli schieramenti politici sul tema e un livello di condizionamento della vita degli stessi molto elevato.

La commissione svolge poi ruoli di indagine equiparati a quelli della Magistratura e in questo ambito ha portato avanti un'inchiesta sulle stragi del '92 che sarà presto portata all'attenzione del Parlamento e un'altra inchiesta tutt'ora in corso sul preoccupante fenomeno dilagante della presenza mafiosa sull'intero territorio nazionale, oltre le tradizionali regione di provenienza".

Una fuga dalla realtà. Immaginiamo che Futuro e libertà sia al governo adesso: come affrontereste la crisi? Cosa fareste di diverso dal governo di Berlusconi?

“Innanzitutto dovremmo dare la netta sensazione che la crisi economica non sia sempre una richiesta di sacrifici per le solite categorie meno agiate e per quella dei dipendenti pubblici. Certamente introdurremo una patrimoniale che faccia contribuire le grandi ricchezze al dipianamento della spesa pubblica e proporremo delle norme molto rigorose per contrastare la corruzione e l'evasione fiscale che da sole rappresentano una percentuale rilevante della crisi economica dell'Italia. Sulla flessibilità del mondo del lavoro occorre che sia concepita come una flessibilità in entrata: aiuti alle imprese e detassazioni per le prime assunzioni, non come abbattimento delle garanzie previste dalla Costituzione e dallo Statuto dei lavoratori".

La mancanza di fondi dello Stato influisce sull'attività parlamentare di lotta alla Mafia?

"Nelle politiche di contrasto alle mafie, l'operatività delle forze dell'ordine e delle procure è un elemento essenziale: senz'altro la carenza di fondi destinati al personale e alle strutture rappresenta un grosso deficit nelle strategie di contrasto alle mafie. Attraverso l'Agenzia Nazionale dei beni confiscati, istituita su nostra proposta dal ministro Maroni, in prospettiva saranno disponibili maggiori risorse che proverranno da sequestri e confische dei beni e delle cosche da utilizzare per le finalità di cui sopra. Il piu grosso limite al contrasto alle infiltrazioni mafiose è rappresentato da un continuo attacco alla magistratura da parte dell' ex Presidente del Consiglio e da una parte del mondo politico, soprattutto dalla scarsa attenzione sulle infiltrazioni nei partiti e nelle istituzioni".

Stato e Mafia. L'accostamento porta nell'immaginario pericolose associazioni mentali: un'ipotesi realistica quella di un accordo o di un dialogo tra le parti?

“Non esiste mafia se non attraverso un condizionamento o una complicità sulle e verso le istituzioni politiche ed economiche: altrimenti si tratterebbe di semplice criminalità organizzata. Così come lucidamente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno testimoniato e proprio in rapporto al potere politico ed economico a rappresentare la specificità del fenomeno mafioso rispetto ad altre forme di criminalità possiamo affermare che il controllo sull'economia legale raggiunge livelli non ancora compresi fino in fondo e rappresenta certemente una grave emergenza per l'Italia specie, in una fase di crisi economica".

Il tuo personale punto di vista sulla "questione morale": esiste davvero, è un tam- tam della stampa o il prodotto stereotipato del pensiero dell'uomo della strada?

“Dobbiamo distinguere: la questione morale, che interessa i cittadini e che purtroppo è diffusa e inquietante; è quella relativa alla corruzione e al rapporto spregiudicato di settori dello Stato e della politica con mafie e cricche. Per quanto riguarda il gossip sulle cene eleganti dei Berlusconi e sullo spaccato che emerge da quelle inchieste la questione non è di moralismo ipocrita ma legata alla considerazione basilare che un uomo pubblico ha meno diritto alla privacy di un cittadino qualsiasi e deve cercare di essere esempio della collettività. Non mi sembra che in Italia abbondino esempi virtuosi".

Il percorso politico di Gianfranco Fini si è distaccato da quello del Popolo delle Libertà di Berlusconi. Futuro e libertà a chi si rivolge? Quale il suo target di elettori? Le aspettative del partito e la sua identità.

“Futuro e Libertà ha raccolto la tradizione della destra repubblicana e legalitaria, laica ed europeista presente da sempre nel panorama politico nazionale. Gianfranco Fini e molti di noi hanno innestato su questa identità dinamica battaglie e argomenti non tradizionalmetne considerati di destra quali i diritti civili, la laicità dello stato e le battaglie per la concessione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori migranti. Si tratta di battaglie importanti che delineano una cultura politica inedita e originale che spesso è guardata o attaccata con sospetto da custodi di un ortodossia ideologica che invece ora mai non ha piu motivo di esssere.

Come vedete l'Italia tra 30 anni. Una descrizione.

“Speriamo che l'Italia possa ridiventare quel che in fondo è sempre stata: una stratificazione culturale, ambientale, paesaggistica e antropologica unica al mondo e che ha dato un contributo fondamentale all'innovazione e alla creatività mondiale fin dall'antichità classica, passando per il Rinascimento e arrivando al Made in Italy. Si tratta di ridestare virtù civiche dimenticate per costruire una nazione consapevole della propria storia e in grado di ricavare prospettive per il futuro delle giovani generazioni".

Parafrasando il filosofo del '900 F. Nietzche e la sua celebre frase “Dio è morto” oggi si può dire con certezza “Lo Stato è morto". Le carenze del Welfare State e la fine dello Stato nazionale cambiano la situazione sociale odierna, protagonisti gli stati sovranazionali. Sappiamo storicamente che lo Stato sociale italiano nasce nel ventennio fascista, leggi e normative che portarono l'Italia ad un sistema normativo e previdenziale tra i più ammirati ed efficenti in Europa. Un esempio: il divieto di licenziamento senza giustificato motivo oppure la nascita di strutture per il sostentamento della povertà e dei meno abili.

Diritti e obblighi dei lavoratori e dei datori di lavoro fioriscono nella prima metà del novecento. Oggi la realtà è radicalmente diversa. La parola chiave del dibattito pubblico è “Spread” ; la finanza globale, questa sconosciuta al grande pubblico- tanto ignota quanto imprevedibile, come una mano invisibile manovra e decide le sorti delle Nazioni.

Come la politica dialoga con tutto questo?

“E' indiscutibile che la legislazione sociale italiana degli anni 30 sia stata un monumento ancora insuperato di garanzie per i ceti piu deboli, per le donne e per i bambini. Ovviamente l'attualità deve confrontarsi con dinamiche inedite legate al mondialismo finanziario e allo strapotere di centrali tecnocratiche ed economiche sulla politica. Potrei dire che lo spazio di questa nuova egemonia economicista è inversamente proporzionale alla qualità della proposta politica di governo di una comunità.

Per questo nella scelta di un economista come Monti nel tentativo di dare governo all'attuale crisi economica ha pesantemente influito l'assenza di una politica lungimirante ed equilibrata verso i ceti piu deboli, verso i settori produttivi rappresentati dalla rete di piccole e medie imprese, oltre che dalle professionalità spesso bistrattate, non solo economicamente, ma sempre presenti del pubblico impiego italiano.

E' indiscutibile che la dimensione europea se andrà oltre i diktat della banca centrale e riuscirà a costruire una unità politica e perchè no militare, del continente potrà rappresentare una garanzia per l'equlibrio economico e sociale della nostra amata nazione".

1861-2011: 150 anni di Unità nazionale. Esiste davvero una cultura dell'antipolitica contro il degrado morale, sociale, culturale ed etico?

Associazionismo e movimenti territoriali, frammentarietà nelle correnti politiche: le tante anime e correnti del Pdl e anche del Pd. Identità fragili e mancanza di coesione, culto della personalità, estetizzazione della politica, del corpo e autoreferenzialità. Nella scena post moderna stili e consumi sono omologati come prodotto malriuscito della globalizzazione sociale. 

Ha senso parlare di un concetto come la “Felicità Pubblica” quale sacrificio per le grandi passioni e per i grandi ideali, come un dono che sorpassa l'egoismo e gli interessi personali ?

“La politica deve tornare a rappresentare la volontà di partecipare alla cittadinanza attiva e al perimetro pubblico della Nazione.“Nell'antichità chi stava fuori da questo perimetro era detto, come da Aristotele, idiotes. Oggi siamo al paradosso: la cattiva politica ha determinato un qualunquismo che nn da risposte e non costruisce alternative al di là dell'ideologia .

Si tratta di ridestare lo spirito civico e partecipativo, soprattutto dei giovani tramite la memoria di ciò che l'Italia ha rappresentato e di ciò che rappresenta nel mondo affinché ci si affranchi dal qualunquismo e da ogni forma di soggezione alle speculazioni finanziare ed economiche. Si capirà che è un'impresa ciclopica ed epocale ma sulla complessità si misura la capacità, tutta italiana, di sorprendere e ricostruire".

Il parlamento è ancora l'istituzione di rappresentanza ideale per i cittadini? Nel web circolano da tempo numerose petizioni che incitano al dimezzamento gli stipendi dei parlamentari: una proposta di legge d'iniziativa popolare. Invece quella presentata dal ministro Calderoli vuole dimezzare il numero dei politici e stipendiarli in base alle presenze, con camera e senato federale. Cosa ne pensa il FLI?

“La politica deve avere più sobrietà e meno privilegi ma non vorrei che dai dimezzamenti si teorizzasse la fine del Parlamento e della rappresentanza democratica: bisogna rifondare la politica e dare il senso di partecipazione ai destini pubblici della Nazione".

 

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