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L’Italia delle discriminazioni: Fiat condannata

Una nuova sentenza condanna la Fiat per discriminazioni. Ha ancora senso smantellare lo Statuto dei lavoratori?

La Fiat è stata condannata dal Tribunale di Roma per discriminazioni contro la Fiom di Pomigliano: 145 iscritti della Fiom dovranno essere assunti nella fabbrica. A 19 lavoratori delle tute blu della CGIL spetterà un risarcimento di 3000 euro.

Nel passaggio dalla vecchia fabbrica di Pomigliano alla Newco, la Fiat ha assunto 2000 operai, tra questi neanche una persona iscritta al sindacato della Fiom. In base ad una statistica presente negli atti del procedimento che ciò accadesse casualmente era di una su dieci milioni.

La Fiom ha agito contro la Fiat come organizzazione discriminata per conto di tutti i suoi 382 iscritti sulla base di una normativa specifica del 2003 che recepisce direttive europee sulle discriminazioni. Inoltre, 19 iscritti al sindacato hanno sostenuto individualmente come diretti discriminati la causa ottenendo 3000 euro di risarcimento.

Giorgio Cremaschi ha dichiarato che «finalmente è stata riconosciuta in Fiat la violazione dei più elementari diritti alla persona e premiato l’eroismi di chi ha resistito». Sulla stessa linea anche la Segretaria Generale della CGIL, Susanna Camusso: «E' evidente come la sentenza del tribunale di Roma dimostri quanto siano inaccettabili le scelte della Fiat, soprattutto per quanto riguarda l'essere il suo un modello autoritario che vuole cancellare il sindacato in ragione della critica al suo modello organizzativo».

Uno sconfitta pesantissima per Marchionne che ha indetto un scontro contro la Fiom. Quest'ultima sentenza dà di nuovo ragione al sindacato di Landini: si rileva da parte della Fiat un comportamento profondamente discriminatorio nei confronti del sindacato delle tute blu, a palesare ciò vi sono numerose sentenze come quella di Modena dove la Fiom qualche settimana fa ha vinto un altro ricorso contro l'azienda "italiana" dell'auto per comportamento antisindacale (art. 28 dello Statuto dei lavoratori).

Le scelte della Fiat e di Marchionne sembrano ricondurci a quella fase ottocentesca dove la classe padronale sbeffeggiava i diritti e gli operai che li pretedevano, cercando di cancellare i sindacati e la loro critica.

Oggi nel nostro paese dove gironzalano personaggi autoritari e dispotici e di fronte a queste sentenze ha ancora senso smantellare lo Statuto dei lavoratori?

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