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L’Idiota in politica, il Buffone e la Maschera

Il modello leghista è davvero assimilabile a quello del buffone medievale? Si può ridurre a folklore utile all'evoluzione della società civile? Nel libro di Lynda Dematteo si dice di sì. Ma tra Buffone e Maschera c'è un’enorme differenza.

Qualche mese fa veniva pubblicato "L'idiota in politica. Antropologia della Lega Nord" di Lynda Dematteo. La ricercatrice francese, dopo un periodo a stretto contatto con elementi della Lega, è giunta a una conclusione, l'idea che figure come quella di Umberto Bossi, o di chiunque degli elementi di spicco della Lega Nord, possano essere lette come espressione, in chiave moderna, della figura del giullare, l'idiota appunto.
 
Bossi come lo Yorick di Amleto, come il Clown di Boll (Heinrich Boll, Opinioni di un clown, 1963), ma soprattutto come maschera carnevalesca, e quindi come rovesciamento antisociale con il quale il sociale stesso deve scontrarsi inevitabilmente nel proprio processo evolutivo. Non solo. Come le grandi figure della satira, l'Idiota che Lynda Dematteo vede nella Lega Nord è sì specchio della società, ma anche cura, un farmacon, sia veleno che medicina.

Tutto questo non può che porre questa formazione come elemento anomalo, come stadio intermedio tra politica e anti-politica, tra autorità e guida, tra militanza politica e movimento extra-parlamentare. La visione proposta dalla Dematteo ha il merito di rivelare questa connotazione anomala, questa condizione di essere sempre a metà tra il parlamento e le adunate, come gli altri partiti non sanno più essere, nel bene o nel male. Da questo punto di vista l'analisi non può che rivelarsi corretta, la stessa affluenza al voto che riesce ad ottenere è in parte spiegabile in questo senso, nel suo proporsi come movimento che sfugge alle logiche di palazzo.

Tuttavia non tutto ciò che della Lega appare può essere preso per vero, né si può ridurre tutto al principio declamato con tanta grazia dell’“avercelo duro”, perché così sì sfuggirebbe a qualsiasi contatto con la realtà, una realtà in cui il nichilismo politico della casta diventa nichilismo esistenziale e civile della popolazione, quello del votare “tanto per”, che pure ha donato tanti voti alla Lega, quasi fosse una forma di protesta, e non uno sconsiderato regalo.
 
Non sarebbe quindi saggio far passare l'idea di un Bossi difensore degli oppressi, come un moderno Satiro, anche se l'aspetto potrebbe ingannare. Un movimento come la Lega Nord, fin dalle sue origini, si pone sulla linea di quei movimenti para-politici che hanno l'immensa possibilità di muoversi nella zona grigia della politica che esula dalla standardizzazione staticizzante delle istituzioni. 

Ha il privilegio di poter sfruttare questo enorme potenziale in un terreno relativamente stabile, quando l'apertura di queste “zone grigie” solitamente caratterizza processi rivoluzionari o particolari movimenti espansionistici (l'espansione a ovest degli Stati Uniti, metà ottocento). Tutto ciò non implica necessariamente che questo spazio ulteriore venga utilizzato per dare vita a un processo di sviluppo culturale e politico. In questo la Dimatteo, potremmo ipotizzare, cade nell'errore (comune) di assimilare all’invenzione, l’innovazione, ossia alla creazione di un metodo, lo sviluppo di un progetto pratico coerente. Il porsi come avanguardia non significa che ciò basti di per sé. A un primo impatto questo potrebbe portare a pensare che l'idea dell'Idiota in Politica si ponga come giustificazione della Lega Nord e dell'ideologia che la caratterizza. Un ipotesi che può essere, però, tranquillamente cestinata a una visione più attenta e meno superficiale.

Il problema è ancora più sottile, quindi per questo più pericoloso: la teoria dell'Idiota come elemento politico si basa, a mio parere, su un errore di fondo, una sottigliezza, ma capace di minare la stabilità dell'intero impianto teorico, e di non poca rilevanza politica. In questo caso si vengono a confondere due figure che possono apparire insignificanti, ma le cui differenze hanno conseguenze di rilievo: Il Buffone e la Maschera.
 
Il Buffone, dal punto di vista sociologico, esplica la funzione di elemento etico che, in virtù del proprio ruolo, si pone come opposizione anti-sociale perché la società stessa possa evolversi. È in questo senso, la più pura espressione del farmacon, veleno-medicina essenziale per lo sviluppo del mondo civile. Ponendosi al margine della vita collettiva si pone anche a confine del suo orizzonte ideologico e culturale e permette che essa ne ridefinisca i tratti, è la socializzazione del cogito cartesiano, perché il cogito diviene la base dell'essere nella società, e contemporaneamente il rovesciamento di questo schema perché è il sum, la sua essenza etico-esistenziale che ne determina la natura pensante e critica.

Questa forma socio-istituzionale medioevale, nell'era moderna ha finito per ridursi alla sfera socio-ideologica, trasformandosi, non senza contraddizioni e aberrazioni, nell'intellettuale impegnato, una sorta di trespolo da salotto dove mettere il disfattista di turno, tanto per uniformare l'impegno intellettuale, reificandolo all'interno di uno stereotipo con il fine di renderlo sostanzialmente inoffensivo.
 
La Maschera è tutt'altra cosa. Per essa vale la definizione di aggressività data in maniera esemplare da Sharon Zukin. Il contatto come conflitto, nella maschera, si esplica nell'aggressività come copertura della propria "inconsistenza ontologica". Il Cogito cartesiano, già stravolto dal buffone nel suo sum ergo cogito, finisce per trasformarsi ancora, divenendo haud sum, ergo cogito.

È l'inesistenza intellettuale propria della Maschera che ne determina l'aggressività. Proprio come una maschera, la cui forma non si collega ad alcuna condizione intellettuale, l'aggressività leghista nasce dal non-essere, sia dal punto di vista intellettuale (nell'individuo) sia da quello demologico (nella collettività). Una comunità (vera o presunta) che sia solida, non dovrebbe aver alcun motivo di sentirsi minacciata, così come un individuo capace di esprimere una propria individualità etica dovrebbe essere insensibile ai richiami demagogici e al loro sforzo massificante.
 
Confondere la Maschera con il Buffone significa donare alla prima l'autorevolezza dell'altra come luogo rifugio della critica al potere, non riconoscendone i metodi assimilabili alla logica politica e al populismo di piazza. L'Idiota e la Politica sono elementi antitetici. Mescolarli e confonderli impedirebbe di comprenderne la natura.

Rischio a cui se ne aggiungerebbe uno anche più grave (che a onor di cronaca sembra ben lungi dal pensiero dell'autrice): riconoscerli come parte di un originario -più ipotetico che reale- spirito vitale della nazione, tramite il rinvio alla tradizione, nel malcelato pensiero che in fondo loro fanno comodo, "perché non li vogliamo gli immigrati che puzzano e ci hanno rotto tutti questi disfattisti". Questo vago pensiero, lo sappiamo bene, unito ad una imponente crisi economica e allo sfaldarsi dell'autorevolezza delle istituzioni e dei suoi rappresentanti, presto o tardi favorisce avventurieri di ogni sorta, specie di quelli avvezzi al totalitarismo.




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