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L’Europa dopo lo shock trumpiano

Come cambia il ruolo dell'UE dopo il risultato delle elezioni USA e il dialogo tra Putin e Trump.

Dopo la vittoria di Donald Trump, non solo gli USA cambieranno volto, ma un nuovo assetto politico planetario è alle porte. Vladimir Putin, entusiasta degli esiti delle elezioni americane, si prepara ad avviare un diverso dialogo con Washington. Il clima di distensione tra Russia e USA, avviatosi negli anni '70, nei decenni ha avuto non poche interruzioni, soprattutto durante l'amministrazione Obama, ma oggi sembra riprendere pieno vigore. Putin ha fatto sapere di essere pronto a visitare la Casa Bianca, così come a suo tempo fece Nixon al Cremlino. I motivi di questa neo-intesa tra le due superpotenze vanno cercati nei recenti sconvolgimenti sociali, politici ed economici con cui bisogna fare i conti.

Indubbiamente ci sono nuovi problemi da fronteggiare che richiedono una cooperazione maggiore rispetto al passato. Primo fra tutti il terrorismo, ormai associato indissolubilmente all'Isis. La paura dello Stato Islamico è fonte di inediti accordi che puntano a sconfiggere il Califfato. Altra bestia nera che scuote le vecchie ideologie e ancor più i mercati finanziari è la Cina, avversario economico sempre più temibile, che, con la sua globalizzazione selvaggia, a fatica si riesce a tenere a bada. Ci sono poi le grandi questioni climatiche, l'immigrazione, il conflitto israelo-palestinese e tanto altro. Uno scenario complicato, forse come non mai, che richiede a gran voce la necessità di stare uniti.

Quali potrebbero essere però i risultati di un disgelo Russia-USA portato alle estreme conseguenze? Ai timori della guerra fredda ne subentrano altri, nuovi, diversi. Essere divisi da una cortina di ferro alimentava un pensiero bianco o nero. Ciò che oggi si paventa dinanzi all'opinione pubblica mondiale è invece un pensiero che si dipana in una vasta gamma di sfumature di grigio, non poco destabilizzanti. L'idea che si crei un continuum ideologico, o meglio d'interessi, tra due superpotenze potrebbe allettare, facendo credere che si aprano così le porte ad una cooperazione mondiale. T

ornando però ad essere realisti, l'idea di questi nuovi “Controllori della pace del mondo”, un po' inquieta. C'è sempre la necessità di qualcuno che controlli i controllori, il bisogno di una voce fuori dal coro che abbia i mezzi e le capacità per dire la propria. Ed è qui che entra in gioco l'Europa a cui è sempre più affidato un ruolo cruciale nel tenere d'occhio l'equilibrio geopolitico mondiale. In barba agli euro-scettici deve farsi spazio la convinzione che le nazioni europee possano essere l'ago della bilancia solo se unite. Non a caso il neo-eletto Presidente USA è un fervente sostenitore delle spinte indipendentiste-nazionaliste interne all'UE, così come di una riorganizzazione della Nato. Rifacendoci alla celebre locuzione latina “Divide et impera”. Le relazioni transatlantiche diventano così più complesse. Come dimostrano le dichiarazioni di Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione Europea, che in merito all'elezione di Trump dice: «Occorrerà insegnare al presidente designato in cosa consiste l'Europa e quali sono i suoi principi di funzionamento» (Il Messaggero, 12 Novembre 2016)1.

I cittadini europei hanno il diritto-dovere di crearsi una più forte coscienza unitaria, nella consapevolezza della loro delicata funzione, da cui molto dipenderà l'evolversi della situazione geopolitica mondiale. Le nostre spalle non sono più tanto coperte dalla bandiera a stelle e strisce, e i rapporti con Mosca sono incrinati dalle sanzioni imposte a seguito della crisi Ucraina. È il momento di fare tutto da soli. Il rischio però è quello che alcuni hanno definito di una nuova “Yalta 2.0”, con inglesi, americani e russi che si spartiscono il mondo. Noi europei dobbiamo allora essere pronti. Ci è data una grande responsabilità, una sfida ardua che metterà alla prova mai come prima la nostra capacità di essere un unico organismo politico. Parafrasando Massimo D'Azeglio: abbiamo fatto l'Europa ora dobbiamo fare gli europei.

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