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L’Aquila ed Haiti: due stragi a confronto

L'Aquila ed Haiti: due stragi a confronto

A due settimane dal sisma che ha distrutto Haiti, le Nazioni Unite comunicano al Mondo intero che l’entità degli aiuti economici supera i due miliardi di dollari. La quasi totalità – 1,9 miliardi di dollari – provengono da privati ed organizzazioni umanitarie dalle varie nazioni. Altri 830 milioni di dollari sono garanzie che andranno tramutate in denaro.
 
Abruzzo: a 10 mesi dal sisma, le cifre donate a livello internazionale non sono mai state dichiarate del tutto. Per fare due conti, bisogna inerpicarsi in una rete fittissima di informazioni fra piccole medie e grandi organizzazioni, e tirare le somme appare quasi del tutto impossibile.
 
Solo la Protezione Civile, attraverso il suo sito, comunica qualche cifra. Ma è solo una piccola parte. Non è dato sapere quanto denaro si sia raccolto per quella ricostruzione che tarda ad iniziare.
 
Haiti: le organizzazioni internazionali si affollano, mentre i contingenti militari statunitensi tracciano le prime righe di quella che si può presumere sia una azione tesa a colonizzare il paese caraibico fra i più poveri ed incredibilmente fra i più vicini agli Stati Uniti.
 
Abruzzo: calato il silenzio sulle cronache nazionali, qualche flash di agenzia informa ad esempio che è stata prorogata la data per la riattivazione delle richieste fiscali da parte di Equitalia s.p.a. Gli abruzzesi residenti nelle zone distrutte dal terremoto potranno – pensate! – tornare a pagare le cartelle esattoriali a partire dal 30 Giugno 2010.
 
Peccato che molti contribuenti oltre ad aver perso casa ed effetti personali, di lavoro non ne vedono nemmeno l’ombra e parlare di fisco in un ambiente dove persino le macerie accatastate ai margini delle strade, riportano alla mente una tragedia fresca ancora di paura, appare come una incredibile aberrazione di questo nostro Sistema che macina tutto e tutti in nome del Dio denaro.
 
Ad Haiti dopo oltre due settimane, vengono tratte in salvo persone ancora in vita sotto le macerie. La “dimestichezza” con la fame nera, sta salvando ancora qualcuno, che riesce a sopportare fame e sete meglio di un miracolo divino.
 
In Abruzzo non si parla più di niente. Non si accenna agli sfollati ancora costretti a vivere nella migliore delle ipotesi in una struttura alberghiera. Nella peggiore in un camper, per restare il più vicino possibile all’ambiente familiare. Non si parla di ricostruzione. Forse perché se n’è straparlato.
 
La “Notizia” del momento, gira attorno le cronache Haitiane. Non può esserci spazio per tragedie che sono finite nel dimenticatoio prima del previsto.
 
Per Haiti, alcune aziende produttrici di beni alimentari, stanno già creando campagne fra il commerciale e l’umanitario.
 
La Danone uscirà presto con gli Yogurt sulla cui confezione apparirà qualcosa del tipo: “per ogni confezione acquistata, doneremo un centesimo per Haiti”. Sembra poco, ma non lo è. I numeri della distribuzione di questo prodotto sono considerevoli. Così si sfrutta la tragedia: da un lato la benevolenza e la generosità, dall’altro un occhio attento a far salire le vendite. Così va il mondo.
 
Ad Haiti il rischio epidemie sale. La mancanza di acqua pulita genera danni all’organismo e nuoce alle ferite aperte.
 
Il Presidente Haitiano propone di ricostruire la capitale – Port-au-Prince – in un altro posto, per scongiurare future nuove scosse di terremoto. Come in Abruzzo con la proposta delle “New Town”. A quanto pare, la ricostruzione in aree diverse da quelle originarie, è un trend. Ed un Business. Costruire ex novo, presuppone l’entrata in campo di imprese edili appaltatrici.
 
Ad Haiti, l’aria calda ed umida peggiora tutto.
 
In Abruzzo il gelo non è mai passato dalla notte del 6 Aprile 2009. I morti erano evitabili. Se si fosse evitato l’abuso edilizio. Ma l’Italia ormai, cammina su un binario osceno chiamato perversione economica. La questione morale non si sa più cosa significhi. Il Potere politico sempre più spesso va a braccetto con qualcosa di molto vicino allo scandalo pubblico. L’abitudine a tutto questo, non fa più nemmeno rivoltare i cittadini, che se ne stanno “buoni” davanti alla tv a biascicare qualcosa contro questo o quello. Ma tutto finisce lì.
 
Il terremoto abruzzese è diverso da quello haitiano. A partire dalle cifre. 6.3 della scala Richter per il sisma nostrano. 7.4 per quello haitiano. La conta dei morti: 302 quelli italiani. 150.000 mila, i caraibici scomparsi in un attimo. Gli aiuti economici, che nessuno dichiara nettamente in Italia, mentre per Haiti sembra scatenata una lotta a chi fa di più, presto e bene.
 
L’antropologia di un post sisma ha sempre alcune variabili.
 
Tutto dipende dai dati. Se ci sono più morti, allora la notizia diventa più interessante per tutti. Se il disastro naturale abbatte aree più vaste, allora c’è da fare – e guadagnare – per tutti.
 
L’ombra del tornaconto, torna a violare la dignità umana. Il denaro, in caso di emergenza, viene utilizzato senza troppe spiegazioni. Si aprono così, i cassetti dei Governi, che invece di fare prevenzione attendono il prossimo genocidio.
 
L’Aquila chiama Haiti. Haiti chiama l’Aquila. Rispondete, se potete…
 

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