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L’America invierà truppe in Africa. Non contro al-Qa’ida, ma contro la Cina

All'inizio di febbraio il governo del Niger ha autorizzato il dispiegamento dei droni USA per le operazioni di sorveglianza ed intelligence contro le milizie jihadiste attive nella regione del Sahel (si veda anche l'approfondimento di Antonio Mazzeo). La notizia non sarebbe così sconvolgente, se non fosse solo la punta dell'iceberg di un programma molto più ampio e articolato.

 

Gli Stati Uniti stanno dispiegando truppe in 35 Paesi africani, a cominciare da Libia, Sudan, Algeria e appunto Niger. La notizia, annunciata dall'agenzia AP a Natale e passata pressoché inosservata sui principali organi d'informazione, pare gettare le basi per un futuro intervento americano nel Continente nero.

In particolare, reparti speciali delle forze armate USA, coadiuvati dagli eserciti locali, saranno in grado di partecipare a più di cento esercitazioni militari sul campo già dal prossimo anno.

Ufficialmente, Washington intende eradicare la minaccia terroristica nel Nord Africa. Lo stesso conflitto in Mali (d'iniziativa francese, ma col supporto americano) testimonia che una dozzina d'anni dopo l'11 settembre, la guerra al terrore ha inaugurato un nuovo fronte: quello del deserto.
Dunque il problema esiste.

Tuttavia, un tale dispiegamento di forze nel continente avrà l'effetto di rendere tutta l'Africa, e non solo la regione sahariana, un immenso teatro di operazioni militari degli Stati Uniti. Curioso, se pensiamo che la presenza di al-Qa'ida e affini non è segnalata in quasi nessuno dei 35 Paesi in questione.

Quasi tutti, però, sono in affari con aziende cinesi. E quasi tutti sono ricchi di risorse: petrolio, diamanti, rame, oro, ferro, cobalto, uranio, bauxite, argento, legname e frutti tropicali.

Ecco dunque il vero obiettivo dell'AFRICOM: eliminare l'influenza della Cina dalla regione. Non bastando più il soft power (il Washington consensus è ormai un retaggio del passato), per vincere la sfida col Dragone cinese si ritorna alla muscolarità del caro vecchio hard power.

Ma niente colpi di Stato stile Guerra Fredda, stavolta: è sufficiente dispiegare le proprie truppe in difesa del regime locale (quasi mai democraticamente eletto) contro i gruppi armati eventualmente attivi sul territorio. Obiettivo dei regimi: mantenere il potere. Obiettivo degli Stati Uniti: acquisire appalti e concessioni estrattive.

Come conferma Unimondo:

L’invasione non ha pressoché nulla a che fare con l’”islamismo”e quasi tutto a che fare con l’acquisizione di risorse, in particolare minerali, e con l’accelerazione della rivalità con la Cina (...)

Come nella guerra fredda, la divisione del lavoro prescrive che il giornalismo e la cultura popolare occidentali mettano a disposizione la copertura a una guerra santa contro un “arco minaccioso” di estremismo islamico, non diverso dalla fasulla “minaccia rossa” di una cospirazione mondiale comunista.

La vicenda Kony deve pur insegnarci qualcosa.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.65) 9 marzo 2013 12:03

    Africa agli africani! Ladri! Francesi, cinesi, statunitensi, olandesi, arabi, tutti ladri! lasciate loro le LORO risorse!!

  • Di حكيم النور (---.---.---.139) 9 marzo 2013 13:21

    caro milite ignoto, le LORO risorse fanno funzionare il TUO telefonino di ultima generazione, l’IPad con cui ti fai il figo con gli amici, l’Ipod con cui senti canzoni sdolcinate con la tipa di turno..per non parlare che sempre dall’Africa vengono i tessuti con cui sono fatti i tuoi jeans da 300 euro e il cacao che c’è nella tua Nutella..

    "Africa agli Africani" è un bello slogan, ma quanto siamo disposti a rinunciare ai nostri sfizi alimentati proprio con quelle risorse che al continente nero rubiamo da secoli?

    Questo è il problema.

    • Di Geri Steve (---.---.---.210) 9 marzo 2013 14:43

      Condivido l’articolo più che il commento: noi italiani continueremo a pagare i nostri sfizi sia che predominino i cinesi che gli USA.

      Con la caduta dei colonialismi, gli africani non sono diventati padroni che si autogovernano a casa loro. Certamente c’è un conflitto neocoloniale USA - Cina, ma io sospetto che sia un conflitto a tre, con la partecipazione di Al Qaeda - Arabia Saudita. Anche Russia e Iran non credo che staranno a guardare senza prender parte.

      Quello che è certo è che le potenze del mondo complottano contro l’indipendenza e l’autogestione degli africani: difficile che la spuntino.

      GeriSteve

    • Di pint74 (---.---.---.151) 9 marzo 2013 17:36
      pint74

      Veramente le loro risorse continuerebbero a far funzionare i nostri telefoni ed altro,l’unica differenza,se lo slogan africa agli africani fosse realizzabile,sarebbe che i soldi rimarrebbero agli africani invece che ingrassare gli azionisti di maggioranza delle aziende che sfruttano questo continente.
      Oltre alla corte di seguaci di tali personaggi,direttori,CDA ed altro...
      Gli sfizi,come li definisci,rimarrebbero ma le ricchezze si distribuirebbero meglio.

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