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Juve-Inter, la battaglia infinita

Dopo 12 giornate il Campionato di Serie A sta iniziando a mostrare nitidamente le sue reali sembianze. Sino a poche settimane fa esso si era limitato con sufficienza ad abbozzarne i contorni sfumati, tracciandone in maniera incerta ed approssimativa i lineamenti, confondendoli col trucco dell'inganno e con la maschera delle apparenze fuorvianti, ma ormai le fattezze emergono con una certa chiarezza, prestandosi poco a malintesi o a disguidi di comprensione.

 Adesso che l'abito della dissimulazione comincia a mostrare i primi squarci e strappi, le ipotesi, le previsioni e le teorie astratte possono finalmente apprestarsi a prenotare una camera nell'albergo della concretezza, con vista sul tangibile. E le supposizioni campate in aria sono destinate a dissolversi, lasciando spazio alla realtà, che dallo stato gassoso si appropinqua a convertirsi allo stato solido. A quanto possiamo dedurre da quanto forgiato dalla materialità, lo Scudetto, sarà verosimilmente un affare a due tra Inter e Juventus. E non è la classica congettura azzardata di fine estate. A dettare siffatta predizione non sono di certo le consuete vaghe impressioni che si affacciano regolarmente ad inizio stagione, tanto meno lo sono indefiniti presentimenti suggeriti dagli astri. Ma lo dice innanzitutto la classifica, che vede di già le due compagini distanziare considerevolmente il resto della brigata, creando un divario che per le avversarie comincia a farsi rilevante, probabilmente non facile da colmare in tempo utile. Milan, Napoli e compagnia, incapaci di tenere il passo spedito delle prime della classe, sembrano arrancare non poco, alle prese come sono con problemi di varia natura la cui soluzione si fatica ad intravedere, ben celata dietro le imponenti siepi dell'imperscrutabile. Lo dice altresì il gioco espresso dalle squadre in questione, che mostra un bel po' di differenze qualitative. L'Inter vince e convince, e brilla, sia in Italia, sia in Europa. La Juve, dal canto suo, sopperisce al livello non eccelso del proprio gioco (ed alla involuzione, forse definitiva, di Dusan Vlahovic, che avrebbe dovuto spostare gli equilibri...) con la ritrovata impenetrabilità difensiva, diventata ormai un marchio di fabbrica delle “compagnie” a firma Max Allegri. In antitesi a quanto espresso dalle rivali, che un giorno impattano col Bologna e un altro incespicano sull'Empoli. In effetti Milan e Napoli stanno di giorno in giorno evidenziando a caratteri cubitali tutta la propria inidoneità a perseguire certi traguardi. I rossoneri di Pioli appaiono una squadra confusa, senza bussola, senza coralità, instabile, a tratti persino squilibrata. Il Napoli, dopo essersi privato del trainer dei miracoli, sembra infiacchito, abulico, privo di energia, di quella vitalità che l'aveva contraddistinto sino a pochi mesi fa, ergendolo sulle vette proibite. E non parliamo di Roma e Lazio, celermente trasformate da probabili mini vaganti in tini vacanti, senza presente e senza futuro. Alla luce di ciò la sfida per lo Scudetto, a meno di sconquassi eclatanti, dovrebbe coinvolgere esclusivamente Juve e Inter, team tanto diversi, nel cuore e nell'anima, tanto simili nei loro propositi e nei loro aneliti. Per un derby d'Italia in grande stile che non si registrava da tantissimi anni, precisamente dal campionato concluso nel 2002. In quell'anno la Lira passava il testimone all'Euro, i Matia Bazar vincevano il Festival di Sanremo e Mario Cipollini diventava Campione del Mondo di Ciclismo su strada. In effetti era un'altra epoca. Ma allora come oggi c'era una gran voglia di Campionato, di sfide all'ultimo sangue. Di Juventus contro Inter, eternamente rivali, perennemente in assetto da guerra. Da quella dialettica a quella combattuta sulla vede arena. Per una belligeranza che oggi si appresta a riproporsi con autorità. I tamburi sono pronti a rullare. Le spade sono pronte ad essere sguainate. I guerrieri sono pronti a combattere. Ci si prepari a vincere o morire. Non si faranno prigionieri. Su il sipario, lo show può cominciare!

Foto Wikimedia

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