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Just Charlie: Diventa chi sei

C'è da premettere che un film come Just Charlie sarebbe vietato girarlo e forse proiettarlo oggi in Ungheria, da quando il parlamento del presidente-dittatore Orban ha stabilito che il cambio di sesso non è permesso né è contemplata la definizione di transessuali, il genere deve restare quello che si ha alla nascita e cambi non sono ammessi.

Questo ragazzo di 14 anni, Charlie, da tempo è travagliato, incerto, inquieto, ha qualcosa in cui non si riconosce perfettamente e che gli provoca disagio, odio la mia vita dice, sembra sognare un “altrove”. E' spesso triste, eppure ha amici e compagni a scuola, uno gli è particolarmente fidato e simpatico. Charlie gioca bene a calcio nella piccola comunità inglese dove vive con la famiglia, una squadra importante lo vorrebbe tesserare. Ma non riesce a decidersi e nessuno capisce che cosa lo tormenti.

I suoi momenti di libertà sono in un bosco dove si rifugia con lo zaino e ne trae i vestiti da ragazza che in segreto indossa. Una volta viene scoperto solo in casa, truccato e agghindato da donna... Sbagliata e abnorme la reazione del papà, scosso dalla novità-rivelazione. Non so cosa ti stia succedendo, cerca di tornare in te al più presto gli aveva detto quando ancora non sapeva o non capiva. La notizia che si diffonde nel piccolo centro destabilizza l'uomo: gli sguardi ammiccanti o sospettosi di qualcuno, il senso di esclusione per chi è considerato anormale o strano, fanno pensare al film Il Sospetto. Questo sentire diffuso nel film si concentra nel personaggio del padre, sembra dirsi cosa dirà la gente (altro film), và perfino via di casa, rivuole indietro il suo “bambino”. Si sente ferito, come se il figlio gli abbia fatto un affronto. Verrà poi all'altra riva: non m'importa cosa sia, voglio solo che sia contento(a).

La mamma e la sorella sono le prime ad accettare le cose come stanno, stanno vicine al ragazzo, lo comprendono. L'interessato sapeva già chi è Charlie, io sono qui dentro e gli altri non mi vedono, sono bloccato in questo corpo che tutti pensano sia il mio, sono sempre stata Charlie, sono così e ... ho aspettato finora!

Regista del film (2017) è Rebekah Fortune, la quale però deve aver ecceduto in suspence, soprattutto nella prima parte, lo ha saturato poi di reazioni esterne, di “accumulo aneddotico” parla Marzia Gandolfi in myMovies, bravissimi entrambi: sia la Gandolfi per la sua recensione e sia myMovies per averlo mostrato nell'iniziativa antivirus “iorestoacasa”. Pare più incentrarlo sulla visione e successiva comprensione che attua l'ambiente esterno piuttosto che sulla maturazione di Charlie, ne fa un film d'ambiente: in questo fu molto più maturo e molto meno conflittuale o forzatamente drammatico il film belga Girl di Lukas Dhont. In chiusura la regista ha messo qualcosa che sembra un espediente per intenerire ma che lo banalizza: una “happy end”, la chiama la succitata Marzia Gandolfi.

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