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Home page > Tempo Libero > Cinema > Joker (that’s life!)

Joker (that’s life!)

Tu sei perfetto tu non hai un difetto e noi invece no, ma non è giusto che tu hai tutto e noi invece no, è una vecchia canzone a cui questo film può far pensare. Si tratta – anche – di una moltitudine di signor nessuno, di meno fortunati che prendono le parti dell'assassino, invidiosi di chi è stato più fortunato, gente che non ha successo, che non compare mai in tv o nella stampa, gente ignorata, la massa. 

L'assassino, o colui che è diventato di colpo il loro eroe, è Joker, un rifiuto sociale, un reietto, con problemi psichiatrici ed emarginato. Si è voluto far chiamare così questo Arthur Fleck, Joaquin Phoenix nella parte, che ha dovuto molto dimagrire e apparire pallido, emaciato, pelle e ossa, sì da rappresentare bene un “povero cristo” sui 40-50 anni che percorre stanco le strade di Gotham (o Nyk), nel tragitto dal lavoro al suo povero e malandato appartamento, dove si occupa coscienziosamente della madre allettata e anche lei senza tutte le rotelle a posto. Lo vediamo all'inizio nello studio di un'assistente sociale che ne controlla i “progressi” e si accerta delle sue condizioni; presto però questo servizio finirà, per taglio delle risorse comunali e ad Arthur mancherà questa specie di sostegno o di ascolto, dirà e le medicine, e con chi parlo?

Arthur è un debole che si trasforma, un novello Cane di paglia. Ha sempre desiderato di apparire in tv, immaginava di stare nel programma televisivo d'intrattenimento del conduttore famoso, arguto e spiritoso (uno splendido Robert De Niro), voleva essere un comico. Ha preso infine parte tra il pubblico a questo programma, tra gli spettatori invitati in studio, simili ai tanti che questi programmi seguono da casa. La sua risata nervosa ha attirato l'attenzione del conduttore che lo ha chiamato sul palco, ne è stato abbracciato e Arthur un abbraccio l'ha sempre desiderato, un padre non l'ha mai avuto, e scopre pure di essere figlio adottivo della donna che accudisce, la quale lo ha sempre chiamato col nomignolo di Happy, un ossimoro. La comparsata in tv lo ha fatto sentire guardato o considerato, se esistevo davvero persino io non lo sapevo e – dopo il suo primo triplice omicidio con la maschera di Joker – cominciano a notare che esisto. Questo desiderava, in una società dove nessuno prova a mettersi nei panni dell'altro.

 

Lui è stato finalmente in tv, io in tv!, l'ambiente è esattamente come lo immaginavo. Il sogno di tanti. Ma da quel conduttore verrà dileggiato, sarà naturalmente deriso dal pubblico. Soffre poi di quegli attacchi di riso nei momenti d'ansia e tensione, ma è un riso triste, forzato, un riso che non corrisponde allo stato d'animo interiore, ha scritto in un biglietto. Ha pure un diario nutrito di suoi scritti, la grafia è manifestamente “disturbata”, una delle frasi è spero solo che la mia morte abbia più senso della mia vita. Un'altra sua frase famosa, che denota delusione per tutti gli sforzi di fare parte del mondo “normale”, è: ho sempre pensato che questa fosse una tragedia, invece è solo un cazzo di commedia.

Più che il sangue e le pistolettate (molte di meno cmq dei film di Tarantino) ricorderemo di Joker “la tragedia di un uomo ridicolo”, un uomo piccolo che volle solo essere considerato da qualcuno, il bisogno d'amore e la frustrazione di non raggiungere quel mondo d'immagine, la fama: la sceneggiatura ce ne fa prendere la parte, è lui la vittima. Pare – per associazione di idee - che la violenza repressa di Hitler e quella di Charles Manson derivino, anche, per il primo di non essere ammesso ad una scuola d'arte, per il secondo di non aver sfondato nel mondo della musica. Un triste passato in Svizzera lo ebbe pure Mussolini, poi semplice giornalista capace di grandi proclami quando non era depresso, ma divennero così tutti “famosi”, considerati, apparvero.

E' un vero peccato che Joker non si sia sentito consolato dall'interesse della vicina di appartamento che abitava in quel palazzo, era la possibilità di un amore. Sorprende poi che quest'uomo smagrito e dall'andatura stanca, debole, poco nutrito e dalle spalle curve, scattasse a volte a correre con le sue lunghe leve, ma così è Joker. That's life! ci dice Sinatra nella canzone che accompagna il film, e mai testo è stato più appropriato.

 

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