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Italia: un porto d’attracco temporaneo

 
Natascha Canì per Segnali di Fumo

Sono viaggiatori colmi di speranza, i migranti. Vogliono vivere il futuro, lontano dalle guerre. Un giorno decidono di lasciare la propria casa, il proprio Paese, perché vogliono un futuro migliore; vogliono far crescere i propri figli lontano dalle bombe, lontano dalla paura. Prendono tutto quello che hanno, quello che potrà servire per il lungo viaggio, e si lasciano alle spalle quel Paese in cui sono nati. Partono con un barlume di speranza nel cuore, senza sapere a che cosa andranno incontro. Alcuni raggiungeranno la meta, altri non riusciranno a varcare nemmeno il confine del proprio Paese o, peggio ancora, rimarranno prigionieri in qualche Paese per periodi indefiniti.

L’Italia da sempre rappresenta per i migranti un punto di passaggio, un porto a cui attraccare per poi riprendere il viaggio verso altri Paesi d’Europa. Ma c’è anche chi decide di restare, o chi a rimanere è costretto.

A causa delle grosse affluenze di migranti siriani e palestinesi a Milano, a maggio è nato un presidio; inizialmente costituito da volontari che si recavano alla stazione Centrale per portare beni di prima necessità ai viaggiatori, ha visto poi l’intervento da parte del Comune di Milano e l’adesione di Save the Children, che quotidianamente manda dei volontari. Il presidio elabora sorte di registrazioni delle persone che arrivano (quanti sono, quanti bambini ci sono ecc.), le quali vengono poi mandate ai centri d’accoglienza.

I centri d’accoglienza sono nati per dare una sistemazione a queste persone, che altrimenti avrebbero dormito per strada. Capita comunque che qualcuno decida di non andare. Ci sono centri per famiglie e centri per le persone che viaggiano da sole. Le famiglie si fermano per due o tre giorni, mentre le persone sole sostano di più in città, perché aspettano i soldi per proseguire il viaggio.

Questa settimana l’affluenza è calata drasticamente rispetto alle settimane precedenti. Sono iniziate le identificazioni: vengono prese le impronte che verranno poi inserite nell’Eurodac (sistema registrazione digitale per i richiedenti asilo). Per i migranti, lasciare che vengano prese le impronte significa la fine del viaggio, in quanto il primo Paese che toccano è quello in cui dovranno chiedere asilo politico. Pertanto, quando approdano in altri Paesi europei dopo aver fatto l’identificazione tramite impronte in Italia, vengono rimandati indietro.

Non si sa ancora fino a quando durerà il presidio. È necessario aspettare e vedere verso quali scelte si orienterà l’Italia per la questione dell’immigrazione. Insomma, l’Italia è ancora un punto di passaggio, ma se deciderà di seguire alla lettera il regolamento dell’Eurodac, obbligatorio per tutti gli Stati membri dell’UE, questa possibilità probabilmente cesserà di esistere. Intanto il Comune di Milano e i volontari sono attivi, al fine di dare le cure e le attenzioni quantomeno necessarie a questi piccoli e grandi viaggiatori coraggiosi.

 

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