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Italia, ultima fermata: corruzione e malgoverno hanno ridotto un Paese in ginocchio

Nessuno, ormai, è più in grado di raddrizzare la situazione, non ci riuscirà Monti né tanto meno i "nani politici" che verranno dopo di lui.

 

Alla fine della storia questo popolo di santi, poeti e navigatori è riuscito nell'impresa sublime, quella di infilarsi in un "cul de sac" senza ritorno. Per anni, anzi per decenni, abbiamo confidato nella nostra naturale capacità di improvvisazione, frutto di quella genialità che ci è universalmente riconosciuta, nel bene e nel male, ma adesso il garbuglio è tale, che è diventato impossibile dipanare la matassa in cui ci siamo avvolti. Non ci riuscirà Monti che comincia a incartarsi, così come non riuscirebbe a farlo neanche mago Zurlì e quindi figuriamoci i Bersani o i Casini piuttosto che i cloni di Silvio Berlusconi con annessi compagni di merende. L'ultima risorsa è il frutto partorito da un comico genovese a nome Beppe Grillo, ossia un movimento parapolitico denominato M5S che, probabilmente, è l'estrema frontiera della disperazione di un popolo che ha vissuto nell'illusione di essere tale. Pensate se fosse proprio un comico a salvarci, sarebbe il paradigma di questo paese.

Insomma come si direbbe in termini sportivi, sono saltati completamente i fondamentali e la squadra è alla deriva, alla mercé di chi ha saputo invece darsi una struttura sociale ordinata ed efficiente. Il pensiero corre subito alla Germania ma il confronto è impietoso anche con tutti gli altri paesi dell'Eurozona, eccezion fatta solo per la Grecia che ormai è nel baratro o meglio, come si dice con un anglicismo alla moda, in default.

Quello che sostengo, lo testimoniano i parametri economici che sono abbondantemente i peggiori non solo in area Euro ma a livello mondiale. Il nostro debito pubblico ha raggiunto a giugno quota 1.972,94 miliardi (fonte Banca d'Italia), ormai vicinissimo alla fatidica soglia psicologica di quei 2.000 miliardi che ci faranno ulteriormente bastonare dai mercati, in barba a tutti i buoni propositi della fantomatica "spending review" che ogni giorno ci viene scodellata come la panacea di tutti i mali. Tanti proclami di riforme e di tagli "mirati " per poi apprendere che le auto blu sono sempre quelle, anzi in Sicilia il governatore Lombardo le garantisce pure ai parenti dei politici e agli amministratori dello "spreco pubblico", i parlamentari sono ancora tutti al loro posto con i loro privilegi intatti, le provincie, come alcune regioni, continuano a scialacquare pubbliche risorse come nulla fosse mentre quelle virtuose sono imbalsamate nel patto di bilancio che sta ammazzando le imprese che di pubblico sopravvivono. Per ora di sicuro c'è che sono aumentati contributi previdenziali e che in pensione i nostri figli ci andranno, se ci andranno, a settant’anni. L'unica patrimoniale per ora è quell'IMU che poggia su un principio giusto ma che non è equa perché, in questo paese borderline, il reddito è assolutamente cosa aleatoria e quindi è impossibile stabilire regimi di esenzione che non vadano anche a beneficio di chi non lo merita.

Quello fiscale è il vero bug che infradicia e vanifica qualsiasi intenzione di equità e congruità. Da esso a cascata discende tutto il resto.

Ad Affile, paesotto vicino a Roma, l'amministrazione pubblica ha speso ben 127.000 euro (?!) per realizzare un sacrario dedicato alla memoria del fascistissimo collaborazionista con i nazisti, nonché ministro della difesa della Repubblica di Salò, il maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani. Bel colpo non c'è che dire e poi magari battono cassa con l’amministrazione centrale per garantire i servizi primari o l'asfalto delle strade. Sempre il Lazio della governatrice, ex fascista, Polverini e del sindaco di Roma, l'altrettanto ex fascista, Alemanno, è la regione in cui la spesa per la sanità è praticamente fuori controllo, assieme alla Campania, di cui è inutile spendere una parola, compreso su l'ex magistrato e sindaco di Napoli (la casba d'Europa) De Magistris.

La Sicilia invece è sull'orlo del crac e malgrado le rassicurazioni del governatore Lombardo che, pur dimissionario, continua a regalare nomine a destra e a sinistra, arrivando a stabilire un autentico primato mondiale di dipendenti pubblici in proporzione agli abitanti con ben 17.995 unità che sommati a quelli delle aziende partecipate o controllate schizzano a 28.796.

Lasciamo perdere la Calabria con le sue truppe di forestali che fanno invidia alla Germania, per finire con le note dolenti dell'ILVA di Taranto, la più grossa acciaieria a caldo d'Europa, che vive il dilemma (tutto italiano) di salvare la salute o il posto di lavoro, in una sorta di gara ad excludendum perché, in decenni, poco o nulla si è fatto per conciliare ambiente e produzione, ovviamente in barba alla legislazione europea e nostrana e con ingenti risorse pubbliche, si parla di circa un miliardo di euro, finite nelle tasche dei soliti noti. Sulla vicenda si è espresso il governatore della Puglia, il logorroico Vendola che ha fatto un pistolotto forbito di cui nessuno ha capito nulla perché, evidentemente, non esprimeva nulla se non delle scontate ovvietà. Dal responsabile di una regione ci si aspetterebbe una posizione netta e precisa, oltre ovviamente all'intraprendere le iniziative politiche e amministrative del caso. Adesso sono tutti in attesa dell'intervento mediatorio dei ministri spediti da Monti. Se l'ILVA chiude è la fine della produzione industriale italiana.

Come ciliegine sulla torta, intanto, arrivano le notizie del calo del PIL, oltre il 2% in meno rispetto al 2011 e un calo della produzione industriale dell'8% circa rispetto al semestre dell'anno scorso. Dati drammatici se confrontati con quelli degli altri paesi di Eurolandia, persino la traballante Spagna fa meglio di noi, mentre addirittura la Germania viaggia su un più 0,5% del PIL e un quasi più 2% della produzione industriale. Altra notiziola poco piacevole per chi pensava che anche la Germania fosse eurodipendente è quella che, a fronte di un calo delle esportazioni nei paesi del sud Europa, i tedeschi stanno incrementando le esportazioni in Russia, Cina, Brasile ecc, facendo venire meno quel retropensiero di illustri economisti di casa nostra, ovverossia che anche per la Merkel l'uscita dall'euro di Italia e Spagna sarebbe una catastrofe economica. Pia illusione e in Germania e paesi satelliti intanto sta crescendo l'idea di due zone euro separate, come dire a due velocità, quella dei virtuosi e quella degli spreconi e noi ovviamente nella seconda, visti i citati esempi precedenti, ci rientriamo a pieno titolo.

Il tutto poi è condito da una concezione ideologico demagogica del concetto di sviluppo per cui abbiamo per anni rinunciato ad un piano energetico nazionale (unico caso al mondo), abbiamo detto no (probabilmente, giustamente visto il contesto politico generale) al nucleare, no ai rigassificatori, no alla TAV e via dicendo. Ci siamo baloccati con Silvio e Bossi per una ventina d'anni, sorbendoci le lezioni di economia finanziaria di Tremonti e Brunetta (quello che voleva il premio Nobel per l'economia), abbiamo fatto una riforma elettorale targata dall'odontoiatra mancato (purtroppo) Calderoli che poi l'ha definita "una porcata", ci siamo conditi il tutto con un sindacalismo che ha fatto il paio con la peggior classe di im"prenditori" del mondo, lodevoli eccezioni a parte ovviamente. Sullo sfondo un paese a diffusa evasione fiscale, vedi il commerciante probabilmente sconosciuto all'Agenzia delle Entrate che stava portando in Svizzera 50 kg in lingotti d'oro nascosti nel cruscotto della macchina, nonché mariuoli di ogni fatta che hanno barattato il voto con politici arruffa mazzette, mettici poi le mafie che ormai hanno colonizzato l'intero paese e infine mamma Chiesa che mette le mani in pasto su ogni cosa e che, all'alba del terzo millennio, dispone di un'ampia area politica referenziale che fa dell'Italia un paese confessionale alla stregua dell'Iran.

Infine, stringo per non dilungarmi, le imprese che non vengono pagate dalle pubbliche amministrazioni, il credit "crunch" delle banche che prestano soldi solo a chi ce li ha, la FIAT di Marchionne che ricicla modelli obsoleti che non riesce a vendere neanche in Congo, l'Università e la ricerca stuprate dalla Gelmini e ... basta!

Mi rendo conto del rischio di fare il classico calderone e adesso magari qualcuno dirà che sono un qualunquista pessimista. Pazienza.

 

Commenti all'articolo

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.157) 20 agosto 2012 14:25
    fernanda cataldo

    una radiografia impietosa, ma bisogna anche farla se si vogliono estirpare certi "mali" che stanno diventando cronici.


    ferni
  • Di (---.---.---.158) 20 agosto 2012 19:28

    No non sei un qualinquista Paolo! ma hai un grave difetto politico: tendi a dimenticare che in tutto questo pò che hai descritto il ruolo della sinistra (tutta) è stato quello del "socio di minoranza " di un consigglio di amministrazione di ladroni.
    Ed ecco che siamo alla quarta crisi di regime (grave come le prime due) senza avere uno straccio di alternativa.

  • Di (---.---.---.220) 20 agosto 2012 19:37

    Apologo fiscale >

    Nonostante i periodici bollettini di “vittoria” l’evasione fiscale continua a crescere di almeno il 15% l’anno. Ormai si calcola un “malloppo” da 180 miliardi.

    Ecco allora un “bellicoso” Monti dedurre che servono “strumenti forti” perché siamo “in stato di guerra”. Deduzione non nuova per i cittadini contribuenti a cui ha già prospettato “un percorso di guerra durissimo”.

    Eppure, fino a 5 mesi fa, Monti proclamava che la lotta all’evasione fiscale con lui aveva “raggiunto livelli mai visti prima in Italia” tanto da aspettarsi il recupero di un “consistente gettito”.
    Non solo.
    A dicembre Monti aveva garantito che con il suo “salva-Italia” (“duro, ma equo”) a pagare non erano “i soliti noti, ma dei nuovi noti”. Nuovi noti come quei titolari di capitali “occultati” all’estero per cui ha istituito il ticket “anonimato”.
    Lo stesso Monti che in merito alla mancata adozione di una patrimoniale sulle "grandi ricchezze" se l’è cavata rispondendo che i suoi "tecnici" avevano bisogno di ben 2 anni di preparazione. Altrimenti avrebbe “abbaiato, ma non morso”.

    Morale. Di “forte” c’è solo quella Tagliola Tributaria che da tempo corrode il potere d’acquisto delle famiglie …

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