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Italia e Berlusconi: una storia di promesse, vaffanculo e monetine

8.30. Rassenga stampa. Leggendo Repubblica si scopre che una ex igienista dentale diventata improvvisamente consigliere regionale e imputata con l’accusa di organizzare un giro di prostituzione per le feste del presidente del Consiglio ambisce a diventare ministro degli Esteri.

11.04. La maggioranza, dopo aver giurato e spergiurato che nella riforma della giustizia non sarebbero state inserite norme «ad personam» per Silvio Berlusconi, decide di invertire l’ordine del giorno alla Camera, così da discutere per prima la «prescrizione breve». Che serve per salvare il presidente dai suoi processi.

12.49. L’opposizione si interroga se sia il caso o meno di lasciare l’Aula come gesto di protesta contro l’inaspettata decisione del governo. A questo modo, scrive l’Ansa:

Bindi sosteneva la tesi dell’Aventino, mentre D’Alema era contrario. Alla fine, quest’ultimo ironizzando, forse per smorzare un po’ i toni del dibattito, avrebbe detto: Che vuoi? Che gli vado a menare? Mi levo gli occhiali e vado…. L’ironia però sarebbe piaciuta poco al vicepresidente della Camera che a quel punto, racconta sempre chi ha assistito alla scena, sarebbe andata davvero su tutte le furie.

13.15. A Lampedusa si organizza una protesta per l’arrivo del presidente del Consiglio. Un cartello reca la scritta «Berlusconi foera di ball», un altro «Governo vergogna». La contestazione, tuttavia, è bloccata e impedita. «”Governo vergogna” lo metteremo, se è il caso, dopo. Quel “Governo vergogna” si tolga», dicono dal palco. Il rischio è rovinare la diretta televisiva del discorso di Berlusconi. Inaccettabile.

13.45. Berlusconi parla alla folla adorante di Lampedusa. Applausi a scena aperta mentre promette la costruzione di un casinò e di un campo da golf, assicura che l’isola «in 48-60 ore sarà abitata solo da lampedusani» e la candida al nobel per la pace.

18.16. Ignazio La Russa, su consiglio di Daniela Santanchè, si avventura fuori da Montecitorio, dove l’opposizione e manifestanti in protesta urlano «mafiosi», «vergogna», «fascista» e gli lanciano monetine. Poi, ritornato in Aula, prima si bea del suo «coraggio», poi – durante la replica di Franceschini – perde le staffe e manda affanculo il presidente della Camera. Che sospende la seduta dicendo: «curatelo».

19.30. Al Tg4 Emilio Fede, che ha appena ricevuto dall’Agcom l’invito a un maggiore equilibrio, dice che Lampedusa «torna finalmente, nello spazio di poche ore, della gente dell’isola».

19.42. Neanche fosse una risposta a Fede, il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, si dimette dal suo incarico. Mantovano aveva sostenuto che a Manduria la tendopoli non avrebbe ospitato più di 1.500 immigrati. Invece ce ne sono già 1.300 e altri 1.400 sono in arrivo.

20.00. Al Tg1 la notizia del blitz sul processo breve, con conseguente contestazione a Montecitorio e reazione scomposta del ministro della Difesa, scompare dai titoli di apertura.

20.30. A Qui Radio Londra Giuliano Ferrara sostiene che il problema, nelle recenti vicende giudiziarie di Berlusconi, è il «partito Repubblica». Che non vuole il processo a Berlusconi, ma «abbattere Berlusconi», altrimenti avrebbe sostenuto il lodo Alfano (neanche in Parlamento ci fosse Ezio Mauro) e accettato il processo dopo la scadenza del suo mandato. Quanto alle proteste per la «prescrizione breve», il problema è che «c’è un brutto tono da parte dell’opposizione». In arrivo editoriali sul ritorno al 1993.

23.00. Rassegna stampa della sera. Franco Frattini, ministro degli Esteri, crolla sotto le domande della BBC. Gheddafi se ne deve andare. Dove? Non so. Contiamo sui paesi africani. Quali paesi africani? Non lo sappiamo. Perché non in Italia? Non vogliamo un dittatore. E allora perché non dite che dovrebbe comparire davanti alla corte internazionale di giustizia? Dovrebbe, nessuno può garantirgli impunità. Quindi non può venire in Italia perché dovrebbe essere consegnato alla corte internazionale di giustizia. Qualunque paese lo riceva lo dovrebbe fare. Perché qualche paese dovrebbe ospitarlo, allora? (Risposta imbarazzata). Ma qualcun altro dovrebbe prenderlo. Sì. Ma non sa dirmi quale. (Risposta imbarazzata). Perché qualunque altro paese dovrebbe essere più permissivo di quanto dice sia l’Italia? (Balbetta).

Nel frattempo muoiono 11 migranti.

(Foto Ansa)

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.119) 31 marzo 2011 20:10

    Di e di qua >

    Il potere di Gheddafi è tutto nelle sue armi. Sa bene che il cessate il fuoco sarebbe l’inizio della sua fine.
    Se il Rais non viene disarmato di certo c’è solo la “spaccatura” della Libia.
    Resterà l’unico verosatrapo” di tutto il nord-africa?

    Il futuro di Berlusconi è tutto nella sua maggioranza di “nominati”.
    Che si chiami conflitto di attribuzione (Ruby) o si tratti di prescrizione “breve” l’obiettivo del Premier è sempre quello di fermare il corso dei suoi processi.
    Da "uomo più imputato dell’universo" diventerà l’unico cittadino riuscito a sottrarsi ai suoi giudici?

    La storia insegna che la Febbre del Tribuno non conosce freni o rinunce fino agli esiti più imprevedibili …

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