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 Home page > Attualità > Società > Italia: benvenuti nella paese dell’assurdo

Italia: benvenuti nella paese dell’assurdo

Sono certa che altri colleghi giornalisti come me, sperano ogni giorno di svegliarsi e trovarsi in un mondo diverso. Un mondo, un Paese, una società in cui le buone novelle superino di gran lunga le cattive e dove la coerenza è il fondamento esclusivo di ogni cosa.

 

Invece ci svegliamo come tutti ogni giorno, e per quanto si cerchi, si approfondisca, si tenti di trovare qualcosa che non sia palesemente assurdo, contro ogni senso della logica, completamente corrotto da qualsiasi speranza di virtù, ci ritroviamo a dover palesare cose ormai palesi, entrate a far parte del “mobilio” nazionale, della tradizione e pure ormai fattore determinante del DNA della popolazione che in qualche modo, pur avendo ancora in buona parte conservato un certo e sano livello di senso critico, non può non soccombere sotto il pesantissimo fardello di un sistema nazionale che è tutto e il contrario di tutto.

Vi riporto solo un paio di esempi fra ciò che sta accadendo e che fa parte dell’armamentario dell’assurdità nazionale.

Notizia fresca fresca: la dirigente scolastica di un asilo nido, fa parlare di sé per una iniziativa a dir poco discutibile. Un cartello affisso all’entrata della scuola d’infanzia avverte: “Si comunica che domani 5 Settembre 2013, la scuola è chiusa per TUTTI perché c’è la giornata per i disabili. Sono molto malati quindi i bambini si impressionano”.

L’impressionata sono io, insieme a qualche milione di colleghi cittadini italiani, visto che non è possibile accettare che la dirigente di un asilo inoculi ai propri bimbi “normalissimi” il primo germe della tipologia di razzismo più squallida che ritengo proprio essere quella operata contro i cosiddetti disabili.

Il fatto è accaduto in un istituto di Casamicciola nell’Isola di Ischia e nemmeno le “scuse” postume subito diramate dal sindaco del piccolo comune e il contrito dietrofront della dirigente scolastica possono farci dimenticare che stiamo parlando della “gaffe” – vogliamo davvero ritenerla tale? – di una… suora.

Dalle suore sarebbe normale attendersi amore e carità, cosa assai in disuso nell’ambiente clericale da tempo immemore che mi fa semmai riflettere su come sia disabilitata – è il caso di dirlo – la moralità nazionale che rende possibile un’infamia del genere e che a me bastava già che fosse stata pensata anche solo lontanamente.

La verità dietro tutto questo, a mio parere, dovrebbe essere da ricercare su come i genitori dei cosiddetti bambini “normali” si comportano durante l’arco dell’anno scolastico nei confronti dei bimbi considerati “anormali” perché gravemente malati.

Una società così malata non può sperare certamente di redimere e curare chicchessia, dal momento che il virus parte sempre più spesso dal basso…

Altra “chicca” di questo inizio settembre che la dice lunga sulle assurdità che si stanno perpetrando in questa nazione acidificata da un vizio ormai divenuto culturale è quella relativa alla decisione dell’attuale groviglio di Governo che ha scelto di condonare il 75% dei 2,5 miliardi di euro di sanzioni a suo tempo elevate dall’Agenzia delle Entrate contro i 10 gestori nazionali che detengono il controllo delle diaboliche macchinette mangiasoldi ormai presenti ovunque a dimostrazione che, se non potevamo permetterci un viaggio a Las Vegas, è Las Vegas ad esser giunta fino a noi…

Questo generoso condono dovrebbe farci alzare tutti simultaneamente dalle seggiole e decidere – tutti insieme – di porre fine una volta per tutte alle diavolerie più bieche che ci vengono fornire generosamente da ogni parte.

In pratica, il governo condona i gestori delle macchinette mangiasoldi che avevano “dimenticato” di collegare le stesse al sistema informatico del Fisco: una storiella che dura da anni, che ha dato lavoro a trasmissioni televisive d’inchiesta come Report e che oggi invece di essere sanata, nel senso che lo Stato – attraverso il governo in carica – avrebbe dovuto non solo sanzionare pesantemente costoro ma anche sbattere qualcuno in galera, viene cancellata dagli archivi dell’Agenzia delle Entrate che ormai palesemente condona tutto ai grandi evasori per poi fare le pulci li pensionati che percepiscono la minima e stentano a mangiare due volte al giorno.

Una “grande manovra” fiscale non c’è che dire: d’altronde, come può lo Stato italiano inveire contro chi ha sostenuto il progetto nazionale di diffusione su larga scala del virus dall’inquietante nome “Ludopatia”? Come può un governo imporre sanzioni ai propri alleati? E chi se ne frega se questi “alleati” – fanno in alcuni casi parte di parte di alcune i organizzazioni malavitose...

Oltretutto, inizialmnete una sentenza aveva condannato i 10 gestori a sanzioni pari a ben 98 miliardi di euro (due manovre finanziarie) poi, scontate a 2,5 miliardi, ma tanto è palese che non pagheranno nemmeno i pochi spiccioli decisi grazie al recente condono. Che sarà tombale, in ogni senso...

Prima di tutto viene la coerenza di Stato, che se non fa rima con quella della popolazione, ci pensano i “politici” a mettere tutti a tacere, che siamo in “Democrazia” qui, mica in Regime Dittatoriale! E chi si azzarda a dire il contrario, gli staccano la spina, lo buttano in galera – un non motivo si trova sempre – e per compiere bene l’opera, magari li si fa morire di qualche inesistente patologia, che un qualche medico venduto al sistema si trova sempre…

Benvenuti nel Paese dell’assurdo. Dove è assurdo dover raccontare certe assurdità che sono vere e dove la verità non si sa più cosa sia. Vi prego solo di una cosa: non abituatevi a tutto questo. Mai…

 

Ai link seguenti, le due notizie analizzate in questo articolo:

Condono slot machine

Suora contro bimbi disabili

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.198) 14 settembre 2013 19:58

    E’ triste constatare che non si perdono mai le occasioni per passare per "buonisti".
    Provate ad immaginare l’impatto emotivo (trauma) che rischia un bimbo di 3-4 anni ritrovatosi, inaspettatamente, in mezzo a diversi soggetti segnati da forti menomazioni fisiche.

    Forse ci piace pensare che, un bimbo di 3-4 anni, abbia già sviluppato la capacità di razionalizzare (introitare) situazioni dal forte impatto emotivo?
    Oppure, più semplicemente, da esseri adulti, ci piace dar prova della nostra maturità civile?
    Sarebbe più corretto limitarsi a dire che la suora ha peccato di troppa immediatezza e un pizzico di ingenuità.

    • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.62) 15 settembre 2013 16:13
      Emilia Urso Anfuso

      Salve


      personalmente invece, ritengo triste dover constatare che persone che nulla sanno delle fasi cognitive di un minore non ancora stuprato mentalmente dai criteri di certi "adulti" - convinti di fare "il bene" dei bimbi considerati "sani, belli e quindi...Normali" - si erigano a censori di persone che, come me, non fanno certo del "buonismo" che a nulla serve su questo pianeta, ma solo un bagno di sana vergogna semmai, consigliato a tutti coloro che si convincono che un bimbo "sano" possa mai concepire "insano" un proprio simile solo perché,,,Malato e quindi, pauroso e inaccettabile...(...)

      Questi criteri, caro anonimo/a lettore o lettrice, sono peculiarità mentali che solo certi adulti hanno in seno alla loro compromessa anima: i bimbi, forse non glielo hanno mai spiegato, NON hanno questi insani schemi mentali...Semmai, li hanno i loro genitori. Nel qual caso, formeranno altri adulti insani...

      Studi un pò di psicologia infantile e un pò di sana - e non buona, ma giusta - etica fondamentale: vedrà meno "buonismo", più coerenza e meno "mostri" da occultare (agli adulti)

      Emilia Urso Anfuso


  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.62) 15 settembre 2013 16:22
    Emilia Urso Anfuso

    p.s. Le consiglio anche, un’attento e approfondito studio di cosa sia un "trauma" e di come esso possa essere veicolato in un bimbo. 


    Prima di sciorinare castronerie senza nemmeno avere una minima base di conoscenza della sfera intellettiva e psicologia di un minore, e di come esse si sviluppino e come i bimbi metabolizzino gli input dati dall’ambiente esterno - a seconda di come questi input vengono veicolati dal mondo degli adulti - faccia almeno un dl "bagno" di lealtà: comunichi di non capirne nulla e prometta semmai a se stesso/a di voler apprendere le basi di tali scienze psico comportamentali per poi, semmai, dare la sua opinione in proposito di "traumi" in relazione a ciò che ha scritto

    Rinnovo il caro saluto

    Emilia Urso Anfuso 
    • Di (---.---.---.51) 15 settembre 2013 18:57

      Visto che Lei ha letto e capito tutto di psicologia infantile La invito a immaginare la situazione inversa.
      Un gruppo di bimbi (3-4 anni) purtroppo fortemente disabili in cui viene inserito per diverso tempo un coetaneo perfettamente sano. Le garantisco che sarà il bimbo sano a subire i maggiori "traumi".
      Tenderà infatti a "limitare" in modo permanente le proprie potenzialità psico-fisiche.
      In questa situazione neppure un adulto, preparato ed animato dei migliori propositi, riuscirebbe a neutralizzare la tempesta di input che subirebbe il bimbo sano.

      Le ricordo che Lei ha parlato di "assurdità". Le sembra il termine appropriato?
      Contraccambio i saluti

    • Di (---.---.---.9) 15 settembre 2013 19:49
      Il tuo problema è che continui a considerare situazione segregate, in cui c’è un gruppo omogeneo (ma i "sani" sono tutti uguali tra loro e i disabili sono analogamente identici) in cui viene inserito un diverso. Questo è il fondamento del razzismo, cioè inserire le persone in una classe, annullandone ogni peculiarità, tutti sono uguali nel bene e nel male. Hanno una caratteristica in comune, una sola, che li accomuna rendendoli uguali. Poi c’è il diverso, che per definizione è altro da loro, perché non ha quella caratteristica di cui sopra. E magari è simile a molti di quel gruppo per altri motivi, ma ci sono parametri di serie A, che definiscono i gruppi di appartenenza delle persone, e altri di serie B, che non contano.

      E’ una visione semplificata della realtà, che non è fatta di bianco e nero, ma di sfumature di grigio. C’è il bambino "sano" ma gracile fisicamente. C’è il bambino "sano" ma con un IQ un po’ bassino. C’è il bambino disabile fisicamente ma intellettualmente estremamente dotato. C’è quello che ha disabilità psichiche ma funziona quasi genialmente in un campo. Ci sono quelli che non saranno in grado di esprimersi in modo funzionale, ma questo vale per tutte le categorie, solo questione di sfumature.

      Tu confondi il trauma con la risposta a stimoli: la situazione da te ipotizzata si verifica quotidianamente, in ogni scuola d’italia, quando un bambino un po’ più dotato di altri, o precoce, si ritrova inserito in una classe in cui il livello medio è più basso. Succede ogni giorno. Anche in questo caso le sue potenzialità risultano limitate, eppure nessuno si scandalizza perché la scuola non è concepita per ottimizzare le capacità del singolo, ma per garantire il raggiungimento di uno standard minimo di istruzione alla massa. Poi ci sarebbe da aggiungere il concetto ormai universalmente accettato della varietà di tipi di intelligenza, per cui non esiste solo la capacità logico-matematica, quella cinestetica... ma anche relazionale... e una realtà basata sulla segregazione tende a limitare lo sviluppo di quest’ultima. Chi può dire se è più importante saper risolvere le equazioni differenziali oppure comunicare con le persone? Nella vita servono entrambe le capacità, pena riuscire magari bene in alcune professioni ed essere disadattati nella vita relazionale.

      Il trauma di cui lei parla non è causato dalla vicinanza con disabili, ma dall’esposizione ad un ambiente segregato di cui non si farebbe parte. E’ per questa decisione di partenza, di separare nettamente le persone in base ad una caratteristica, che poi si diventa diversi. Quel trauma varrebbe per un ragazzo di "colore" inserito in un contesto di "bianchi", e viceversa per un "bianco" inserito improvvisamente in un contesto di "neri". Per un orientale inserito in una società occidentale e viceversa. La storia insegna che in tutti questi casi c’è stata discriminazione, addirittura per casi di tratti diffusi un po’ ovunque ma magari rari, come per la caccia alle streghe, identificati nelle persone di capelli rossi.

      Come si combatte questa segregazione, che è la causa del trauma, non la sua conseguenza: creando un ambiente disomogeneo, in cui non esiste un tratto distintivo e tutti sono a contatto con tutti.

      E non è neanche necessario crearlo, quell’ambiente, perché esiste già. E’ una distorsione pretendere che la realtà sia fatta di bianco e nero, ON/OFF, 1 o 0. Le persone non sono uguali a meno di non volercele considerare appositamente, contro ogni evidenza.

      Dai disabili si può imparare e molto, non sono una zavorra che limita le potenzialità altrui.
    • Di (---.---.---.195) 27 settembre 2013 19:57

      Secondo Lei un’aula di scuola (compreso l’asilo) cosa é se non un’area "segregata"?
      O vogliamo negare che le dinamiche relazionali di tali luoghi non hanno delle specificità riconducibili proprio allo spazio "delimitato" ed alla vicinanza "obbligata"?
      Voglia altresì prendere buona nota che continuo a specificare che si tratta di bimbi di 3-4 anni.
      Saluti 

    • Di (---.---.---.66) 28 settembre 2013 01:29

      Forse ci stiamo incartando sul significato della parola: lei per segregato intende chiuso, chiuso rispetto all’esterno. Un’aula di scuola è una realtà segregata, dal suo punto di vista.


      Per segregazione si intende, quando si usano modelli matematici per definire una popolazione, l’individuazione di una caratteristica comune che riassuma il comportamento specifico di sue classi.

      Le aule scolastiche sono in effetti ambienti abbastanza segregati, ma il parametro che accomuna gli alunni è semplicemente l’età media: si suppone (salvo caso di pluriripetenti, abbastanza raro) che una quarta elementare i bambini abbiano tutti più o meno la stessa età, in quanto nati più o meno nello stesso range di anni.

      Dal punto di vista di altre caratteristiche (carattere, capacità, attitudini, prontezza, educazione)... le aule scolastiche sono assolutamente non segregate, in quanto rappresentano uno spaccato della società, assolutamente disomogeneo.

      Quando parlavo di segregazione non intendevo isolamento rispetto all’esterno (scuola - mondo) ma identificazione di una caratteristica che accomunasse tutti gli appartenenti alla popolazione, caratteristica fondante prevalente rispetto alle altre. 

      Bene, nelle scuole italiane PER FORTUNA non c’è.

      L’unica è l’età. Poi i ricchi siedono vicini ai poveri, gli intelligenti vicino a quelli un po’ meno pronti, quelli con ambiente culturale più edotto vicino ai figli di analfabeti (esistono ancora, a volte con tanto di laurea)...

      ... almeno alle scuole elementari è così. Poi, tra medie e superiori, per non dire università, iniziano a contare motivazioni di "facciata", per cui -come caldeggiato dai recenti governi- esiste la scuola per l’avviamento al lavoro e quella che deve preparare le classi dirigenti.

      Non mi sembra che si parli di liceali nel fatto di cronaca citato, ma bimbi di pochi anni. In età di asilo insomma.
  • Di (---.---.---.198) 15 settembre 2013 17:27

    Mi permetto uno spunto polemico, spero di non uscire troppo dal seminato.


    Non ho mai amato eccessivamente il politicamente corretto perché spesso tende all’eccesso dell’ipocrisia o del curare la sola forma, ma non mi sembra questo il caso... 

    ... ma se la direttrice scolastica era una suora, c’è qualcosa che non quadra, a mio avviso. I cattolici non sono quelli contro l’aborto, quelli contro la diagnostica prenatale (termine scorretto ma ci siamo capiti, spero) e che pretendevano l’assenza di controlli di alcun tipo sugli embrioni da impiantare obbligatoriamente perché altrimenti si fa eugenetica... e la vita umana ha valore... non esistono bimbi di serie B, la malattia è quasi un dono del signore e non è giusto abortire se si sa di portare in grembo un futuro bimbo destinato ad una vita breve e/o piena di sofferenza... vabbè, non ricordo con precisione tutta la retorica annessa, ma credo di non aver detto castronerie nel mio sunto né di aver toppato nell’attribuire la paternità di certe uscite ad esponenti e militanti di movimenti per la vita di matrice cattolica.

    Insomma, questi bimbi devono nascere perché si fa eugenetica in caso contrario, ma poi li si deve tenere separati rispetto agli altri perché molto malati e i bimbi (normali) si impressionano?! Noto solo io una specie di contraddizione?

    Ribadire le differenze per mostrarsi caritatevoli, gli unici caritatevoli, notevole.

    Alle elementari una mia compagna di classe morì di leucemia. Non avevamo 4-5 anni ma non eravamo molto più grandi. Un giorno smise di venire a scuola e sapemmo che era gravemente malata, anche se per noi leucemia era solo una parola. L’anno successivo, quando ormai eravamo quasi disabituati a considerarla una compagna di classe, una di noi, ci arrivò un invito da parte dei genitori tramite la maestra, perché per lei eravamo i suoi compagni di classe e ci voleva vedere. Andammo a casa sua praticamente tutti, lei era gonfia, infagottata in un pigiamone anche se faceva caldo, non aveva più i capelli in testa. Molto diversa da come la ricordavamo. Ci fu un po’ di imbarazzo da parte nostra perché non ce l’aspettavamo, ma la cosa che mi colpì e tuttora ricordo era la felicità nei suoi occhi, neanche fosse stato il suo compleanno. Noi eravamo preparati ad un’atmosfera piagnona, a compatirla, perché anche se piccoli un po’ avevamo capito cosa significava, lei era felicissima, sembrava la reginetta della festa. Oggi comprendo che per lei, una cosa normalissima come il frequentare i compagni di classe, cosa alla quale non si dà alcun peso quando puoi perché tanto ti tocca visto che devi andare a scuola, era diventata un desiderio difficilmente esaudibile: date le sue condizioni credo che difficilmente abbia avuto la possibilità di giocare o frequentare altri bambini. Di quel pomeriggio ricordo un po’ le sue condizioni fisiche, ma mi è rimasta impressa essenzialmente la sua felicità, quasi incomprensibile. Per noi era un evento abbastanza normale, se non triste, per lei forse sarà stato uno dei giorni in cui non era più una malata, ma una bambina che vedeva i suoi compagni di classe, nonostante le condizioni.

    E’ morta poche settimane dopo. Non avevo 3-4 anni, ma quell’episodio, ora che sono adulto, mi è rimasto impresso come uno dei primi contatti con la morte, perché prima da piccolo avevo visto o sentito parlare di morte di persone grandi, non miei coetanei. E mi è rimasta una sensazione di dolcezza nello stare vicini a chi soffre, perché al di là della debolezza fisica che era evidente anche per noi bambini, al di là di tutto, era ancora lei e quella visita fu bella anche per noi. Confesso che molti di noi sperammo di rivederla a scuola, non avevamo capito che probabilmente avevamo esaudito l’ultimo desiderio di una bambina destinata a morire, credevamo stesse meglio.

    I bambini hanno bisogno di stare coi bambini, anche se gravemente malati, specie se gravemente malati. I disabili adulti sono ex disabili bambini tenuti segregati, perché gli altri non avrebbero capito... o si sarebbero turbati... e mi fermo qui considerando il corpo cui appartiene quella direttrice scolastica.


  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.62) 15 settembre 2013 17:49
    Emilia Urso Anfuso

    ...Mi fa piace constatare la sua volontà di riflettere e cambiare opinione in così breve tempo


    Se avrà la pazienza di riflettere ancora un poco, noterà che la sua prima appassionata riflessione "forse" può essere ribaltata. E non certo per dare ragione a me, ma alla coerenza e alla conoscenza

    Se ci metterà un pochino di impegno in più, riuscirà ad andare oltre le sue convinzioni e percezioni: la storia che ha raccontato riporta infatti solo un rovescio di una medaglia molto più complessa

    Peraltro, ribadisco: l’età... L’età di un bambino, fa la differenza

    Un caro saluto
    • Di (---.---.---.9) 15 settembre 2013 18:44

      G.le Emilia Urso Anfuso,

      immagino lei non possa vedere l’intero IP dei suoi commentatori ma solo l’ultimo ottetto, come tutti. Per una strana coincidenza (di quelle che a volte avvengono e risultano decisamente fuorvianti), le risposte che ha ricevuto presentano un IP apparentemente uguale, ma le assicuro di aver scritto solo l’intervento più recente, non il primo, se non altro perché concordo con le sue tesi. Il mio Ip forse le risulterà diverso ora, ho la connessione un po’ instabile, ma vorrei ribadirle l’equivoco in cui è comprensibilmente caduta, non per sua colpa ma una strana coincidenza.

      Aggiungerei una cosa al mio precedente commento: ho frequentato scuole statali, quelle che dovrebbero essere "laiche" insomma, e la maestra - nell’accompagnarci - ci aveva anticipato e preparato un po’ sulle condizioni "estetiche" di questa nostra compagna. Ci disse che l’avremmo trovata diversa e si raccomandò di non prenderla in giro. Passato il primo momento di imbarazzo, ricordo quel pomeriggio come molto sereno. Niente di lacrimevole, eravamo bambini e i bambini la mettono sempre a ridere, se possono. Fummo tenuti un po’ sotto controllo, perché se lasci sfrenare 30 bambini in un appartamento diventano ingestibili, però io ricordo un’atmosfera serena, normale, insomma ci divertimmo, si rideva. Sembrava più una festa di compleanno che un commiato ad una bimba malata. 

      Forse è stato merito della maestra, che ci ha preparato all’incontro con una certa sensibilità (da adulto mi rendo conto che non fosse così semplice come mi è sembrato da bambino), l’unica protezione che abbiamo ricevuto è stata la bugia sul futuro della nostra compagna di classe. Una bugia comprensibile e che avrebbe rovinato anche il clima del pomeriggio, oltre che turbarci. Eravamo convinti che stesse meglio, che potevamo vederla perché le sue condizioni di salute erano migliorate, invece era il contrario. Ma da adulto mi rendo conto che non era il caso di scendere in certi dettagli, non in quel momento. Non era necessario, non in quel momento. Avrebbe trasformato un simpatico pomeriggio tra bambini in una situazione penosa. I bambini malati (e gli ex bambini malati, ormai adulti) non hanno bisogno di persone caritatevoli che piangono loro affianco, ma di ridere, di "normalità".
  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.10) 27 settembre 2013 20:07
    Emilia Urso Anfuso

    Buonasera

    dibattito infuocato, noto...Bene

    Al signore o signora che mi ha scritto: "Visto che Lei ha letto e capito tutto di psicologia"...

    Io no so se ho "capito tutto di psicologia"

    Se la può confortare però, ho in una cornice la mia Lurea in Psicologia datata di qualche anno. Di anni oggi ne ho un pò: ho appena compiuto mezzo secolo e un anno, e certamente non credo ancora di "aver capito tutto" come invece lei palesa di se stesso/setssa

    I suoi "appassionati" commenti sul tema poi, mi fanno pensare o che lei sia molto vicino/a alla suora in questione o al Sindaco di Casamicciola, o che abbia parecchio tempo per diatrabare su vari temi. Inambo i casi, rifletta un pelino di più magari. Che ne dice?

    Le sue opinioni sulla "psicologia" infantile o meno, sono un pò ...Bizzarre, direi. Al di la di lauree e titoli accademici di vario tipo

    Rinnovo il caro saluto

    Emilia Urso Anfuso

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.10) 27 settembre 2013 20:54
    Emilia Urso Anfuso

    p.s. ci spiegherebbe con calma cosa Lei intenda per:

    - perfettamente sano

    E cosa lei considera come:

    - insano
    - trauma
    - gravemente disabile
    - input esterni traumatici

    Grazie a nome di tutti i lettori dell’articolo

    Emilia Urso Anfuso

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