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 Home page > Tribuna Libera > Istituto Culturale Italiano di Marsiglia: l’Omerta?

Istituto Culturale Italiano di Marsiglia: l’Omerta?

Il 17 e 18 ottobre scorsi, si è tenuto a Firenze il convegno, organizzato dalla Farnesina, su Gli stati generali della lingua italiana nel mondo». Un capitolo era dedicato alla situazione degli Istituti italiani all’estero. In quell’occasione non si è spesa nemmeno una parola sulla crisi dell’Istituto Italiano di Cultura di Marsiglia, dove, un mese prima, quasi i due terzi dei circa 350 studenti avevano deciso di non rinnovare la loro iscrizione per l’anno 2016-2017.

Qual è stata la ragione di questa «dimissione collettiva» ?

L’annuncio da parte della direzione dell’Istituto (fatto solo qualche giorno prima della ripresa dei corsi) della sostituzione, senza indennità né possibilità di riqualificazione, del personale docente e il «licenziamento» della segretaria dei corsi.

Decisione a dir poco incomprensibile che ha lasciato basiti sia gli studenti sia gli stessi insegnanti, sempre apprezzati da tutti e dei quali Fabrizio Mazza, lo stesso Console Generale, aveva lodato in pubblico le qualità professionali e le competenze pedagogiche.

I partecipanti al convegno di Firenze sono rimasti all’oscuro di questa situazione. A niente sono servite le lettere inviate all’Ambasciatore italiano a Parigi, Giandomenico Magliano, al vice ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Mario Giro, per evitare questo spreco culturale e umano.

Perché questo silenzio? Probabilmente perché Marsiglia non è un caso isolato ma l’ultimo episodio di alcune pratiche scandalose ai danni degli insegnanti, già osservate in questi ultimi anni in diversi Istituti Italiani di Cultura (Parigi, Bruxelles).

Noi studenti abbiamo saputo che da anni il corpo docente era remunerato da un’Associazione, la Amerigo Vespucci. L’Istituto, che attualmente è sotto la reggenza del Console Generale di Marsiglia, ne era l’unico cliente, nel quadro di una convenzione alla quale si è messo un termine senza tener conto del futuro degli insegnanti. Se i corsi rappresentano la principale risorsa dell’Istituto, devono costargli il meno possibile.

E di regola la precarietà? Sembrerebbe di sì. Un caso analogo, infatti, è successo a Parigi nel 2004: due insegnanti dell’Istituto Italiano di Cultura, Mimmo Ciofarelli e Sergio Tirone (anche loro assunti da un’Associazione), a seguito di un licenziamento ingiustificato, hanno ottenuto dal Tribunale del lavoro francese la loro reintegrazione e le dovute indennità. La Farnesina ad oggi non ha eseguito la sentenza.

A Marsiglia, si è scelto ugualmente di ignorare le proteste?

 

 Georges Rey

 

Rappresentante degli studenti dell'Istituto Italiano Culturale di Marsiglia, firmatari delle lettere all’Ambasciatore a Parigi e altre iniziative.

 

Foto: Facebook

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