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Iran: la strage di Kerman senza mandanti apparenti

«Un bilancio [provvisorio, NdR] sconcertante di 84 persone che hanno perso la vita e oltre 284 persone ferite». Queste le conseguenze di due potenti esplosioni in rapida successione che hanno squarciato l’area della città di Kerman, in Iran, dove si stava svolgendo la commemorazione del generale Qassem Soleimani assassinato dagli Stati Uniti durante un attacco coi droni nel 2020, quattro anni fa.

«Le conseguenze delle esplosioni – scrive il Tehran Times [1] – ricordano le scene strazianti provenienti da Gaza, con uomini, donne e bambini che giacevano nel sangue mentre i loro familiari gridavano inorriditi accanto a loro. Altri hanno guardato increduli mentre le forze di emergenza si precipitavano per trasportare i feriti all’ospedale».

Quali siano i colpevoli, diretti e indiretti, «li attende una giusta punizione. Questo atto atroce provocherà una risposta ferma», assicura il leader della Rivoluzione islamica l’ayatollah Seyed Ali Khamenei [2].

Iran: Chi sono gli autori materiali e i mandanti dell’atto terroristico?

Dopo lo smarrimento e la rabbia, la domanda sorse spontanea: « Perché i civili sono stati presi di mira vicino al luogo di sepoltura del generale Soleimani? », scrive ancora il Tehran Times.

Forse i mandanti sono destinati a restare sconosciuti. Mai, di certo, agli occhi dell’Iran, saranno credibili i media governativi e i politici dell’impero occidentale di Oceania nell’ipotizzarli.

«L’attacco terroristico sembra avere due obiettivi per Israele », si risponde il giornale iraniano.

Se sembra non esserci dubbi sul fatto che due persone «hanno fatto esplodere le loro cinture esplosive in mezzo alla folla che si era radunata nel cimitero della città di Kerman» [3], non convince la rivendicazione dell’ISIS giunta su un canale Telegram. In ogni caso sarebbero degli «autori mercenari » scrive ancora il Tehran Times.

Che gli autori materiali dell’attentato non siano statunitensi o israeliani non v’è dubbio però: l’attentato è «troppo old school per chi combatte con droni ed alta tecnologia », scrive la corrispondente di Pressenza da Amman [4]. Anche per questa autrice è possibile che l’attentato sia avvenuto su « commissione », tuttavia a stranizzare è che come bersaglio non sia stato colpito un personaggio iraniano noto bensì « 103 poveri cristi che facevano parte di una folla come tante».

E’ vero, conclude la corrispondente di Pressenza: «la vicinanza del massacro con l’assassinio di Al Arouri potrebbe far pensare ad un messaggio trasversale: dopo aver colpito la marionetta (Hamas), possiamo colpire anche il puparo (l’Iran)», tuttavia, visto il bersaglio, « possibile che gli Stati Uniti ed Israele ne siano estranei».

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