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"Io mi chiamo Yorsh" a teatro

Che il contenuto di un libro venga portato a teatro non è certo una novità. In genere, però, si tratta di un romanzo, o di una pièce scritta appositamente per essere recitata. Un saggio, invece, non è facile da trovare in uno spettacolo, tanto più se si tratta di due ore di “lectio magistralis”, interessanti, a volte divertenti, mai noiose o difficili da seguire. 

Silvana De Mari con il suo “Io mi chiamo Yorsh” è riuscita ottimamente in questo intento. Il titolo è lo stesso di un suo romanzo fantasy per ragazzi (di cui già scrissi a suo tempo): Yorsh è l'ultimo degli Elfi, ma è anche colui che “è venuto prima”, l'eroe che salva i superstiti dei più deboli e derelitti e, attraverso queste vicende, darà origine ad un intero mondo nuovo.

Lo spettacolo però, non è tratto da questo libro, ma appare quasi una versione “leggera” - non per questo, tuttavia, più superficiale o meno completa - di un'altra sua opera: “Il drago come realtà”. Non un romanzo, appunto, ma la spiegazione di quanto siano (e siano state) importanti le fiabe, e prima di esse la mitologia, sia da un punto di vista psico-sociale e storico, sia da quello medico e neurologico, in tutte le popolazioni a tutte le latitudini.

L'autrice spiega in maniera vivace e con sensibilità, a volte intervallata dalla lettura professionale, accompagnata da alcuni arrangiamenti musicali da parte di una giovane, di brani famosi come esempi concreti di quanto appena detto dalla De Mari. Ma perché la fiaba è importante? Perché i suoi protagonisti, che sono in genere gnomi, fate, streghe o personaggi orribili e spaventosi, sono la rappresentazione rispettivamente dei sogni, degli incubi e dei sentimenti di ogni essere umano.

Le storie ci permettono di frapporre una distanza fra noi e i nostri istinti inconfessabili, così da poterli guardare in faccia e affrontare. Raccontare una fiaba ad un bambino aumenta il suo tasso di endorfine: il suo sistema immunitario diventa più forte, il dolore scompare, la sua mente diventa più acuta, quindi, come diceva Einstein: “Se volete dei figli intelligenti raccontate loro le fiabe e se volete dei figli molto intelligenti raccontate loro molte fiabe” Lo spettacolo è stato portato in un teatro di Torino, nel gennaio scorso e tornerà di nuovo in scena il prossimo giugno. Il gruppo è comunque disponibile (a pagamento) per altre performances in tutta Italia.

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