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Inquinamento atmosferico: Italia ai primi posti in Europa

di Fabiano Belfiore

Nonostante ci siano stati notevoli passi avanti da parte dell’Unione Europea per ridurre l’inquinamento atmosferico, i cittadini e gli ecosistemi europei sono ancora troppo esposti agli inquinanti rispetto ai limiti fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

È quanto emerge dal rapporto La qualità dell’aria in Europa – rapporto 2013, redatto dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA). Si stima al 90% la percentuale dei cittadini europei esposta a valori di inquinamento molto elevati. Il più alto numero di morti premature dovute all’inquinamento da Ozono (O3), con circa 3.400 vittime nell’anno 2011 si è riscontrato in Italia che, in questa macabra classifica, precede la Germania, la Francia e la Spagna. Per quanto riguarda le morti premature dovute alle polveri sottili (Pm2,5), sempre nel 2011, l’Italia si attesta al secondo posto, dietro solo alla Germania, con circa 64.000 vittime.

Non solo l’uomo è minacciato dallo smog ma anche l’ambiente è pericolosamente a rischio. Circa il 75% delle aree della rete Natura 2000 - Rete Europea di Aree Naturali Protette (2012/12/UE) - è esposto a seri rischi per il suo mantenimento.
La minaccia maggiore arriva prevalentemente dall’O3, che viene messo al primo posto nella scala di pericolosità per la vegetazione. Questo gas influisce negativamente sulla crescita degli alberi e sulle colture maggiormente utilizzate per il nutrimento (riso, grano, soia, etc…) provocando una serie di gravi danni alla catena alimentare con pesanti ripercussioni anche a livello economico. I livelli di esposizione sono risultati elevati in tutta Europa, ma il suo impatto negativo lo si è registrato maggiormente in Italia e in Spagna.

“Una emergenza che colpisce il nostro Paese ormai da troppo tempo – dice Giorgio Zampetti responsabile scientifico di Legambiente - con l’area della Pianura Padana ancora una volta tra le più critiche d’Europa”.

«L'inquinamento atmosferico sta causando danni alla salute umana e agli ecosistemi - afferma Hans Bruyninckx direttore esecutivo dell'AEA - Un'ampia parte della popolazione non vive in un ambiente sano secondo gli standard attuali». A seguito dell’analisi effettuata dal 2003 al 2012, risulta attualmente che la popolazione urbana è quella più esposta alle elevate concentrazioni di inquinanti ma anche chi vive in aree rurali non può certo stare tranquillo.

La scarsa qualità dell’aria è uno dei maggiori fattori di rischio per la salute dell’uomo perché causa irritazioni ai polmoni, cancro e altre gravi patologie dovute all’elevata esposizione e all’accumulo nei tessuti. Tra gli inquinanti più pericolosi troviamo il Particolato (Pmx) cioè l’insieme delle micro particelle sospese nell’aria come silice, fibre, metalli e particelle di carbonio, l’Ozono gas fondamentale per la vita sulla terra data la sua capacità di assorbire la luce ultravioletta ma altamente velenoso, se presente nella troposfera, per gli esseri viventi, il benzo(a)pirene (BaP) prodotto dalla combustione dei tubi di scarico delle auto, dal fumo di sigaretta e dalle carni bruciate e il Biossido di azoto (NO2) prodotto attualmente dai motori diesel. Dai dati del report si evince che nel periodo preso in esame il BaP è aumentato del 21%, mentre, O3 e NO2 hanno mantenuto costanti i loro valori, che sono sempre e comunque troppo elevati.

L’esposizione a medio-lungo termine a questi composti è la principale fonte di malattie cardiovascolari e respiratorie. Secondo degli studi effettuati dall’OMS possono causare problemi lungo tutto il percorso della crescita, dall’infanzia alla vita adulta. Infatti, già durante la gravidanza, si possono innescare aborti spontanei e, già dal feto, si possono manifestare malattie come allergie, asma o diabete e, in alcuni casi, una riduzione del sistema immunitario del neonato.

L’Ammoniaca (NH3) e gli ossidi di azoto (NOx), provenienti prevalentemente da fertilizzanti, sono invece i principali composti che minacciano gli ecosistemi. Sono la causa dell’eutrofizzazione, un progressivo aumento di nutrienti nel suolo e nell’acqua che favoriscono alcune specie a discapito di altre, causando così una grave perdita di biodiversità. Oltretutto, NH3, NOx sono i principali fattori dell’acidificazione dei suoli. Quest’ultima favorisce il bioaccumulo di metalli pesanti (arsenico, cadmio, nichel e mercurio) negli organismi viventi. L’Unione Europea ha emanato leggi (2008/50/CE) per il rispetto dell’ambiente, che hanno portato alla riduzione delle concentrazioni di un metallo altamente pericoloso il Mercurio (Hg). Ma ci vorranno ancora parecchi decenni, prima di avere il pieno recupero delle aree inquinate.
Il rapporto sottolinea come la presenza nell’atmosfera di particolato e di altri inquinanti incida su diversi fattori come il riscaldamento globale.

«Per avviare un percorso che porti alla sostenibilità - continua Bruyninckx - l'Europa deve essere ambiziosa e rendere più severa l'attuale normativa».

Le direttive sulla qualità dell’aria (2004/35/CE e 2008/50/CE), che stabiliscono valori limite e valori obiettivo da raggiungere, in effetti esistono. Molte hanno portato a risultati positivi come per esempio, alla riduzione del diossido di zolfo (SO2), proveniente dall’industria e l’abbattimento del piombo in atmosfera. Attualmente, però, i valori che l’UE prescrive sono ancora troppo permissivi, rispetto a quelli suggeriti dall’OMS, per la tutela della salute umana. L’Unione europea ha il dovere di instaurare una legislazione più severa e di controllare il corretto rispetto delle norme da parte degli stati membri poiché, con la riduzione degli inquinanti, si avranno vantaggi diretti sul clima ma, contemporaneamente, si riscontreranno benefici indiretti sulla salute dell’intero ecosistema e su quella umana.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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